2. [2/2] (Non editato)

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Il viaggio stava procedendo senza intoppi, c’erano stati pochissimi vuoti d’aria e il pilota aveva da poco annunciato che sarebbero atterrati tra un’ora circa.

Adriano non sembrava soffrire molto a giudicare dalla sua espressione assente, ma Cat non poteva giurarci: lui non avrebbe mai permesso a qualcuno di vedere un segno di sofferenza sul suo viso.
Era stato tutto il tempo con gli auricolari nelle orecchie a masticare una gomma, la gamba accavallata in modo tale che la caviglia toccasse l’altro ginocchio e il viso affondato nella mano.
Avrebbe voluto sbottargli milioni di volte di abbassarla, il suo ginocchio le cozzava contro il fianco, visto che la muoveva a ritmo di musica, però aveva desistito. Finché fossero rimasti in silenzio avrebbe potuto sopportare quel clima surreale di guerra e diffidenza.


“E mi sorprende che queste gioie così precarie, così raramente perfette nel corso d’una vita umana, vengano guardate con tanta diffidenza da presunti saggi, i quali ne paventano l'assuefazione o l'eccesso anziché temerne la privazione o la perdita; sì che trascorrono a soggiogare i propri sensi quel tempo che impiegherebbero assai più utilmente ad abbellire la propria anima.”
[Memorie di Adriano]


«Ti piace il tatuaggio di Leonardo?» esordì dal nulla Adriano con disinvoltura, incurante del fatto che non si parlassero da quasi un’ora. Ragione per cui Cat trasalì al suono della sua voce, stentando quasi a riconoscerla. Si erano ignorati a vicenda fino a quel momento, lui assorto ad ascoltare la musica e lei finalmente immersa per davvero nella sua lettura.
«Cosa?» balbettò perplessa.
Lui la infilzò coi suoi occhi simili a spade forgiate nel ghiaccio.

«Quel poco che hai visto, intendo, dato che lo hai potuto ammirare sempre e solo coperto dal costume» precisò con un’accentuata ironia.
Cat avrebbe voluto smentirlo e informarlo che non solo l’aveva visto talmente bene da poterglielo descrivere nei minimi particolari ma che lo aveva pure accarezzato.

«Sì, abbastanza. Lo trovo molto sexy» rispose compiaciuta, nella speranza di scalfirlo anche solo un pochino.

«A me non sono mai piaciuti i tatuaggi» le rivelò lui con un timbro misterioso, riportando lo sguardo oltre l’oblò.
Cat aggrottò la fronte con aria interrogativa, non capiva affatto perché avesse tirato fuori quel discorso. Lo odiava quel suo modo sfuggente di parlare.

«Perché pensi a tutte le malattie che si possono contrarre da un ago non sterile?» lo sfotté, illudendosi per un attimo di poter scherzare con lui come prima.
Adriano ruotò di nuovo il viso verso di lei e la inchiodò con lo sguardo, quasi oltraggiato dalla superficialità della sua osservazione.

«Non vorrei mai avere qualcosa di indelebile sulla mia pelle. Devo essere sicuro di potermene liberare in qualsiasi momento. Arriverei al punto di scuoiarmi vivo con un coltello o a ustionarmi per strapparmelo via» le spiegò con una conturbante luce negli occhi. Le lasciò addosso la sensazione che i tatuaggi c’entrassero ben poco col suo discorso.

Paura delle cose permanenti: lo aggiunse alla sua lista mentale delle cose che aveva scoperto di lui.
Lo vide formare un piccolo palloncino con la gomma e poi scoppiarlo. Era già la terza che metteva in bocca, forse era un modo per combattere la voglia di fumare.

«Ah, dimenticavo. Leo sa di Capodanno» la informò con la stessa nonchalance con cui un tale alla fermata dell’autobus avrebbe potuto chiederle se l’N24 era già passato.
Senza guardarla, tornò ad armeggiare col proprio iPod davanti al suo viso sbiancato, pronto a rificcarsi gli auricolari nelle orecchie e a ignorarla fino all’atterraggio.

Ira. La Sindrome di Didone (Vol.3)Where stories live. Discover now