8. (Non editato)

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Leonardo non vide l'ora di spogliarsi e buttarsi a peso morto sul primo letto che vide, non appena varcò la porta della stanza. I suoi nuovi coinquilini sembravano tranquilli, anche se

Giovanni si era subito sintonizzato su un canale su cui stavano trasmettendo un film erotico di quarta categoria. Che segaiolo, lo additò nella propria mente.

C'era molto caldo lì dentro a causa dei riscaldamenti accesi e Giovanni lo aveva imitato restando in boxer a sua volta; l'unico a cui i riscaldamenti sembravano non dar fastidio era Nicola, che si era infilato un pigiama grigio coordinato a maniche lunghe e lo fissava da alcuni minuti in un modo strano. Si sentiva perforare dai suoi occhi e lo metteva a estremo disagio, dato che a farlo era un uomo.

«Embe', che cazzo te guardi?» proruppe con la fronte corrugata dall'esasperazione, senza più celare il fastidio per quello sguardo insistente puntato sul proprio corpo.

Nicola divenne rosso come un peperone, poi borbottò qualcosa di incomprensibile e si defilò alla svelta all'interno del bagno.

«Ma che gli prende?» Leo cercò spiegazioni dall'altro ragazzo, che fece spallucce con un'espressione interrogativa. «Forse ha la cacarella» ipotizzò spicciolo, vista la fretta con cui il compagno si era precipitato nel gabinetto.

«Sbrigati a cacare, devo farmi la doccia!» lo informò Leo a gran voce, con la speranza che così avrebbe liberato il bagno più in fretta.

Da lì provennero borbottii incomprensibili in risposta.

Cambiare stanza era stata la decisione più saggia che potesse prendere, non aveva voglia di sorbirsi altre stronzate di Adriano in merito alla sua totale incapacità di provare sentimenti.

Quel coglione si stava sabotando da solo, non c'erano altre spiegazioni.

Più ripensava a ciò che Cat gli aveva detto sull'aereo e più era convinto che entrambi fossero dei pessimi bugiardi. Il comportamento di lei era stato un riflesso perfetto di quello di Adriano, gli era sembrato di sentire la voce di quest'ultimo, perfino di fissare i suoi occhi spietati.

Erano ossessionati dall'idea di dover apparire invincibili a ogni costo e in ogni situazione, di dover mettere l'orgoglio sopra tutto il resto, e non gli importava nulla di chi avrebbero ferito per salvaguardare se stessi.

Cat voleva usarlo per soddisfare la propria sete di vendetta e lui glielo aveva quasi lasciato fare. Per un attimo si era illuso che volesse veramente stare con lui e non solo per fare un dispetto ad Adriano; per un attimo si era fatto allettare da quella possibilità, ma la razionalità era riuscita a prevalere sull'istinto.

«Abbiamo finto di stare insieme per tutto questo tempo, non c'è mai stato nulla di vero! Lui non ha mai significato niente per me!» Menzogne, erano soltanto menzogne. E lui si sentiva un idiota, perché una piccola parte di sé avrebbe voluto crederci sul serio.

Ma avrebbe sputato sulla propria dignità e avrebbe assecondato i capricci di Cat, se lo avesse fatto. Non sapeva se l'avrebbe mai perdonata o se sarebbe riuscito a guardarla nello stesso modo.

Lo aveva tradito anche lei, e la cosa peggiore era che gran parte della stima riposta in lei era andata perduta. Il loro rapporto si era spaccato e temeva che non sarebbe più tornato quello di prima.

Sentiva il cuore restringersi all'eventualità di perderla, eppure non riusciva a essere ottimista.

Ed era strano, perché lui non si era mai considerato uno incapace di perdonare o di concedere seconde opportunità.

Lo aveva deluso troppo. Non la riconosceva più, Caterina Farnesi era diventata come un'estranea, e in quel momento era così incazzato che non voleva nemmeno abbracciare la possibilità di fare pace con lei in un futuro prossimo.

Ira. La Sindrome di Didone (Vol.3)Where stories live. Discover now