Joshua

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Ai e Kamal, davanti ai monitor che mostravano l'attività cerebrale del loro ospite, non potevano fare a meno di meravigliarsi. Xyzzyx, l'entità che avevano consultato per comprendere meglio la condizione dell'uomo, aveva confermato i loro sospetti: l'uomo di Roma, nonostante l'aspetto esteriore di un trentenne, era in realtà un neonato in termini di sviluppo mentale.

Le onde cerebrali dell'uomo non seguivano un percorso di sviluppo naturale. In pochi giorni dal suo risveglio, erano mutate, ora simili a quelle di un bambino di due anni. Era nella fase della lalazione, emettendo suoni indistinti, esplorando la sua capacità di vocalizzare senza formare parole vere e proprie.

Si reggeva in piedi, seppur in modo insicuro, come un bambino che muove i primi passi. Eppure, il suo corpo era quello di un adulto, e le sue funzioni corporali erano gestite con l'uso di mutande assorbenti per adulti. Era un contrasto stridente, un puzzle che sfidava ogni logica conosciuta.

Kamal osservava l'uomo, il cuore colmo di domande. Come potevano aiutarlo? Qual era il significato di questa rinascita anomala? E soprattutto, quale era il ruolo di quest'uomo nel grande schema delle cose?

Kamal camminava lungo i corridoi di marmo di Olympus, i suoi passi risuonavano con un'eco che sembrava portare con sé il peso delle scoperte recenti. La luce soffusa delle lanterne antigravitazionali illuminava il suo cammino verso la sala del consiglio, dove Uriel lo attendeva.

Uriel era in piedi davanti a una finestra immensa, contemplando il panorama cosmico che si estendeva oltre il vetro. Al suo fianco, una tavola rotonda ospitava Ai, Aishwarya e Artemios, ciascuno assorto nei propri pensieri.

"Abbiamo molto da discutere," disse Kamal, rompendo il silenzio. Uriel si voltò, i suoi occhi riflettevano la serenità di chi ha visto l'alba dei tempi. "Sì, il risveglio dell'uomo di Roma ha sollevato più domande che risposte," rispose con calma.

Aishwarya fu la prima a parlare, la sua voce era chiara e decisa. "I suoi pensieri sono semplici, ma le emozioni sono presenti. È come se fosse un bambino intrappolato nel corpo di un uomo."

Ai annuì, aggiungendo: "Le sue onde cerebrali sono mutate rapidamente, ora simili a quelle di un bambino di due anni. È un fenomeno che non abbiamo mai osservato prima."

Artemios, con un'espressione pensierosa, concluse: "Non sognava durante il sonno profondo. È come se fosse appena nato, senza alcuna esperienza pregressa su cui costruire."

Kamal si sedette, il suo sguardo passò da un volto all'altro. "Xyzzyx ha confermato le nostre osservazioni. L'uomo è un neonato di trent'anni. Dobbiamo decidere come procedere."

Uriel, dopo un momento di riflessione, si avvicinò alla tavola. "Questo uomo potrebbe essere la chiave per comprendere i misteri che ci circondano. Dobbiamo guidarlo, educarlo, e forse, attraverso lui, scopriremo il nostro prossimo passo."

Il consiglio annuì in accordo, consapevole che la strada davanti a loro era lunga e incerta. Ma insieme, uniti dalla conoscenza e dalla forza della loro fratellanza, erano pronti ad affrontare qualsiasi sfida il destino avesse in serbo per loro.

Nei giorni che seguirono, Joshua, così era stato battezzato, divenne allievo di tutti gli abitanti di Olympus. Ogni membro del gruppo condivideva con lui il proprio sapere, e l'uomo assorbiva ogni nozione con una voracità che stupiva tutti. Le sue domande, talvolta scomode, mettevano alla prova la saggezza degli "adulti", come li chiamava lui tra virgolette.

Kamal, nel frattempo, rifletteva sullo schema gerarchico degli angeli, una struttura ordinata dove ognuno aveva un ruolo preciso. Lui, un nephilim e per di più musulmano, si trovava spesso a contemplare le differenze tra le varie tradizioni angeliche. Nella religione dei suoi genitori, erano menzionati quattro arcangeli, ma il quarto non era Uriel. Era Azrael, l'angelo della morte, una figura avvolta nel mistero.

"Che fine ha fatto Azrael?" si chiedeva Kamal, mentre i suoi pensieri vagavano tra le antiche scritture e le leggende tramandate di generazione in generazione. La sua assenza era un enigma che lo tormentava, una lacuna nella vasta tapezzeria del cosmo che sentiva il bisogno di esplorare.

Mentre Kamal era immerso nei suoi pensieri, In una cripta sotto la città del vaticano, una figura oscura si avvicinò ai sei, ognuno ancora confusa dalla propria rinascita. Con un tono che era sia un sussurro che un comando, la figura svelò loro i nomi, parole antiche che risuonavano con il potere di eoni passati.

"Tu sei Kin'ah, consumato dall'invidia," continuò, volgendo lo sguardo verso il primo, i cui occhi erano stretti in una smorfia di risentimento.

"Il fuoco della Ka'as arde in te," annunciò al secondo, le cui mani erano serrate in pugni di rabbia.

"Atzlut, la tua indolenza è palpabile," disse al terzo, che sembrava appena in grado di sostenere il proprio peso.

"La tua avidità, Tzarut Ayin, è senza fine," rivelò al quarto, i cui occhi brillavano di cupidigia.

"Zarzif, la gola ti domina," disse al quinto, le cui labbra erano macchiate dal desiderio di piaceri terreni.

"E tu, Ta'avah, sei schiavo della lussuria," concluse con il sesto, il cui aspetto era quello di un seduttore.

La figura oscura fece un passo indietro, osservando i sei che ora conoscevano i propri nomi, i propri vizi. "E io," disse con una voce che era un vento freddo, "mi chiamo Mahazael, sono un angelo." Ma il suo tono suggeriva qualcosa di più, un angelo forse, ma non uno di luce.

La rivelazione lasciò i sei in silenzio, ognuno riflettendo sulla propria essenza e sul ruolo che questo Mahazael avrebbe giocato nelle loro vite rinate.

Le sei figure, incarnazioni dei peccati, erano esseri umani rinati senza anima, degli homunculus. I loro corpi erano stati oggetto di esperimenti, tentativi di riportare in vita esseri umani, ma con conseguenze tragiche: erano rinati solo come gusci vuoti, privi di quella scintilla vitale che rende un individuo unico e consapevole.

In quei corpi, ora privi di anima, risiedevano le manifestazioni stesse dei vizi umani: l'ira, l'accidia, la gola, la lussuria, l'avarizia, l'invidia. Ogni figura portava con sé una parte oscura dell'umanità, un riflesso distorto delle emozioni e dei desideri che spingono gli esseri umani verso il bene o il male.

Era come se la loro rinascita fosse stata un errore, un tentativo fallito di sfidare la natura stessa. Ora, questi homunculus vagavano nel mondo, in cerca di un significato, di una ragione per esistere. E mentre gli arcangeli indagavano sul mistero di Joshua, ancora non sapevano che la loro missione stava per prendere una piega ancora più oscura e complessa.

HumanimalsWhere stories live. Discover now