Chapter 16

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Onestamente, sono terrorizzata.

Non avevo mai visto questa parte di Harry, certo passavamo la maggior parte del tempo a litigare e ad urlarci contro, ma i suoi occhi sono diversi ora. Le pagliuzze dorate di cui mi sono innamorata sono soffocate da un verde scuro, che sembra stargli dando al cervello.

Continuo a guardarlo cercando di spingere indietro le lacrime che minacciano di scendere, ho già detto che ho paura?
La mia mascella trema e strizzo i miei occhi per evitare di far trapelare il mio stato d'animo.

Harry sembra accorgersi della mia paura ed immediatamente si arresta, diventando pallido.
- Tu h-hai paura di me? -

Non rispondo subito, mi limito a guardarlo per poi negare con la testa. Sto mentendo. Ovviamente so quanto gli farebbe male, e preferisco non mandare tutto a monte.

- Non mentirmi, t-ti prego. - temo che stia per scoppiare a piangere anche lui.

- Un po'... -  ammetto.

- Cazzo! Lo sapevo! Ti prego non esserlo, sai che non ti farei mai male? - si avvicina cautamente. - Lo sai vero? -

- Certo che lo so Harry, è-è solo che i tuoi occhi erano così... così - sbuffo non riuscendo a trovare le parole.

- Mi dispiace tanto. - concludo.

Annuisce e prendendomi la mano mi mima un "ne parliamo dopo". Stringo forte la sua mano, mentre lui sveglia Niall. Il ragazzo un po' stordito si guarda attorno e ci saluta con un grande sbadiglio. - Che ora è? -

- Sono le undici e diciotto. - mi avvicino a Niall per lasciargli un bacio sulla guancia, mentre Harry s'irrigidisce.
- Notte Niall. -
- Buonanotte Jordy, ti voglio bene. -
Sto per rispondere "anche io" ma il ragazzo dagli occhi verdi mi tira il braccio trascinandomi verso l'uscita dell'arena.
Usciamo dal luogo in un silenzio tombale, nella strada si sente solo lo scricchiolio delle pietre sotto i nostri piedi. Camminiamo per circa trecento metri prima di trovare la scritta "Subway" su un cartello e scendere al binario che ci porterà all'albergo. Niall mi ha detto che si sarebbe fermato da una sua amica qua a Boston, avrei voluto andare con lui. Tutta questa tensione tra me ed il riccio mi sta uccidendo.
Quando arriva il vagone ci saliamo e mi siedo nel primo posto libero che trovo, mente Harry, invece di sedersi in quello libero accanto a me, si siede dalla parte opposta. Sbuffo per il suo essere così dannatamente infantile.

Dopo un paio di fermate i sedili sono quasi tutti occupati ed un ragazzo si siede accanto a me, l'etichetta del borsone che tiene tra le gambe dice che il suo nome è Peyton.
Nel frattempo, sento lo sguardo di Harry bruciare su di me, lo sto odiando davvero tanto in questo momento. Passiamo dalle carezze agli schiaffi, dal dolce al salato, o lo amo o lo ammazzo.

- Cosa ci fa una bella ragazza come te a quest'ora da sola in metropolitana? - domanda il mio vicino cercando di rompere il ghiaccio, per sua sfortuna sono abbastanza adirata e c'è il rischio che gli risponda male. Così, decido di mantenere il silenzio.

- Solitamente si risponde alle domande..- prosegue.

- Ho appena realizzato di aver paura del mio ragazzo, abbiamo litigato ed ora mi sta guardando incazzato, perciò per evitare di insultarti in due lingue diverse sto zitta. Va bene? - sputo.

- È quello che mi sta uccidendo con lo sguardo? -

Alzò lo sguardo e noto che Edward lo sta incenerendo con gli occhi smeraldini. I capelli ricci gli cadono sul viso ancora sudato, i gomiti poggiati sulle ginocchia e il suo sguardo puntato verso questo angolo del vagone.

