Capitolo 51: Sof

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«Emozionata?» mi chiese James seduto accanto a me. «Credo che sarebbe più corretto dire: terrorizzata» borbottai stringendo le ginocchia. Eravamo nella sala da ballo della casa di Michael. Era assurdo! Cosa gli serviva una sala da ballo? In attesa del Maestro. La notte prima non ero più riuscita a dormire e in quel momento restavo in piedi solo grazie all'agitazione e all'ansia che mi serravano il petto. «Ehi» mi sussurrò lui attirando la mia attenzione «non hai motivo di preoccuparti, okay? Ricordati solo che tutto ciò, l'hai già fatto. Tu non ricorderai, ma il tuo corpo sì» mi disse intrecciando le nostre dita «James... Non esserne così sicuro. Non voglio deluderti» dissi abbassando lo sguardo. «Fi?» mi chiamò di nuovo. Appena rialzai lo sguardo lui premette le labbra sulle mie «Non riusciresti a deludermi nemmeno se volessi, perché per me tu sei l'apice di ogni cosa. Anche se non riuscissi a evocare nemmeno un filo d'aria non mi delureresti» disse sincero. Gli sorrisi timidamente «Jay...» «Allora?» ci interruppe Michael McEwan, comparso all'improvviso, silenzioso come un fantasma. «Sì» mi alzai tremante, James strinse la mia mano un ultima volta e mi guardò incoraggiante. «Che sai fare?» mi chiese l'uomo quando lo raggiunsi al centro della sala «Umh... Niente.» «Non hai mai evocato l'aria?» «No! Cioé sì! L'ho già fatto, solo non volontariamente» balbettai agitata, quell'uomo mi metteva soggezione «In quali casi?» «Umh... Quando non potevo fare altro... È stato più che altro istinto» dissi titubante «Bene. Impara a seguire il tuo istinto.» replicò «E come faccio?» «Signorina Hunter, l'aria è un elemento libero, non va controllato, devi seguire il flusso e piegarlo al tuo volere.» allargò una mano creando un vortice introrno a noi che mi scompigliava i capelli «È intorno a te signorina Hunter, devi solo volerlo» è intorno a me. Devo solo volerlo. L'aria è il mio elemento, ce la posso fare. Il turbine cessò e Michael si allontanò da me per lasciarmi spazio «Non hai bisogno di concentrarti, libera la mente» disse ipnotico. Non concentrarti, libera la mente ripetei nella mia mente «La senti? Come parte di te? Libero come la tua mente?» Chiusi gli occhi. Nella mia mente passarono immagini rilassanti come il vento che mi soffiava in faccia facendo ondeggiare i miei capelli indietro come una bandiera nera, il vento che mi colpisce la mano quando la tengo fuori dal finestrino della macchina, è tutto intorno a me, lo percepisco come un flusso di energia positiva che mi chiede di essere liberata. Feci un gesto con la mano e l'aria introno alla mia mano prese a vorticare, creando una specie di guanto d'aria. La guardai affascinata. Un grande senso di pace ed ottimismo mi pervase, come quando prendi una A nei test a scuola dopo aver studiato abbastanza ma non troppo. Mi sentivo orgogliosa. «Bene. Vedo che ci sei riuscita» il vortice si dissolse. Alzai lo sguardo e gli dissi «Grazie Mr. McEwan» gli sorrisi. Lui ricambiò, ma nel suo c'era qualcosa di strano. «Troppo presto» schioccò le dita, mentre fluttuava indietro, verso la porta. La sala prese a tremare, dal pavimento spuntarono lastre di vetro che mi chiusero in un cubo «MICHAEL?!» gridò James «Non ti intromettere, ragazzo. Hai detto che deve imparare a controllare i suoi poteri e solo dopo avrei potuto chiamare i rinforzi, giusto? Bene loro stanno arrivando» se ne andò è chiuse la porta dietro di sé mentre le finestre venivano sigillate da lastre di metallo. James corse verso l'uscita e prese a battere i pugni sulla porta «MICHAEL! NON PUOI FARLO!» gridò. Non capivo perché James fosse così agitato, io me l'aspettavo il tradimento, solo non così, chiusa in una teca di vetro come i rettili allo Zoo di San Francisco. «James aiutami a liberarmi» gli dissi. Poi non capivo perché io ero rinchiusa in una stanza chiusa E nella scatola di vetro, mentre lui poteva girare per tutta la sala. James non rispose continuava a protestare contro Michael. «Ehi? Ma mi ascolti?» il ragazzo continuava ad ignorarmi. Quando si voltò appoggiò una mano sul vetro e fissò un punto lontano da me «Sophie? Mi senti?» chiese preoccupato. Realizzai che lui non mi vedeva e non mi sentiva. Mi avvicinai e appoggiai la mano dove c'era la sua. La preoccupazione sul suo volto era seria, non si aspettava un voltafaccia da parte di Michael, era sicuro che ci avrebbe lasciati andare. «Sof, se mi senti cerca di liberarti. Da fuori è impenetrabile questa prigione, è a prova di Ignis, è un'invenzione speciale della B.L.C., tenere il familiare Popolano nella scatola per far soffrire il Ribelle da interrogare.» disse serio «James... Io non ne sono capace» mi lamentai, poi ricordai che non poteva sentirmi. Come poteva credere che sarei riuscita a liberarmi? A malapena sapevo dominare