Capitolo 33: Sof

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Il vetro era opaco dalla sporcizia ma riuscimmo comunque a vedere una Land Rover verde militare parcheggiare davanti alla villa abbandonata. Dall'auto, scesero due uomini e una donna con una coda di cavallo bionda, nelle divise nere da membri della B.L.C. «Sei sicuro che siano arrivati fin qui?» chiese la donna scettica, guardandosi intorno. «Certo! La ricetrasmittente, che ho sparato sulla loro auto quando li stavamo inseguendo, non sbaglia mai.» rispose quello giovane. «Oh, infatti, solo tredici volte» rispose la donna sarcastica, in realtà era piuttosto giovane anche lei. «Dor, Luke, smettetela. Se sono qui, si saranno già accorti della nostra presenza.» rispose l'uomo dai capelli color carota. Mi era stranamente familiare. «A quanto pare la nostra piccola Sophie si è fatta pedinare fin qui» disse James divertito. «Come facevo a sapere che eravamo inseguiti?!» sbottai a bassa voce «Noi siamo perennemente inseguiti Sophie. Io sono la persona più ricercata dalla B.L.C. e tu da entrambi!» sussurrò critico «Idiota, se non li avessi persi di vista quando siamo arrivati in quello stupido hotel, li avremmo già presi» proruppe lei, nonostante le parole del rosso «E invece "Sono sicuro che siano entrati lì dentro! Ho visto i capelli neri della signorina Hunter!"» continuò scimmiottando il collega «"La riconoscerei ovunque, è la ragazza più bella che abbia mai visto, sono innamorato di lei! Insieme, saremmo a capo della B.L.C.!"» continuò. «Ehi! Non è affatto vero! Non sono innamorato di lei, e poi, non sa nemmeno che io esista» disse. James ridacchiò «Ma come fai ad avere così tante persone che ti sbavano dietro?» chiese Arianne curiosa «Perché sono la nipote di uno degli uomini più potenti del mondo?» azzardai ironica «E poi lei lo sta soltando prendendo in giro. Secondo me si piacciono reciprocamente ma nessuno dei due lo sa.» dissi guardandoli. «Ma anche io sono la nipote di nonno Chris» obbiettò mia cugina «Tu hai solo nove anni» intervenne James «Le vanno tutti dietro perché è bella, importante e intelligente. È piuttosto ridicolo, ma la bellezza è un fattore dominante nella ricerca del proprio partner. Se fosse stata più brutta, avrebbe molti meno pretendenti.» disse James senza battere ciglio, continuando a seguire il trio con lo sguardo. Il mio cervello, intanto, aveva preso il volo. Ha appena detto che sono bella! «Secondo me si sono lasciati da poco» aggiunse «Sono piuttosto giovani... Meno di vent'anni.» continuò ad osservarli «È stato un rapporto breve ma intenso. Lei tiene ancora a lui, anche se ha deciso lei di troncare» «Come fai a dirlo?» chiesi stupita «Pel di carota deve essere il loro tutore, ma da come cerca di separarli, direi che non sa niente di un eventuale rapporto romantico tra i due e sembra un tizio molto attento, dal suo modo di camminare, quindi se ne sarebbe accorto se fosse durata tanto la storia. Da come lei si accanisce su di lui, direi che la ferita è ancora aperta e che tiene ancora tantissimo a lui, quindi si sono lasciati da poco. Il ragazzo è un tipo mite, sempre sulla difensiva, non sembra il genere di persona che mollerebbe una strega come quella, ma probabilmente lei voleva solo metterlo alla prova, solo che quando ha ritentato di riappacificarsi, lui l'ha respinta.» disse «Ma come...» iniziai «Basta osservare» rispose lui con un alzata di spalle. «Tu sei un genio» disse Ary ammirata «Su questo, non ci sono mai stati dubbi» dichiarò facendomi alzare gli occhi al cielo. Il trio si stava spostando sull'altro lato della casa. Dove avevamo parcheggiato il nostro fuoristrada. Fortunatamente