Capitolo I

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"Merda"
Esatto. Merda, merda e ancora merda. Di solito non dico le parolacce e non le penso nemmeno. Ma direi che data la situazione sono più che lecite. La mia vita ha appena subito quella che definirei "la Svolta" con la 'S' maiuscola: finalmente ho capito il motivo di alcuni miei comportamenti inusuali o fuori luogo o da definirsi "strambi".

Esatto, la mia vita ha appena subito una piega alquanto strana e io sono seduta con un'espressione da funerale su uno scomodissimo sedile di una macchina, di non so quanti anni e non so di quale marca, mentre la mia famiglia parla a ruota libera dando vita ad espressioni mai viste prima.

Mia mamma, o semplicemente Cassandra, o ancora più in breve Cassie, sta blaterando da più di un'ora...e noi siamo in viaggio da solo mezz'ora. Mio padre o meglio Owen (Wenny per mia madre. Sì, esatto WENNY, in passato pensavo di aver preso da lei le mie stranezze, ora ovviamente mi sono dovuta ricredere) riesce a spiccicare sì e no qualche mugugno di assenso o dissenso. La conversazione si sta tenendo infatti prettamente tra mia mamma e Davis, il mio fratellone di vent'anni. Come al solito mentre parla volge i suoi inconfondibili occhi blu (non si riesce a notare nessuna pagliuzza più chiara quando lo si fissa, solo il blu più profondo..invidio immensamente i suoi occhi) verso il finestrino; la sua mascella è contratta (ora sta ascoltando la mamma parlare, poi risponderà a tono), tamburella le lunghe dita sul suo ginocchio sinistro e sbuffa, facendo sollevare così un ciuffo di folti capelli marroni.

Mi scappa una risatina, per quanto in questo momento io sia stressata ed impaurita, non posso fare a meno di notare che quell'essere-denominato-impropriamente-fratello-che-ora-si-trova-alla-mia-sinistra è praticamente spiaccicato nel trabiccolo, chiamato impropriamente macchina. L'altezza spropositata è tipica della mia famiglia, per quanto mi riguarda sono soddisfatta, la maledizione mi ha colpito solo di striscio: 1,76 metri misurati ieri.

Improvvisamente tutti tacciono; mio fratello si volta e corruga le sopracciglia, io lo guardo interdetta.

"Che hai da ridere?" domanda con un tono innervosito.

"Io? Niente, niente..." Alzo gli occhi al cielo e sospiro. Possibile che sia così irritabile?

"Shannon." Oh no, mia mamma utilizza il mio nome per intero, brutto segno.

"Non c'è niente di cui scherzare, noi siamo tutti preoccupati per...per quello che abbiamo appena saputo e lo sai bene...dovresti essertene resa conto ormai." Pronuncia tutte le parole talmente tanto velocemente da non aver più ossigeno nei polmoni e comincia a prendere delle grosse boccate d'aria, tipico di mia mamma.

"Lo so mamma, ma qui quella più spaventata sono io, non te lo dimenticare."

Sospiro e stringo forte gli occhi, non devo farmi prendere dal panico. Andrà tutto bene, spero. Davis mi guarda male, poi vedo qualcosa cambiare nel suo sguardo. Mi sorride e mi prende improvvisamente la mano. È in questi momenti che sono contenta di non essere figlia unica.

"Hai del moccio che ti pende dal naso Shan." Ritiro tutto, compresa la mano. Lo odio.

Mentre tento di incenerirlo con lo sguardo (chissà, magari tra le mie misteriose abilità è compreso) mi porge un fazzoletto sghignazzando come Duffy Duck. Per quanto tu sia bello caro fratello, la tua risata è penosa.

Mentre mi pulisco con la delicatezza di un elefante il naso, mio padre annuncia che stiamo per fare tappa ad un autogrill. Imbocchiamo un'uscita e parcheggiamo. Apro la portiera e vengo immediatamente investita dal caldo afoso, esco velocemente borbottando frasi poco carine. Sì, sono l'eleganza in persona.