l'aria! «Dai, forza Fi» insistette lui battendo un pugno sul vetro. «Lo dicevi sempre "mai arrendersi, se cadi devi rialzarti, sempre"» mormorò lui cadendo in ginocchio. «Non voglio perderti di nuovo... Se arrivano non riuscirò a salvarti» sussurrò chiudendo gli occhi e abbassando la testa. Strinsi le mani a pugno «Nemmeno io voglio perderti» dichiarai anche se non poteva sentirmi. Mi guardai intorno, alla ricerca di un punto debole nella mia prigione. Mi sentivo molto come Tris nel suo scenario della paura, quello dove veniva intrappolata in una scatola di vetro e l'acqua iniziava a salire. Solo che nel mio caso l'acqua sarebbe stato utile per spaccare il vetro, se solo avessi saputo controllarla. Mi avevano insegnato che gli elementi che si percepiscono e controllano, sono come un prolungamento dei tuoi arti, essere un tuttuno con il proprio elemento. Era la prima cosa che mi aveva detto Aiden sugli Imperium. Chiusi gli occhi e appoggiai entrambe le mani e la fronte sul vetro. La parete era composta da due strati, una d'acciaio e una di vetro, tra i due c'era uno strato d'aria. Come faccio a saperlo? Non è importante, ora liberati. Mi immaginai che quel filo d'aria fosse la mia forza, che spingeva il suo opressore per tornare ad essere libera. Una crepa partì dalla mia mano, a quella si aggiunsero altri rami che crearono un disegno per tutta la teca. E poi tutto andò in frantumi, come nel mio sogno. Quell'azione mi aveva prosciugata della mia energia, persi forza nelle gambe e sarei scivolata a terra se James non mi avesse afferrata al volo «Ci sei riuscita» disse ammirato «Avevi dubbi?» mormorai «Mai.» «Non capisco perché mi senta così stanca» dissi cercando di alzarmi «le altre volte non mi sentivo così» «È un diverso tipo di sforzo.» mi spiegò lui «Come sollevare pesi, più è pesante più ti stanchi» disse aiutandomi a rimanere in piedi. «Ci sei?» mi chiese lui «Sì, è tutto okay» risposi decisa, anche se mi sentivo ancora mancare e vedevo leggermente sfocato. James mi sostenne fino ad una delle finestre sigillate «La porta no?» chiesi «Hai una mania per le finestre, eh?» ebbi la forza di prenderlo in giro «La porta è ignifuga e sicuramente i rinforzi arriveranno da lì. E sì, amo le fineste» spiegò appoggiando una mano sul metallo che prese a sciogliersi finché non si formò in buco abbastanza grosso per poter attraversarci. «Presto passa» mi incitò lui proprio mentre il portone si spalancò facendo entrare un orda di uomini. Mi tuffai attraverso il buco senza troppi complimenti, ruzzolando sui sassolini che mi ferirono le mani. Bisogna far qualcosa per i miei atterraggi poco delicati.
James non usciva e iniziavo già a preoccuparmi quando una forte esplosione mi fece volare all'indietro. Intontita e con i timpani che fischiavano tentai di rialzarmi. «Jay!» cercai di chiamarlo.
Lui sbucò dal nuovo enorme buco che si era creato a causa dell'esplosione, uscendo dal fumo che mi stava ofuscando la vista. «Andiamo. Li ho solo rallentati» disse sbrigativo sostenendomi e iniziando a condurmi da qualche parte.
«Dove pensi di andare James Sharp?» Michael McEwan si parò davanti a noi con le braccia incrociate «Come hai potuto Michael?!» ringhiò James al mio fianco «James, James, James. Sei sempre stato brillante. Ma sei ancora giovane» disse scuotendo la testa «Se è un duello che vuoi...» James si bloccò perché Michael si era spostato di lato, lasciandoci un varco tra noi e il cancello aperto che portava verso la libertà «Non capisco» ammise James «Non devi capire tutto, ragazzo. Li tratterrò solo per qualche minuto» «Perché lo fai?» chiese lui «Non ti devo nessuna spiegazione» disse voltandosi «Courtney sta per raggiungere Miami, è decisa a distruggere quella Base» ci informò «Non ci riuscirà» affermò James sicuro «Lo so» replicò l'uomo con gli occhiali e se ne andò, lasciandoci lì imbambolati. «Andiamo Fi».

Angolo autrice

Ehi! Sono viva ragazzi! Scusate la mia amica (o 1/4 di Jo) ha voluto farvi uno scherzo. Sto bene, non sono stata investita, non mi sono rotta nulla, ci vedo benissimo e ho eliminato la foto che ha messo quella ragazza impossibile! Viva me! Cit. London Timpton (non ricordo nemmeno se si scrive così. Comunque è la ricca figlia del proprietario dell'hotel in cui vivevano Zack e Cody al grande Hotel). Davvero nessuno ha pensato che scherzasse? Insomma era fin troppo allegra per avere un'amica mezza morta, no? Comunque ci siamo scambiante i telefoni e ognuna ha scritto un'angolo autrice per l'altra XD e poi non volevo così tanto amazzare Aiden!
Come avrete notato la mia storia ora partecipa al Wattys2015! Yeh! Anche se fino all'altro ieri non avevo la minima intenzione di partecipare... Mah, sempre colpa di 1/4 di Jo hahaha. Dopo questo vi saluto! Ah, sopra c'è il mio Nox <3

Elements: Rapita [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora