1. (Non editato)

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N.B: è necessario aver letto prima Tracotanza (vol.1) e Superbia (vol.2) per poter intraprendere la lettura.

Aprile 2006

Per tutto il tempo che le quattro classi avevano atteso di salire sull'aereo, Cat aveva tenuto d'occhio i suoi amici, cercando con tutte le sue forze di resistere alla tentazione di guardare anche nella direzione di Adriano.

Bea si era tenuta a debita distanza da Fabrizio; Leo si era seduto in disparte e aveva gettato delle strane occhiate verso Adriano, ma non gli si era mai avvicinato. Si era trincerato in un ostinato mutismo, i suoi compagni si erano rivolti a lui svariate volte e poi, scoraggiati dalle sue risposte monosillabiche, avevano lasciato perdere.

La sua rottura con Bea era già sulla bocca di tutti, non c'era voluto molto perché traessero le loro conclusioni nel vederli così distanti. Cat aveva già escluso che Bea gli avesse rivelato l'identità dell'altro, altrimenti Leonardo avrebbe tenuto gli occhi incollati su Fabrizio anziché su Adriano.

I due migliori amici dovevano aver discusso, non c'era altra spiegazione. La parte più sciocca di lei sperava che Adriano si fosse comportato in quel modo a causa di qualcosa che si erano detti, magari proprio perché aveva scoperto cos'era successo tra lei e Leo.
Una parte infantile, debole, che cozzava con ciò che avrebbe dovuto sperare davvero: disaffezionarsi in fretta e senza scrupolo a un individuo simile. Sarebbe stato molto più facile condannarlo alla damnatio memoriae, se non vi fosse stata una ragione sensata dietro le sue azioni.
E allo stesso tempo sarebbe stato terribile, se non ne fosse esistita nemmeno una.

Durante la sua scrupolosa ispezione, aveva riscontrato uno strano atteggiamento anche nelle sue compagne arpie. Alessia in particolare le aveva scoccato degli sguardi compiaciuti nel confabulare con le sue amiche, come se loro sapessero qualcosa di cui lei era all'oscuro. E istintivamente aveva ricollegato quel qualcosa a Adriano.

Attanagliata da quel presentimento, alla fine aveva ceduto. I suoi occhi si erano adagiati anche sul biondo, il quale si era mantenuto sempre a pochi metri da lei per non destare sospetti. Lo aveva osservato a lungo, vittima di un'inspiegabile apatia, e si era soffermata su ogni futile dettaglio del suo viso statuario, alla disperata ricerca di una prova qualsiasi. Lui l'aveva persino guardata di tanto in tanto, privo di ombre nello sguardo, con quel sogghigno da impostore, mentre scherzava coi suoi compagni di classe. Soprattutto con le ragazze, api che gli erano sempre ronzate intorno come a volerlo impollinare.

Cat si trascinò come un peso morto fino alla pista, allungava prima una gamba e poi l'altra senza capire davvero dove stesse andando. Seguiva i suoi compagni con aria assente, annuiva distratta alle domande di Bea e Ludovica, mentre lasciava una scia di frammenti del suo corpo dietro di sé. A ogni nuovo passo si sbriciolava sempre di più.

Il sorriso derisorio di Adriano non voleva abbandonare la sua mente, continuava a vederlo e a rivederlo all'infinito nel tentativo di darsi una risposta differente. Una che non fosse così semplice, così ovvia, come quella dello stronzo che si prende gioco della ragazza di turno. Lui di ovvio e semplice non aveva avuto mai niente, o perlomeno era quello che le aveva sempre fatto credere.

Era stato così bravo a intrigarla coi suoi discorsi, a convincerla che in lui c'era qualcosa di bello, da arrivare a pensare di poter interpretare la sua bastardaggine come il sintomo di un problema. Sì, era talmente patetica da considerare la possibilità che Adriano l'avesse umiliata per metterla alla prova, per testarla come si fa con un farmaco, o per vendicarsi di un torto. Perché lui non era certo il tipo che perdeva il suo tempo prezioso a spiegarti di essere arrabbiato con te, dovevi capirlo da solo. Lui avrebbe continuato a fare l'impassibile fino alla morte, anche se avesse avuto il cuore a pezzi, ne era sicura.

Ira. La Sindrome di Didone (Vol.3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora