e p i l o g o

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Come di consueto, dopo aver riordinato la cucina e aver lavato a terra, Rikki si concede una sigaretta sul terrazzo della struttura.

Oggi è una di quelle giornate piovose e stressanti, dove non va mai niente per il verso giusto. A partire dal fatto che Alec, distratto com'è a volte, ha rovesciato un intero pentolone di pollo al curry, toccando poi a lei rifarlo, e perché le è stato detto che un ragazzino di cui si era presa cura appena arrivata, è stato trovato morto per strada quella mattina investito da una macchina. Lui era di origini africane e per far sopravvivere i suoi genitori e i suoi fratellini, gli mandava dei soldi spacciando della droga. D'altronde lo avevano mandato in America per cercare nient'altro che un po' di fortuna.

Rikki a quel ragazzino ci teneva. Lo percepiva alla stregua di un fratello, e per questo quando è giunta la notizia calde lacrime le sono sgorgate giù dagli occhi.

Ha pensato che la vita fosse ingiusta, che desse tutto a chi non meritava niente e niente a chi invece meritava tutto.

Un ossimoro da brividi.

Così come è successo a Laretta Bistim, la compagna del liceo di cui parlava a Conrad un po' di tempo fa. Le è balenata in testa persino lei perché Gledis qualche giorno fa le ha telefonato mettendola al corrente dell'incidente fatto da Laretta in auto.

Non conoscono né le cause né null'altro, però entrambe pensano che la Bistim abbia voluto dare una mano alla morte per portarsela via con sé. E le dispiace da morire.

Nessuno merita di soffrire.

La Camel si è consumata tra le dita della giovane senza che quasi ne fumasse neanche metà. Per questo, la butta via frustrata, poi rientra e con i pensieri rivolti al ragazzino morto si dirige nel mini appartamento della foresteria per andare a riposarsi un po' prima del turno serale, ma sulla porta trova qualcuno ad aspettarla.

Conrad Boden.

Il cuore precipita in un vortice dal quale fa fatica a risalire.

🌗🌗

«Ciao, ragazzina», la sua voce è melliflua, roca e fa salire sulle guance di Rikki un bel po' di calore che tenta di mascherare abbassando lievemente la testa.

Le chiavi le tintinnano nella mano, quasi scivolano dal palmo, gli occhi rivolti a tutto tranne che a lui.

Non se lo aspettava.

Rikki non se lo aspettava, accidenti! L'ha colta impreparata, senza sapere né cosa dire né cosa fare. Ma infondo non può negare che non le faccia piacere la sua presenza lì, che non instilli un moto di felicità e voglia di saltargli addosso per abbracciarlo e baciarlo fino a perdere il fiato. Eppure continua a stare ferma.

«Perché sei qui, Conrad?» riesce poi a mormorare schiarendosi la voce e sorpassandolo per inserire la chiave nella toppa. Dopo, aperta la porta, entra e la lascia socchiusa per farlo passare. Solo che lui non muove un passo.

«Perché non posso essere qui, Rikaela?»

«Ti prego...»

«No ti prego lo dico io, ragazzina.» Sbotta, macinando i passi che gli restano e prendendola da un braccio per farla voltare verso di lui. «Te ne sei andata senza manco darmi spiegazioni, per giunta per messaggio, non rispondi alle chiamate e se permetti che cazzo sta succedendo lo vorrei sapere. Eravamo qualcosa, o mi sbaglio?»

A quell'ultima affermazione lei ride e si stacca velocemente, andando a sedersi sul divano. Il volto è una maschera indiavolata.

«Ah sì? E che cosa, sentiamo? L'ultima volta che ci siamo parlati ci hai tenuto a ribadire che non potevamo stare insieme perché sono una ragazzina viziata, che siamo incompatibili e altre stronzate. Quindi, adesso, fammi capire, che cos'è che ti ha fatto cambiare idea? Pensavo che andandomene ti avrei risolto un problema...», snocciola acida, incrociando le gambe al petto e fissandolo avvicinarsi a lei e piegarsi alla sua altezza. In seguito prende ad accarezzarle una mano leggiadro, studiandola.

«Sei bellissima, Rikaela. E sai cos'è che mi ha spinto a essere qui oggi? Il fatto che mi sono reso conto di amarti.» Ammette Conrad, sorridendo. «Sì, hai capito benissimo: io ti amo, Rikaela Suarez. Ti amo e non ho intenzione di vivere un giorno in più senza di te. Abbiamo già perso troppo tempo, cazzo»

«Chi ti ha dato l'indirizzo?» Di tutte le cose che poteva dire, solo questo è riuscita a mormorare. Difatti il tatuatore ne rimane basito, ma risponde comunque.

«Allegra»

La castana annuisce, prolungando il silenzio, infine, trascorsi due minuti, si mette in piedi e gli lancia le braccia al collo. «Sei uno stronzo, Conrad Boden, ma ti amo da morire. Mi sei mancato tanto in questo mese»

«Pure tu, piccola impertinente.» Ribatte, stringendola a sé e baciandola subito dopo.

È proprio vero che senza l'amore il mondo non esisterebbe.

D'altronde, chi l'ha creato doveva essere per forza innamorato.










#Spazioautrice
Buon pomeriggio miei adorati fiorellini, come state?🤍🌻
Io super mega felice di essere riuscita a concludere Mostri sotto al letto. Non è venuto come volevo questo finale, lo ammetto, avrei dovuto essere più.... Descrittiva, ma vi prometto che in fase di revisione tutto verrà approfondito 🤍
Allora, che cosa ne pensate? Siete felici?
Fatemi sapere tutto ciò che pensate 🤍
Vi voglio un sacco di bene e vi ringrazio per ogni singola cosa. Questa storia ha quasi raggiunto le 120k visualizzazioni solo grazie a voi, vi amo immensamente 🥰🤍
Ah e per chi si fosse perso l'annuncio, Ti cerco tra i petali di rosa è disponibile su Amazon in formato cartaceo ed ebook 🌹
Buon fine settimana 😘

Mostri sotto al lettoWhere stories live. Discover now