l'avevamo svuotato dai nostri beni personali, gli unici indizi, erano le macchie di sangue di James sui sedili che non ero riuscita a lavare via. Li seguimmo dall'interno della casa, raggiungendo la sporca finestra della cucina. «Eccola! È qui!» esclamò il ragazzo trionfante «Vuota» lo schernì lei. «Ehi Ary... Quando hai detto che tutti mi sbavavano dietro... Chi intendevi con quel tutti? Perché io fino ad ora ho avuto solo una dichiarazione telefonica da parte di un mio compagno di scuola.» chiesi. Più che altro, ero curiosa di sapere se James si fosse lasciato fuggire con lei il suo profondo amore per me. Una misera speranza di essere ricambiata. «Ci sono gli Iniziati con cui studio. Ti ammiriamo tutti tantissimo, i tuoi record non sono ancora stati battuti!» esclamò «Poi, sono sicura che ci siano un sacco di altre persone che segretamente tengono una tua foto sotto il cuscino» disse, facendomi ridere divertita, lo ritenevo del tutto improbabile «E poi c'è quel biondino. Quello lì è proprio cotto. Non fa che dire Sophie qui e Sophie là.» «Chi? Aiden?» chiesi sbirciando James per vedere la sua reazione. Niente. Era del tutto indifferente. «Ma sì!» «No Ary, lui ha solo finto di tenere a me. Ha solo paura di non riuscire a portare a termine la missione» dissi «Ma no! Loro non sono autorizzati a cercarti» mi rivelò lei «Sono scappati dal loro stato di reclusione per venire a cercarti!» questa era una novità. «Persino un babbuino capirebbe che quel ragazzo è pazzo di te» continuò. Avevo seri dubbi a riguardo, Aiden mi aveva chiaramente detto che era stata tutta una finzione. Ma che succederebbe se fosse vero? Se lui si fosse veramente innamorato di me? Niente. Il caso era chiuso. Non credo nelle seconde possibilità, tantomeno negli ambiti amorosi. Non sarei tornata con lui, nemmeno se fossi stata disperata dal rifiuto di James. Non che avessi l'intenzione di dichiararmi. «E infine c'è James no?» aggiunse Ary richiamando immediatamente la mia attenzione dal paese delle nuvole. «Dobbiamo nasconderci. Stanno per entrare» ci interruppe il diretto interessato. In effetti, il trio si era avvicinato alla casa dopo aver ispezionato l'auto. Ma per me la cosa importate era che lui non avesse negato.
«Usciamo dall'altra parte» propose Ary inaspettatamente «E prendiamo la loro auto» «Geniale! Non ci avevo pensato.» ammise James. «Io aspettavo ancora uno scontro diretto» aggiunse. Corremmo al grande portone mangiato dalle tarme e poi uscimmo, purtroppo facemmo troppo rumore, perché il trio della B.L.C. se ne accorse. James si tuffò sul sedile del guidatore, io in quello accanto e Arianne dietro. James rise, così lo guardai con espressione interrogativa «Quell'idiota ha lasciato le chiavi nel cuscotto.» rise girandola e mettendo in moto «E io che pensavo che sarei stato costretto ad attivarla a mano» disse scuotendo la testa. Il trio corse fuori a perdifiato. Avevo voglia di abbassare il finestrino e dire «Bye bye, fessi» come nei film, ma riuscii a trattenermi. I tre Imperium erano in guardia, mentre il motore della Land Rover rombava. James non partiva, perché non partiva? Mi voltai verso di lui e chiesi «Perché non parti?» Stava fissando l'uomo dai capelli rossi con gli occhi sgranati, come se avesse visto un fantasma. Lo guardai attentamente, poi anche io lo riconobbi. Era Carson, la guardia che non mi aveva fatto passare quando volevo aiutare nell'evasione un Ignis di nome Bit. Sembravano passati secoli da allora. Comunque non spiegava la reazione di James. «James! Andiamo!» lo scossi per la spalla. «Scendete dall'auto» proruppe il rosso con voce ferma. «Altrimenti saremo costretti