c a p i t o l o 23 - Sparire

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N.A.: vi rubo giusto due minuti prima che voi leggiate, perché ci tengo a dire due parole su questo capitolo.
Non era previsto che uscisse così, no, la scaletta è cambiata in un'istante e anche le mie idee, ma forse non è poi così sbagliato.
Mostri sotto al letto sta per subire un cambiamento che la porterà a percorrere strade diverse da quelle predestinate, ma non tutto è ancora perduto.
Credetemi.
Non lo è affatto.

🌗🌗




Nel frattempo che le bambine si dividono le rimanenze dell'impasto della torta e quest'ultima cuoce in forno, nonna Gabriella sistema la cucina, cercando anche di non far sporcare troppo Anemone e Lindsey. Conrad e Rikki, invece, sono seduti sul terrazzo stretti in una pesante coperta a fumare una sigaretta e fissare il paesaggio. Alcuni fiocchi di neve stanno iniziando a cadere, rendendo New York ancora più bella.

Messi così, tutto sembra respirare nel cuore della studentessa e tutto pare migliorare in quello del tatuatore.

«Sai, c'è un dettaglio che prima ho finto di non vedere», per questo non le viene difficile dar voce ai suoi pensieri.

«E cioè?»

«L'albero di Natale.»

«Non sei obbligata a parlarne se non vuoi». Lui posa la Winston Blue nel posacenere e le prende le mani, baciandone il dorso. Lei si sente avvampare, sorride e sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«No voglio, Conrad... voglio

Poi fa una pausa, ascoltando il rumore della città, le gomme delle auto che sfregano sulla strada, la musica provenire da qualche bar, gente che grida, scherza, si diverte.

New York è sempre di fretta, anche con il freddo a congelare le ossa.

New York è stupenda perché non perde mai di vitalità.

«Quelli che hai visto oggi sono i miei genitori adottivi, di quelli biologici non so niente. Terry e Penelope all'inizio erano due persone dolcissime, disponibili, amorevoli, fino a quando non è nata Lindsey.

Lindsey mi ha portato via da loro, Lindsey è stata colei che ha distrutto tutto, ma non gliene faccio una colpa. La responsabilità riguarda soltanto i miei.

Soprattutto mia madre.

La detesto con ogni fibra del mio essere. E il Natale mi ricorda il periodo più brutto della mia vita.

L'ho sempre trascorso con loro, anche da più grande, ma quando si è piccoli e si smette di sentirsi amati anche in una festività del genere non si ha più voglia di concedersi di viverla.» Racconta, tirando su col naso e osservando la sigaretta che, non spenta del tutto, emette del fumo. Incrocia le braccia e sospira, giocherellando con il bracciale di Conrad.

Lui, che le ha lasciato le mani dopo il suo gesto, scuote il capo, triste. Un po' si rivede in lei e nel suo dolore, nella mancanza dell'amore di un padre e di una madre. Del sentirsi non voluti da coloro che dovrebbero essere i primi ad amarti.

«Oggi dalla psichiatra ho avuto un attacco di panico perché si sta avvicinando il 24 dicembre e io vorrei solo che sparisse il più in fretta possibile». Ammette, mentre Conrad getta la sigaretta nel posacenere.

«Se non avessi mia nonna e Anemone, penso che trascorrerei delle festività di merda anch'io»

«Da quanto vivi con lei?»

«Praticamente da sempre. Diciamo che i miei è come se non mi avessero mai voluto». Taglia corto Conrad, ingoiando della saliva.

Per un po' il silenzio cala tra i due, fin quando non è Rikki a romperlo. «Non capisco come si possa mettere al mondo un figlio e poi... e poi lasciarlo da solo»

Mostri sotto al lettoWhere stories live. Discover now