Annuisco, - Beh, mi dispiace. -
Alzo le spalle e guardo la cartina affissa al vetro, mancano due fermate alla nostra uscita.

- Io ti ho già vista da qualche parte, sei Jordan Tomlinson? - sbianco voltandomi di scatto verso di lui. Come mi conosce? Gli porgo questa domanda e la sua risposta non fa altro che preoccuparmi ulteriormente.

- Sono una grande appassionato di nuoto e.. - fortunatamente, prima che possa finire la sua frase, le porte si aprono e mi precipito fuori, correndo per le scale.

/ flasback /
- Tu, puttanella, vieni qua. Immediatamente! - urla Jazer tirandomi per i capelli. Continuo a piangere e ad urlare disperata mentre mi sbatte contro il muro.
- Sai, ieri ho avuto una pessima giornata a causa dei tuoi risultati negli allenamenti, e sai cosa succede vero? - mi sussurra toccandomi con le sue mani luride.
Quale uomo con un briciolo di dignità stupra e violenta una ragazza di 20 anni più giovane?

Le sue dita a salsicciotto si introducono nel mio costume da allenamento e sfilandomelo. Cerco di oppormi graffiandolo, ma tutto ciò che ottengo è uno schiaffo in pieno viso ed una ginocchiata nello stomaco.
Mi contorco dal dolore, piegandosi a terra in posizione fetale, mentre, tirandomi per i capelli, mi sfila l'unico indumento che mi nasconde a lui.

Continuo ad urlare sperando che qualcuno senta le mie preghiere, ma è troppo tardi perché lo sento già spingere in me, violentemente facendomi perdere i sensi.

Tutto nero.

/ fine flashback /

*****

- Jordan! Jordan! - Rimango stupita quando sento la sua voce chiamarmi insistentemente. Mi volto e lo vedo corrermi incontro, leggermente sbilanciato dal grande borsone che porta sulla spalla.
Sento le sue braccia avvolgermi in un abbraccio caloroso.
- Shht, non piangere. - non mi ero nemmeno accorta che alcune lacrime salate avessero iniziato a sgorgare dai miei occhi. Mi abbandono ad un pianto sulla sua spalla, mentre la sua mano grande mi accarezza la schiena dolcemente.

- Cosa ti ha detto quel cazzone? Giuro che lo ammazzo! - dice a denti stretti mentre inizia ad accarezzarmi la testa. Stringo la sua felpa di cotone tra le mie dita, come se quell'azione potesse avvicinarlo ancora di più a me.

Ignoro il rumore dei passi che si stanno avvicinando a noi, mi stacco dal mio ragazzo solo quando una mano mi picchietta la spalla.
Il ragazzo della metro, Peyton, è qua davanti a me col fiato corto ed uno sguardo piuttosto preoccupato.

Edward mi precede spingendolo per una spalla e facendogli perdere l'equilibrio.

- Io ti ammazzo, cosa le hai detto?! - sbraita.

- Sono venuto qua per accertarmi che stesse bene, non per dare spiegazioni a te. Se non sbaglio non l'hai minimamente calcolata sulla metropolitana, solo quando piange vuoi esserle accanto? Ma per piacere! - sta provocando Harry, so come andrà a finire.

- Dai Harry, andiamo. - lo sprono prendendolo per il suo bicipite d'acciaio.
- Aspetta - interrompe Petyton - Voglio solo farti una domanda, poi ti lascio andare. -

Accetto e la sua questione mi mette piuttosto a disagio - Perché hai smesso? Eri la mia preferita. -

- Non posso dirtelo, mi dispiace. -

Afferro la grande mano di Harry camminando velocemente per avvicinarsi alla scritta Hilton Hotel. Quando siamo all'interno del caldo edificio Edward mi afferra le guance incastrando i nostri sguardi.

- Mi devi spiegare un bel po' di cose. E non accetterò un fottuto no come risposta. -

Spazio autrice:
E mò so cazzi.

Anyway, ho una strana ossessione per Perfect.

Sometimes - harry stylesOnde as histórias ganham vida. Descobre agora