Capitolo 36: Jo

26.1K 1.7K 447
                                    

A Phoenix faceva veramente caldo, anche se i finestrini dell'auto erano tutti abbassati. La città era piuttosto grande ed era circondata da un grande deserto roccioso. «Okay... Ora scendiamo e chiediamo indicazioni?» chiese Sky «Beh... È questo che ci ha detto di fare Nox» dissi. Aiden accostó sul marciapiede, attirando l'attenzione di due ragazze, abbassò il finestrino e si sporse, regalando alle due vittime il suo sorriso migliore. Tutti i suoi sorrisi erano meravigliosi, ma questo, le due ragazze non lo potevano sapere. «Ciao signorine, mi sapreste dire dove posso trovare il "Music&Dance"?» «A casa mia!» squittì immediatamente la bionda, che dimostrava circa sedici anni. L'altra, con capelli castani e che sembrava avere la stessa età, le diede una gomitata «Piantala Sarah» la sgridò «Scusala» disse poi rivolta ad Aiden sbattendo le ciglia piene di mascara, portai l'indice alla bocca e mimai il gesto del vomitare a beneficio di Seth, che abbozzò un sorriso. «In Fillmore Street, non è un Pub e nemmeno una discoteca. In realtà è la casa di un tipo che si fa chiamare "Maximus" che una volta al mese, organizza feste stratosferiche, solo coloro che hanno la sua personale approvazione possono entrare...» «Ruthie! Se stanno andando lì vuol dire che lo sanno!» la interruppe la bionda di nome Sarah «Però siete in anticipo! Solo dopodomani inizia la festa» disse Sarah, impaziente di riprendersi l'attenzione di Aiden. «Grazie mille per essere state così gentili, è stato un piacere chiacchierare con voi» disse alzando il finestrino «Ehi!» lo fermò Ruthie. Aiden lo riabbassò «Ti vedremo alla festa?» chiese esitante «Forse» fece lui enigmatico «Come ti chiami?» gli chiese invece Sarah «Mi chiamo...» «Senti Aid, muoviti» sbottai «Ci vediamo» le salutò un ultima volta e si rimise nella carreggiata. «La prossima volta parlo io alla gente. Così evitiamo di perdere tempo in flirt inutili» commentai incrociando le gambe. «Okay» rispose semplicemente Aiden impostando il navigatore. «Non posso credere che sia veramente qui... Forse questa volta la riavremo indietro» mormorò facendo un timido sorriso che vidi nello specchio retrovisore.