Mentre trascino i piedi seguendo la mia famiglia sblocco il cellulare. Oggi è il 31 Agosto e ci sono ben 33 gradi. Potrei morire, seriamente. Trovo qualche messaggio dai miei amici, sono dispiaciuti che io me ne stia andando, ma è necessario. Appena entrata mi dirigo verso il bagno, ho bisogno di darmi una sciacquata. Rimetto il cellulare nella tasca posteriore dei jeans e mi osservo allo specchio.

Ho una figura alta, slanciata. Sono sempre stata incline all'attività fisica, di conseguenza non ho mai avuto problemi di peso. Ciò che non mi piace di me e che non posso cambiare è il mio viso: non ho niente di speciale, ho dei lunghi capelli marroni molto mossi, le miei sopracciglia sono marroni e così i miei occhi (marroni anch'essi, ovviamente). È tutto così monotono.

La mia carnagione è sull'olivastro, ma non sembro né abbronzata né tantomeno scura. Mi appoggio al lavandino e mi osservo meglio. Gli occhi sono la prima cosa che noto nelle persone e il destino ha voluto che, sebbene la mia intera famiglia abbia profondi occhi blu, io, Shannon McCartney, abbia dei banalissimi occhi marroni.

Sbuffo e mi rimetto a posto una ciocca ribelle, mi lavo le mani e poi mi massaggio delicatamente le tempie. Una lacrima cristallina riga la mia guancia sinistra. I miei occhi sono arrossati e la mia bocca trema leggermente, i ricordi di quello che è appena successo cominciano a riaffiorare. Chi l'avrebbe mai detto? Nessuno, ecco nessuno. Nessuno avrebbe mai pensato che le mie notti insonni, i miei mal di testa continui e le mille altre stranezze che mi caratterizzavano e mi caratterizzano tutt'ora, siano dovuti ad un motivo irrazionale e non logicamente spiegabile.

Focalizzata come sono a pensare non mi accorgo che una signora è appena uscita dal bagno. Si ferma e mi guarda sgranando gli occhi. Mi osservo allo specchio e mi rendo conto che il rubinetto è ancora aperto, ho ancora le mani sulle tempie e mille lacrime stanno scendendo dai miei occhi.

"Si sente bene?" Sospiro e faccio un sorriso tirato.

"Sì sì grazie, stavo solo pensando"

"Pensare a volte peggiora la situazione." Parla come un biscotto della fortuna.

Sorrido e annuisco amaramente. La signora fa qualche passo avanti e riprende parola:
"Beh ora vado, piacere di averla conosciuta. Sai a volte le debolezze possono essere tramutate in forza. Ci rivedremo presto." Sorride e mi fa l'occhiolino.

È davvero inquietante. 'Ci rivedremo presto' che cazzo vorrebbe dire? Ops un'altra parolaccia...sto peggiorando. 'Debolezze'... Sembra che sappia esattamente chi io sia, anche se ci conosciamo da appena qualche minuto.

Mentre si incammina verso l'uscita mi soffermo a osservarla: è alta ed ha una corporatura esile, ha dei corti capelli bianchi e due grandi occhi grigi, avrà al massimo una quarantina d'anni. È inquietante anche il fatto che abbia i capelli canuti, sebbene sia relativamente giovane. Questa signora ha creato in me una sensazione di generale perplessità.

Mi sorpassa e appena sento la porta chiudersi mi asciugo le lacrime. Non sono triste, né tantomeno depressa. Sono scioccata e ansiosa. Sbigottita e incredula. Confusa e rasserenata. In pace con me stessa, perché ora ho ricevuto delle risposte, anche se incomplete. Io, Shannon McCartney, ragazza dai banalissimi occhi marroni, faccio parte di quella cerchia di circa un miliardo di persone dotata di poteri paranormali. Esatto, io sono una mutante.

The Mirror of the SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora