4. (Non editato)

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«Abbiamo la casa tutta per noi...» Giorgio si avvicinò quatto quatto alle spalle della moglie, mentre lei era indaffarata ad affettare i pomodori.

Veronica si lasciò sfuggire un sospiro di beatitudine, quando sentì le sue labbra bollenti scorrere sul collo. «Non che di solito sia un problema quando non lo è» gli fece notare con un sorriso furbo. Lo facevano tranquillamente anche quando le ragazze erano in casa, in effetti. Con molta discrezione di giorno e osando di più la notte.

L'uomo le circondò la vita con le braccia e se la schiacciò addosso, facendole percepire tutto il desiderio che aveva di lei. Le sollevò la gonna del tailleur lentamente.

«Lo so, però possiamo farlo dove vogliamo senza di loro, qui sul tavolo della cucina per esempio...» le propose suadente.

«Ho il polpettone nel forno, Giorgio... si brucerà» ansimò lei, illanguidita dalle sue mani che scorrevano avide lungo le cosce.

«E a me non ci pensi? Pure io sto bruciando...»

Veronica cedette sotto le sue carezze, gli arpionò il collo e gli permise di prenderla in braccio per stenderla sul tavolo.

Giorgio le abbassò i collant senza preoccuparsi di sfilacciarli e le spostò gli slip per stuzzicarla con le dita, mentre lei gli tirava fuori la camicia dai pantaloni e gli sbottonava la patta con impazienza.

Quando si unirono gemettero beati all'interno della bocca dell'altro, prendendo a baciarsi languidamente. Quella sensazione non era mai cambiata, nemmeno dopo ventidue anni di matrimonio. Stare dentro di lei era come tornare a casa.

«Hai sentito?» si irrigidì all'improvviso la donna, scostandosi un po' da lui.

Giorgio percepì in modo distratto il motore di una macchina fermarsi e l'inconfondibile tonfo di sportelli sbattuti in prossimità della villetta.

«Cosa?» mugolò lui nel suo orecchio, riagguantandola per i fianchi e ricominciando a muoversi dentro di lei.

«Una macchina» boccheggiò l'altra con la voce deformata dal piacere, per un attimo dimentica del suo sospetto.

«Io sento soltanto quanto ti voglio» Giorgio sorrise mascalzone e affondò in lei con una spinta più decisa.
Veronica gettò il capo all'indietro, l'orgasmo stava per arrivare per entrambi, ma l'ennesimo rumore la fece trasalire.

«Amore, sono seria! Qualcuno sta entrando in casa!» esclamò concitata, obbligandolo ad arrestarsi con le mani affondate nelle sue spalle a fare pressione.

Giorgio emise un grugnito colmo di frustrazione e scivolò con riluttanza fuori dal suo corpo.

«Se è quella rompicoglioni di tua madre, giuro che ̶ »

«No, no, non può essere lei, è a giocare a Bridge con le sue amiche» lo smentì subito, trafelata.

«Mamma, papà! Sono tornata!» cantilenò una voce squillante e spensierata proveniente dal salotto.

«Elisabetta!» realizzarono all'unisono con gli occhi fuori dalle orbite, facendo per ricomporsi in fretta.

Giorgio si riallacciò i pantaloni e vi risistemò la camicia all'interno in tempi record, mentre Veronica si lisciò la gonna e si ravviò i capelli stampandosi in viso l'espressione più disinvolta che il suo repertorio poteva vantare.

Avevano fatto pratica grazie a tutte le volte in cui le figlie avevano rischiato di beccarli, ma un osservatore attento avrebbe capito benissimo dalle loro facce scarmigliate cosa stavano facendo fino a pochi attimi prima.

Ira. La Sindrome di Didone (Vol.3)Where stories live. Discover now