Prologo (Non editato)

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LA SINDROME DI DIDONE
VOL.3
IRA

N.B: è necessario aver letto prima Tracotanza (vol.1) e Superbia (vol.2) per poter intraprendere la lettura.

1 Gennaio 2005



Cat si risvegliò senza vestiti dentro un letto sconosciuto, con i capelli scompigliati come se avesse combattuto una guerra, la testa che le doleva e un forte senso di nausea. Anche l'interno coscia era indolenzito.


Si guardò un attimo attorno, spaesata, per cercare di capire dove si trovasse. Bastarono le due bottiglie mezze vuote di vodka e la confezione di un preservativo ai piedi del letto per farle ritornare subito in mente sprazzi della notte appena trascorsa.


Si prese il viso tra le mani. Avevano chiacchierato di tante cose e poi lei gli aveva proposto di giocare a "non ho mai".


«Oh, no» guaì sconvolta. «Ho fatto sesso con Adriano Greco» realizzò col cuore in gola, mentre delle immagini confuse di loro due intenti a baciarsi e a spogliarsi si rincorrevano senza una logica. Non riusciva a ricordare nel dettaglio tutto, ma ricordava benissimo l'attrazione che l'aveva spinta verso di lui e il benessere provato a contatto con la sua pelle.


Quando vide Adriano fare la sua comparsa in stanza con i capelli bagnati e vestito solo di un paio di pantaloni della tuta, si coprì di riflesso con le lenzuola e lo guardò a disagio. Era veramente bello, non poté fare a meno di pensare. Non come Leonardo, però era comprensibile che le ragazze facessero la fila per lui; aveva uno sguardo che definirlo magnetico era riduttivo e delle spalle fatte apposta per fare venire a chiunque voglia di arpionarcisi con le unghie.


I suoi occhi erano più celesti del cielo, le pupille erano come inghiottite dal loro colore, non era sicura di averne mai visti di così chiari. Occhi del genere di solito appartenevano agli abitanti dei paesi nordici, come gli scandinavi, che sembravano non essere baciati mai dal sole.


Però la sua carnagione non era pallida, a differenza delle iridi era di una tonalità calda, per questo forse l'azzurro risaltava ancora di più sul suo viso.


«Lo abbiamo fatto, vero?» domandò, retorica. Non era tanto l'aver perso la verginità o l'essere andata a letto con un ragazzo di cui non era innamorata a turbarla, ma di non ricordarne tutti i dettagli.


Poteva affermare con assoluta sicurezza di non aver fatto nulla che non le era andato di fare, la decisione di fare sesso con lui l'aveva presa intenzionalmente; anzi, la sua memoria in questo le era di aiuto, dato che l'iniziativa era partita proprio da lei. Lo aveva baciato di slancio per qualcosa che aveva detto, ricordava di non essere riuscita a resistere. Era molto probabile che l'alcol avesse ampliato tutte le sue sensazioni e l'avesse resa più disinibita del normale. Degli sprazzi di conversazione le pungolarono la mente.

«Io non l'ho mai fatto» gli aveva detto.


«Sicura di volerlo?» si era voluto assicurare lui con un'espressione seria.


«Cazzo, sì» lo aveva quasi pregato.

Avrebbe voluto sprofondare nelle coperte per la vergogna adesso.


Adriano si passò le dita tra i capelli con aria ermetica, poi si sedette sul letto a una distanza fin troppo ravvicinata.


«Non te lo ricordi?» si limitò a chiedere con una traccia di scherno nel tono.


Cat si spostò, tirando più su le lenzuola. Una mossa molto stupida, in effetti, non c'era nulla che lui non avesse già visto.

Ira. La Sindrome di Didone (Vol.3)Where stories live. Discover now