ad attaccare.» continuò «Non oserai...» sussurrò rabbioso James stringendo il volante. Il suo sguardo era come un pericoloso mare in tempesta, che avrebbe fatto fuggire chiunque a gambe levate. Fece retromarcia e puntò il muso dell'auto verso gli Imperium, il motore fece le fusa. «James? Che stai facendo?» chiesi cauta. Partì a razzo, facendomi sbattere la testa contro il sedile, gli Imperium lo schivarono per un pelo saltando agilmente di lato. James frenò a pochi centimentri dal muro della villa, il mio cuore era a mille come il motore dell'auto. «Ma cosa caz...» mise la retromarcia e partì a tutto razzo, Arianne rotolò davanti, sulle mie ginocchia, mentre gli Imperium fuggirono di nuovo «Fermati subito Sharp!» gridò il rosso. James cambiò di nuovo marcia, pronto a investire quell'uomo che lo aveva turbato tanto, ma mi protesi, salendogli praticamente in braccio, afferrai il volante e lo torsi a sinistra. Lui frenò, in assenza di visibilità su strada. Arianne scese precipitosamente dall'auto e vomitò. Io, ancora mezza sdraiata sopra di lui, alzai lo sguardo con il respiro affannoso e il panico che pompava forte il cuore. Quello di James aveva il mio stesso ritmo, la rabbia nei suoi occhi era svanita, sostituita da confusione e sensi di colpa. «Tut... Tutto bene?» mormorai. Lui scosse leggermente la testa. L'auto venne improvvisamente ribaltata, facendomi perdere lo stomaco da qualche parte. Un volo di tre metri e ritornammo con le ruote per terra, grazie ad un flusso di ghiaccio che ci rimise dritti. Rotolammo fuori dal SUV prima che accadesse di nuovo. Mi guardai intorno e vidi una montagnola di due metri, sicuramente la causa che ci aveva lanciati in aria come la pallina del flipper, alcuni alberi intorno si erano rinsecchiti, risucchiati della loro acqua da James per salvarci. «Ma sei impazzita? C'era la nipote di Mr. Barker dentro!» gridò il ragazzo alla ragazza, che non fece una piega. Mi rialzai in piedi barcollando, appoggiandomi al SUV per matenere l'equilibrio. James invece era ancora a terra, rigido e intontito sui gomiti appoggiati al terreno. Non l'avevo mai visto così perso. Mi lasciai cadere accanto a lui e gli afferrai il braccio per scuoterlo «James! Riprenditi. Dobbiamo andare » lo richiamai. Guardai verso gli Imperium che avevano un aria confusa, giusto, loro non sapevano che tengo a James. Arianne era inchiodata al terreno ai piedi di Carson, che era in posizione d'attacco, nonostante la confusione, come i suoi due allievi. «Non vi avvicinate» dissi calma. Stranamente mi obbedirono, anche se la perplessità sul loro volto superava ogni limite. Tornai a rivolgere la mia attenzione verso James. Lo aiutai ad alzarsi, lui lo fece senza opporsi, poi mi accorsi che avevo qualcosa di appicicoso tra le mani, sangue, la sua ferita aveva ripreso a sangunare. «James, che ti prende?!» gli sibilai preoccupata «È l'assassino dei miei genitori» disse spaventato, arrabbiato e confuso. Mi voltai di scatto verso Carson che in quel momento parlò «Signorina Hunter, si allontani da lui...» «È ferito! Brutto idiota! Perde sangue!» ringhiai. Quell'uomo era l'assassino dei genitori di James e Jo, non ci potevo credere. Aveva il volto così innoquo... È anche vero che aveva eseguito gli ordini dall'alto, da mio nonno, nonostante fosse il volto che il James di nove anni associava alla malvagità, non riuscivo a immaginarlo cattivo. James si riprese dal suo stato di shock, aveva rimesso in ordine le sue emozioni e pensieri, mettendo al primo posto quello che aveva sempre coltivato in tutti questi anni, la vendetta. Partì all'attacco prima che me ne rendessi conto, sfrecciando velocemente addosso a Carson, i due ragazzi non lo videro arrivare, tramortiti da un calcio per poi rimanere bloccati dal ghiaccio che proveniva direttamente dal terreno. Ora James aveva bloccato Carson sotto di lui, con l'avambraccio a bloccargli il collo «Ti ricordi di me?» mormorò «James Sharp. Il bambino che hai reso orfano» ringhiò pieno di rancore. Carson rimase immobile «Il bambino che hai reso un criminale, cresciuto senza amore, quello che hai lasciato soffrire a covare la rabbia che gli bruciava dentro» mi avvicinai piano piano a lui. Il sangue aveva formato una grossa macchia scura sulla sua maglietta viola. «Come hai fatto a tornare a casa ad abbracciare tua moglie e i tuoi figli dopo aver rovinato una famiglia intera? Sporcandoti le mani di sangue innocente? Nemmeno un briciolo di senso di colpa?!» ormai stava gridando e stringeva sempre di più la presa «Ragazzo. Non potrò mai scusarmi abbastanza...» iniziò Carson, sinceramente dispiaciuto «Zitto!» ringhiò di nuovo «Non meriti di abitare questo mondo» sussurrò. Li avevo raggiunti, mi inginocchiai accanto a loro e appoggiai una mano sulla spalla tesa di James. Lui s'irrigidì di colpo e si voltò a guardarmi stupito, evidentemente si era scordato della mia presenza. Aveva gli occhi color mare in tempesta lucidi di lacrime represse, un espressione ferita da cane bastonato, in cui vi era più tristezza che rabbia. Lasciai scivolare la mia mano lungo il suo braccio, fino a raggiungere la mano e stringerla, convincendolo a mollare la presa su Carson, tutto senza mai distogliere gli occhi dai suoi. Carson prese a tossire violentemente, avido di aria che prima James gli negava.
Lo aiutai ad alzarsi dall'uomo, lui si lasciò condurre docilmente da me. Poi si accasciò contro di me, mi strinse in un forte abbraccio affondando il naso tra i miei capelli e ispirando forte. Ricambiai l'abbraccio, appoggiando la fronte sulla sua clavicola, anche se il sangue scivoloso che sentivo sulla maglietta mi preoccupava tantissimo. «Non ci riesco» sussurrò tra i miei capelli «Non ci riesco Fi... Ho deluso i miei genitori» sussurrò «No, Jay...» sussurrai, una parte della mia mente sapeva che un tempo lo chiamavo così «Non hai idea di quale persona meravigliosa tu sia. I tuoi genitori ne sarebbero fieri» dissi alzando la testa per sussurrarglielo all'orecchio «Ho sprecato tutta la mia vita per inseguire la vendetta, abbandonando mia sorella, deludendo te... E alla fine... Non ne sono stato capace. Non sono stato capace di prendermi una vita in cambio di quella dei miei genitori.» continuò stringendomi ancora di più da farmi male, ma era piacevole, perché lui credeva in me. «Non hai bisogno di prendere la vita del loro assassino per onorare i tuoi genitori, non hai bisogno di distruggere tutto per dimostrare che li amavi, tu non ne hai bisogno» dissi marcando sull'ultima frase «perché loro vorrebbero solo il meglio per te, non la tua autodistruzione, non riesci a far del male perché sai che gli innocenti ne risentirebbero, quest'uomo ha moglie e figli, e tu non vuoi togliere a loro ciò che è stato tolto a te perché sei migliore. La vendetta ti avrebbe portato inevitabilmente all'autodistruzione.» affermai «Sappi che non sono gli unici a credere in te. Io credo in te più di ogni altra cosa, James, e so che farai sempre le scelte giuste.» mi staccai da lui e lo guardai negli occhi «Perché tu sei James Sharp. Sei libero. Non dipendi da Ellen Frost, non dipendi da Susan Blackwood, non dipendi dal rancore...» «Dipendo da te» mi interruppe. Sgranai gli occhi stupita, lui si chinò verso di me, chiudendo gli occhi, intento a baciarmi, ma non gliel'avrei permesso. Non doveva accadere così. Misi due dita in mezzo a noi, in modo che le sue labbra andarono a posarsi sui polpastrelli dell'indice e del medio. La sua vicinanza mi aveva causato un'improvvisa accellerazione del battito cardiaco e il respiro affannoso. «James... Sei scosso. Meglio che tu ti riprenda» mormorai sentendo la punta del suo naso strofinare contro il mio, il suo respiro sulle dita e le mani sulla vita. Lui richiuse gli occhi e si staccò da me, mi sentii come se in pieno inverno mi avessero strappato di dosso la trapunta che tratteneva il mio calore. Fece un profondo respiro e prima che potessi dire qualcosa sentimmo uno scoppio dietro di me. Mi voltai di scatto e vidi Arianne rialzarsi da terra e spazzolarsi i vestiti, si era appena liberata da sola dalla sua trappola di terra. Alzò lo sguardo verso di noi e disse «Ho trovato la mia emozione!» esclamò. James le fece un sorriso tirato ma sincero «Quale?» «Gioia» fece un sorriso dolce a trentadue denti, anzi trentuno perché le mancava un incisivo inferiore. Qualcuno tossì e ci voltammo verso gli Imperium di terra. Carson era ancora accasciato a terra, mentre i due giovani erano svenuti nella loro trappola di ghiaccio. «Che facciamo?» mi chiese James. «Lasciamoli qui. Noi andiamo» dissi dirigendomo verso il SUV degli Imperium, siccome il nostro mezzo di trasporto era diventato riconoscibile. «Aspetta. Vado a recuperare i borsoni, ce ne stavamo dimenticando.» disse incamminandosi verso la villa abbandonata. Salii in macchina ma vidi che Ary non si muoveva «Ary vieni?» la chiamai abbassando il finestrino. Lei scosse la testa «Ho capito che questo è il vostro viaggio. Io me ne torno a casa. Voglio dimostrare a tutti gli Iniziati che sono la più in gamba, che il mio fuoco è il più potente.» disse avvicinandosi alla portiera. La guardai intensamente, rendendomi conto che mi sarebbe mancata. «Se incontri Jo... Dille che... Che sto bene e che la perdono, ma anche lei deve imparare a perdonare.» poi abbassai la voce «E non dire a nessuno che... Insomma... Io e James...» lei rise «Ricevuto» disse facendo il gesto del militare. Risi anche io. Scesi dalla macchina e l'abbracciai «Sei la bambina più tosta che io conosca» le dissi «Ho nove anni, non sono una bambina» affermò lei. «Ci rivedremo» risalii in macchina proprio mentre James tornava con i borsoni. Mise in moto «Ary...?» lo guardai e scossi la testa. Lui capì al volo e partì. Nello specchietto retrovisore vidi Arianne accendere le fiamme e sciogliere il ghiaccio dei giovani e dire «Voi ora mi portate in Kansas City».

Angolo autrice

Okay... Questo capitolo è decisamente troppo lungo... Ma spero vi faccia piacere! Qui volevo dimostrare quant'è rotto in realtà James, ma allo stesso tempo è una persona dal cuore puro che è incapace di fare del male. E se vi facessi altre semplici domande?
-Cosa pensate della protagonista?
-Comprendete tutto quello che scrivo? A volte tendo ad essere precipitosa...
- Credete che manchi qualcosa?
Vedete, a me piace che ogni singola cosa sia collegata ad un'altra, tipo il fatto che James fosse ferito, lasciando la guida a Sophie che si è lasciata pedinare... O la presenza di Arianne che serviva a separare James e Sophie, oltre che ad essere la voce della ragione e un raggio luminoso nella crisi che stavano prendendo i due... O la comparsa di Carson nel primo, totalmente invisibile e innoquo, l'accenno al fatto che regalava caramelle a Jo... Boh, spero di essermi spiegata! Ci vediamo nel prossimo capitolo con qualche approfondimento su un personaggio di cui non sappiamo poco e niente ;)

Elements: Rapita [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora