Capitolo XXV

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Il senso di vuoto è la sensazione peggiore. Sei vivo, ma ti senti solo un contenitore, una carcassa vivente.

Mi sono appena svegliata, ieri sera mi sono addormentata piangendo. Non ho più retto, sono scoppiata. Percepisco ancora le scie bagnate e salate sulle mie guance; odio piangere.

Un'altra cosa che odio è la sensazione di incoscienza appena ci si alza al mattino. Ti senti felice e spensierato, poi all'improvviso ti ricordi, tutto. L'angoscia ti assale e stringi gli occhi cercando di non urlare.

Non faccio incubi da un po' di tempo, eppure sono più frastornata che mai.

So perfettamente qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Sean.

Sento che qualcosa ieri sera si è spezzato tra noi due, o meglio io ho tagliato quel sottile filo che ci teneva uniti. Se me ne pento? Sì. Ho ancora il terrore che lui sia un assassino? Sì. Glielo chiederò? No. Perché? Non penso mi voglia parlare ancora.

Mi faccio troppe paranoie forse. Forse per lui non è stata che una banale risposta tagliente la mia. Forse non gliene importa nulla.

Mi sento patetica, perché in fondo non lo conosco. E penso sempre a lui.

Porco melograno. Porca papaya. Porco caco. Porco melone. Porca mela.

Patetica, sono patetica.

Mi prendo la testa tra le mani e porto le ginocchia al petto. Non mi sono mai sentita così.

La fronte comincia a scottare, se chiudo gli occhi riesco a vedere i suoi occhi verdi, impassibili come al solito. Ma per qualche assurdo motivo mi sono sembrati quasi umani. Lui mi è sembrato quasi umano.

Sospiro e mi mordo le labbra secche. Un brivido mi attraversa la schiena. Forse dovrei farla finita con queste inutili riflessioni.

Ma non posso. Io sono così. Riuscirei a pensare per ore ed ore. Scervellandomi e torturandomi, senza alcun esito.

"Shannon... tutto bene?"

La voce tremante di April mi fa sobbalzare. La guardo e sfoggio un sorriso tirato.

"Sì, certo." No che non sto bene.

•  •••  •  •••  •

Sono in presidenza assieme ai miei compari di avventure ed il consiglio dei docenti.

Barbarossa sta esponendo una ad una tutte le regole che abbiamo trasgredito.

Siamo davvero nella merda.

"Ebbene... un punto ancora non mi è del tutto chiaro. Come avete fatto a sapere l'indirizzo? Avete rubato il coltello?" chiede il preside.

"No, William. Si trova ancora in camera mia... quindi..." ragiona Astrid aguzzando gli occhi.

"Sono stata io a scoprirlo." annuncio tranquillamente. Mi sento lo sguardo di tutti addosso. "Ho letto per caso nella mente di Astrid, così ho saputo l'indirizzo."

Bugia, porco sedano.

Barbarossa sgrana gli occhi e sputacchia il caffé bollente.

"Ah." proferisce " Sei stata tu... beh, quel 'per caso' non credo di poterlo accettare. Comunque devo ammetterlo, che piano ineccepibile." Sorride compiaciuto.

"William! Ti metti anche a complimentarti? Perché non le costruisci una statua già che ci sei?" urla Bower, completamente rosso in viso.

"Dolphie. Stai calmo. William, ovviamente le loro azioni dovranno essere punite, severamente." asserisce Astrid.

The Mirror of the SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora