c a p i t o l o 24 - Ascoltare sé stessi per poter rinascere

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Negli abbracci Rikki avrebbe sempre voluto perdersi, continuare a farlo, soprattutto in quelli dei suoi genitori, ma la verità era che erano scaduti anche quelli a lungo andare, come dello yogurt dimenticato in frigorifero. E così avevano perso valore, anche adesso che aveva di nuovo suo padre e sua madre davanti agli occhi. In particolare quest'ultima con la rabbia a serpeggiarle in volto.

Era nera per il casino successo tra Lindsey e Rikki, perché l'aveva abbandonata tra le braccia di qualcuno che loro non conoscono, e che fondamentalmente neanche la sorellina conosce. Perciò Penelope è contrita in espressioni di puro odio mentre scruta la castana asciugarsi di nascosto le lacrime e mostrarle comunque indifferenza.

«Chi era quello, Rikaela? Non te lo chiederò una seconda volta.»

«Nessuno»

«Il tuo ragazzo?»

«Un conoscente, mamma»

"Sì conoscente.
Bugiarda."

«Perché ti sei comportata in quel modo? Avresti dovuto badarci tu a tua sorella, e non farlo fare a quello...», l'ultima parola le esce con un tale disprezzo che fa ingoiare a Rikki un groppo amaro in gola. Un po' perché ha ancora in testa l'immagine di Conrad incazzato nero che la guarda con stizza e un po' perché sa che comunque la sua "famiglia" uno coi tatuaggi e l'aria da gangsta accanto a lei non lo accetterà mai.

«Quello ha un nome, si chiama Conrad»

«Non mi interessa il suo nome», gracchia Penelope, «Voglio sapere soltanto perché hai lasciato Lindsey con lui»

Rikki sospira, frustrata. «Avevo da studiare, mamma, e... e mi sono dimenticata, okay? Abbi pazienza se non sono la figlia perfetta che hai sempre voluto, se non sono in grado di fare la sorella, se sono semplicemente una ragazzina con mille problemi. Mi sono stancata di venir sempre giudicata, fatta passare per ciò che in realtà non sono, essere presa in giro e amata a metà. Adesso basta.» Con uno scatto la Suarez si alza dal divano e, passandosi una mano davanti alla faccia per cercare di placare il nervoso, fa per uscire dalla stanza, ma suo padre la richiama.

«Ti prego, parliamone... non andartene»

Lei ridacchia, girando il volto verso l'uomo. «Di che cosa dovremmo parlare, papà, mh? Anche per te non valgo molto, o mi sbaglio? Quindi scusami se preferisco andarmene per un po'...»

«Dove? Cosa stai dicendo?» replica lui.

«Non so ancora dove né quando, ma vi giuro che me ne andrò presto. Ho bisogno di cambiare aria, perché adesso ho capito chi sono veramente i miei mostri sotto al letto: voi. Siete sempre stati voi, e non il fatto che i miei veri genitori mi abbiano abbandonato, ma voi, quelli che avrebbero dovuto amarmi incondizionatamente. E i mostri vanno sconfitti, no?» Detto ciò prende la borsa dal divano e sparisce da quella casa, tornando in auto e scappando in università.

Gettare fuori tali parole le ha tolto dal petto un grandissimo macigno, un macigno che si portava dietro da troppo tempo e che a lungo andare l'avrebbe soffocata.

Ora guarda alla vita in un altro modo, in un modo gioviale, ricco di positività.

Ora per Rikki sta per iniziare qualcosa di nuovo e bello, e lei sa anche cosa vuole andare a fare e dove: aiutare i bambini meno fortunati a Chicago tramite il volontariato.

A una lezione di giornalismo il suo professore aveva fatto accenno a questa cosa parlando della fame nel mondo e lei si era subito incuriosita. Non sono molti purtroppo i reporter che trattano l'argomento. C'è molta disinformazione a riguardo e anche menefreghismo, anzi, soprattutto quello e Rikaela è stanca delle ingiustizie.

E poi è uno dei suoi sogni nel cassetto quello e sente che adesso è arrivato il momento di realizzarlo.

Tornata in università, la prima cosa che fa è cercare su internet se c'è qualche annuncio riguardante l'argomento, e quando trova un articolo dove sta scritto che per consegnare il mangiare in una casa d'accoglienza mancano i volontari, lei chiama immediatamente il numero segnato e si mette d'accordo con la responsabile per un colloquio su Zoom.

Rikki ne è immensamente felice.

Sa che quest'esperienza l'aiuterà a ritrovare sé stessa.

🌗🌗

Come promesso, il giorno dopo con la signorina Francis, Rikki intavola una lunga conversazione su Zoom dove racconta il motivo per cui vuole lasciare l'università e la sua intera vita lì a New York per dedicarsi a questo progetto. Le dice che con la sua famiglia non sta bene da anni, ma che adesso è diventato ancora più ingestibile viverci. Che gli attacchi di panico sono tornati più frequenti di prima, che con il ragazzo di cui è innamorata le cose vanno bene una volta sì e dieci no e che è stanca di dover fare finta che possa andare avanti così, quando la soluzione migliore è cambiare aria.

Le confessa inoltre che quell'esperienza potrebbe formarla, che potrebbe avviarle una carriera di giornalismo non indifferente se alla sua conclusione ne parlasse col mondo intero, e che ha bisogno di ciò per ritrovarsi.

Per far smettere di parlare i mostri sotto al letto.

Aiutare i più bisognosi adesso è la cosa che più le preme fare.

Francis, quello stesso pomeriggio, le invia il contratto da firmare per email dicendo che l'aspetta alla conclusione della settimana.

Rikki la ringrazia e, dopo averle rimandato i documenti, comincia a preparare la valigia.

Allegra arriva nello stesso istante in camera, trafelata e con una miriade di libri tra le braccia. Getta voracemente la cartella sul letto insieme ai volumi e si siede qualche passo più in là, fissandola dubbiosa.

«Te ne stai andando?»

«Sì, Alle.» La castana non si ferma neppure un istante, continuando a infilare tutti i vestiti che possiede nella valigia.

Ad Allegra si pianta un nodo nella trachea, perciò si alza e va a prenderle le mani.

«Perché?»

Rikki allora si ferma e con il cuore dolorante eleva il volto nella sua direzione. «Perché non sto più bene qui, perché ho bisogno di cambiare aria e fare qualcosa per cui valga la pena vivere»

«E l'università? E io? E... Conrad

Ad ascoltare quel nome a Rikki si ferma il battito un momento, poi fa un sorriso amaro. «Con Conrad non credo possa proseguire, Alle. Forse ha ragione lui a dire che siamo troppo diversi e che la differenza d'età conta più di quanto si pensi.»

«Ma non... gliene hai parlato?» Allegra è dispiaciuta.

«Gli scriverò un messaggio appena sarò sull'aereo», comunica. Sembra apatica mentre lo dice, in realtà dentro sta soffrendo come un cane.

A quel punto Alle l'abbraccia di slancio, accarezzandole i capelli. «Dove andrai?»

«A Chicago, ad aiutare i più bisognosi in una casa che accoglie i senzatetto. Ti manderò l'indirizzo così potrai venire a trovarmi tutte le volte che vorrai.» Sorride Rikki.

«È una bella cosa», annuisce l'amica.

Rikki sospira. «Spero mi aiuti a chetare una volta per tutte i mostri sotto al letto.»









#Spazioautrice
Quanto tempo è passato dall'ultimo aggiornato di questa storia... Mh, troppo tempo.
Davvero troppo tempo.
E mi scuso immensamente di ciò ma solo pochi giorni fa sono riuscita a completare la stesura di Mostri sotto al letto.
Ebbene sì: MSAL ha trovato la sua conclusione.
Tra l'altro, avevo pensato di pubblicare stasera tutti e 2 i capitoli + epilogo che mancano ma non ce la faccio. Però uno volevo comunque darvelo e quindi et voilà ✨
Spero la sorpresa vi abbia fatto piacere🤍
Beh che dire... Non tutto è come sembra.
Restate sintonizzati😘
Vi mando un grosso abbraccio e vi ringrazio per la pazienza 🤍

Mostri sotto al lettoWhere stories live. Discover now