-Solangelo- L'ULTIMO GIORNO

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  "Ben svegliato, Raggio di Sole!" disse Will entrando in infermeria, rivolto a Nico.

  "Persino l'ultimo giorno tu mi devi scassare il cazzo, Solace? " gli rispose Nico, in tono alquanto brusco.

  "Non dire parolacce, Nico... " gli disse il biondo, rivolgendogli uno sguardo severo. Il ragazzo si guardò  intorno: l'infermeria era già stata svuotata il giorno prima, a soli quattro giorni dalla battaglia contro le forze di Gea. 

  Will aveva dimesso tutti quanti, rispedendoli nelle loro Cabine, dove però ricevevano regolarmente visite di controllo dal ragazzo e dagli altri figli di Apollo. L'unico ancora bloccato in infermeria era Nico: Will lo assisteva personalmente e, per tutto il giorno, non avrebbe permesso a nessuno dei suoi fratelli della Cabina 7 nemmeno di entrarci, in infermeria. Faceva tutto parte del suo piano e aveva solo un ultimo giorno per fare in modo che funzionasse.

 "Si, Nico... " rispose Will, usando il suo tono più dolce e passandosi le dita fra il ciuffo biondissimo schiarito dal sole.

  "Oggi è l'ultimo giorno. Posso andarmene. Ci si ved-" Nico fece per alzarsi dal lettino, ma Will lo acchiappò prontamente di peso, rigettandolo a letto senza troppe cerimonie.

  "Tre giorni con oggi compreso. Ordini del dottore." lo corresse Will.

  "Non sarò un figlio di Atena, ma sono abbastanza certo che questa frase l'hai ripetuta almeno un milione di volte in questi ultimi giorni." disse Di Angelo con una smorfia.

  "E' probabile." disse freddamente Will, che sperava di averlo colpito con questa sua frase, rimboccandogli le coperte nonostante fosse agosto per imprigionarlo nella brandina e incrociando poi le braccia davanti a sè.

  "LIBERAMI SUBITO, SOTTOSPECIE DI UN INFERMIERE HIPPIE!" iniziò a sbraitare Nico appena si accorse di essere incastrato nella morsa calda del piumone, dimenandosi più che poteva nel lettino.

  "Tranquillo, Nico... è un lettino magico... impedisce ai pazienti mentalmente instabili di fuggire!"

  "Solace, come osi? Lo sai chi sono io? Io poss-" 

  "Sì. sì. La conosco a memoria la storia. Figlio di Ade, zombie, scheletri e bla, bla, bla.." disse Will al ragazzo dai capelli scuri, girandosi per aprire l'armadietto del pronto soccorso dall'altra parte della stanza e mimando con la mano una bocca blaterante.

  "E comunque, caro il mio Re degli Spettri..." disse Will in tono autoritario 
"...il fatto che io prediliga i colori accesi credo che dipenda da mio padre, è molto solare come puoi immaginare..."

  "Sai, non credo che sia solo quello, caro hippie figlio del Sole." gli rispose Nico. 

  Will non ebbe il tempo di pensare al senso di quella risposta che la sua mente iniziò a navigare verso un altro dettaglio... la sua voce.

 La voce di Nico Di Angelo suonava strana, come se fosse stata vicina... troppo vicina. Gli sembrava persino di sentire il respiro caldo e lento del ragazzo sul suo collo.

 Will aspettò prima di girarsi: voleva sentire ancora la sensazione della vicinanza del corpo del figlio di Ade contro il suo. Avrebbe voluto sentire il ragazzo sfiorarlo con le labbra nell'incavo tra la nuca e il collo.

  Chiuse gli occhi, aveva paura di girarsi: da un lato temeva di esserselo immaginato, dall'altro aveva il timore di avere la conferma che il ragazzo si fosse liberato dalla gabbia di tessuto.

 Inspirò e poi si girò piano, muovendo lentamente i suoi piedi in modo da ruotare su sè stesso.

  Nico era lì davanti: il suo viso, troppo pallido e allo stesso tempo dai lineamenti perfetti, era a meno di cinque centimetri dal suo. Girandosi, aveva sfiorato il petto del ragazzo col braccio e col fianco. Avrebbe voluto accarezzargli le guance, passargli i pollici sulle profonde occhiaie che sicuramente si erano bagnate di troppe volte di lacrime. Will pensò in quel momento che asciugare gli occhi di Nico sarebbe stato un ottimo passatempo, se avesse potuto evitare al figlio di Ade tutti quei dolori che aveva dovuto patire fino ad allora.

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