Trovammo la via, l'edificio si notava come una macchia di colore in mezzo al grigio. Era la casa al centro in una schiera di tre e rispetto alle sue vicine aveva vari nastri neri che pendevano dal balcone pieno di vasi di orchidee. «Qualcosa mi dice che è quella» disse Skyler. Sostammo dall'altra parte della strada e raggiungemmo le scale del campanello, dove c'era scritto "Non disturbare Maximus, a meno che non sia lui a chiedertelo". «Ma chi diavolo è questo Maximus?» chiese Sky. «Lo vorrei sapere anche io» disse qualcuno dietro di noi. Aiden abbassò la mano a pochi centimetri dal bottone d'ottone e si voltò, come gli altri, verso il proprietario della voce. Nox era in piedi, in mezzo al marciapiede, comparso dal nulla. «Io non l'ho sentito arrivare, tu l'hai sentito arrivare?» sussurrò Skyler a Seth stupita «Credo che dipenda dal marciapiede...» replicò lui poco convinto. L'asfalto riduceva i sensi di percezione degli Imperium di terra, ma in strade così poco affollate avrebbero dovuto ugualmente riconoscere il passo strisciante di Nox. «Non suonate. Ho saputo che la festa è solo dopodomani.» commentò incamminandosi verso destra «Come facevi a sapere che saremmo arrivati proprio adesso?» chiesi raggiungendolo «Non lo sapevo. È da dodici ore che aspetto» disse noncurante «Come hai fatto ad arrivare prima di noi?» chiese Seth dubbioso «Io non mi fermo ad ogni stazione di benzina per rittoccarmi il trucco» disse lanciandomi un' occhiata divertita «Prova tu a passare la maggior parte del tuo tempo in un' auto, al caldo» ribattei sbuffando. «Lei è qui?» chiese invece Aiden serio «Meglio che andiate a prenotarvi due camere in quell'hotel» disse indicando un alto edificio di vetro, dalla quale si avrebbe sicuramente una vista mozzafiato. L'idea era molto invitante, da settimane dormivamo in sacchi a pelo con i sedili reclinati nella nostra Toyota RAV4 nera. Mi mancava sdraiarmi in un letto bello e comodo. Guardando i miei compagni di viaggio, capii che la pensavano come me. «Non è qui, quindi...» prima che Nox potesse finire gli squillò il telefono «Pronto?» rimase qualche secondo ad ascoltare per poi rispondere «Sicuro?» si voltò verso di noi per osservarci con quei vispi occhi luminosi «Ci sono cinque stelle, lì dove colui che viaggiò, lasciò ogni speranza... Buona fortuna amico. Ti serve» poi riattaccò «Chi era?» chiesi immediatamente, lui mi guardò storto come per dire "Ma saranno fatti miei, no?" però rispose «Un amico» «Chi?» aggiunse Seth, probabilmente sospettando che fosse mio fratello «Non lo conoscete nemmeno, perché dovrei dire il suo nome?» dalla smorfia di Seth capii che stava dicendo la verità, quindi non poteva essere James, se non lo conoscevamo.
«Vi pago io il soggiorno» disse proseguendo per la strada dell'hotel «Non devi Nox, sul serio...» iniziò Aiden imbarazzato dall'offerta. Il nostro denaro era fornito direttamente dalle banche della B.L.C., ma siccome eravamo in fuga... Eravamo piuttosto limitati economicamente. «Godetevelo finché potete.» commentò. Raggiungemmo le elenganti porte dell'albergo quando la voce di qualcun altro attirò la nostra attenzione «Ehi! Mi siete mancati ragazzi» alzammo tutti lo sguardo per guardare scioccati mio fratello appoggiato alla ringhiera del balcone del primo piano, con un sorriso arrogante stampato in faccia. «James...» sussurrai prima di prendere il volo per raggiungerlo mentre lui scompariva all'interno. «Annie! Aspetta!» sentii gridare Seth dopo che avevo scavalcato il balcone con agilità. Ma non gli diedi retta, entrai nella suite con un leggiadro balzo, appena in tempo per cogliere la schiena di James svanire dietro la porta. Mi precipitai nella sua direzione, sbucando nel corridoio, dove urtai parecchi turisti prima di raggiungere la porta delle scale d'emergenza che avevo visto chiudersi. Volai letteralmente giù per le scale e spalancai la porta con violenza. Mi ritrovai in un vicolo pieno di cassonetti dell' immondizia, simile a quello in cui ci eravamo trovati a San Francisco qualche mese fa, in cui Sophie aveva avuto l'incidente che gli aveva cambiato la vita, solo che questo qui non era cieco, da una parte portava in una piazza enorme, piena di gente, dall'altra al parcheggio dell'hotel. Lui era in piedi, appoggiato di schiena contro il muro, mani nella tasca dei jeans, in una posa rilassata, ad attendermi. Alzó lo sguardo e mi sorrise. Non quel sorriso familiare che vedevo spesso negli ultimi tempi, quello arrogante e strafottente, era il sorriso timido e dolce che riservava solo alle persone a cui voleva bene... Tanto tempo fa. «Ciao, Joy» fece lui staccandosi dal muro «Dov'è lei?» sussurai con rabbia rendendo la mia voce minacciosa. Gli altri non erano in vista e lui sapeva che mi avrebbe trovata sola «Al sicuro» rispose, sempre con quel timido sorriso «Cosa vuoi?!» chiesi sprezzante alla persona che era stata la più importante della mia vita. «Oggi, ora? Solo vederti... E chiederti scusa» sussurrò triste inaspettatamente «Adesso? Me lo dici solo adesso? Dopo cinque anni!» gridai incredula e furiosa, evocai una folata di vento che lo fece volare a diversi metri di distanza «due mesi» continuai provocando un'altra folata di vento che gli impedì di rialzarsi, perchè non reagiva? Un attacco così l'avrebbe schivato senza problemi. Mi fece infuriare ancora di più «e quindici giorni» sussurrai infine. Tirai fuori un pugnale da sotto la cintura e la puntai contro di lui, la lanciai velocizzando il tiro con l'aiuto delle correnti. Avevo mirato al cuore ma lui non si muoveva, mi fissava con quei malincolici occhi verdi, un espressione che non gli vedevo da tempo, nell'ultimo mezzo secondo deviai la traiettoria del tiro con una folata d'aria, ma non abbastanza in fretta perché lo colpii ad un fianco. Mio fratello cadde in ginocchio ed estrasse la lama insanguinata tra gemiti sofferenti. Mi trattenni dal correre verso di lui per soccorrerlo. «Perchè non l'hai schivato, perchè non l'hai bloccato?!» chiesi con un filo di voce, stupita. Lui alzò lentamente lo sguardo, le labbra strette in una piega di dolore «Perchè sei mia sorella. Non ti ho mai voluta abbandonare Joy... Mi dispiace» la prima lacrima mi scese lungo il viso, portandosi dietro il mascara e la matita nera sotto gli occhi. «Perché?! Perché ora?!» singhiozzai, mi voltai e fuggii dalla visione di James in una pozza di sangue.

Le lacrime mi offuscavano la vista, ma continuavo a correre, senza meta, urtando tutti i passanti, finché non andai a sbattere contro il petto di qualcuno, che mi sostenne avvolgendomi in un abbraccio «Mi... Mi scusi» balbettai. La persona mi prese per le spalle «Che è successo Jo?» chiese una voce familiare, alzai lo sguardo e vidi attraverso le lacrime l'immagine offuscata degli occhi dorati di Nox. «Nox?» per uno strano motivo la sua vista mi fece piangere ancora di più «Salvalo ti prego!» mi ritrovai a pregare, stringendo le sua braccia come se ne andasse la mia vita. Nox non fece domande, si sciolse dalla mia presa e corse verso la direzione da cui ero venuta, mentre io mi accasciavo a terra a piangere disperatamente sotto lo sguardo dei passanti di Phoenix, per una persona che credevo di odiare, che probabilmente avevo ucciso.

Angolo autrice

Non accetto minacce di morte o crucio.

Elements: Rapita [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora