c a p i t o l o 20 - Niente di perfetto

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Il sole pallido entra dalle fessure dell'avvolgibile, illuminando fiocamente qualche angolo del letto di Rikki.

Le coperte frusciano quando lei muove le gambe al di sotto, nell'aria il profumo della colonia indossata da Conrad.

È giunto nella sua stanza da pochissimi minuti, sono appena le otto del mattino e, per forza di cose, ad Allegra è toccato andar via.

Sia lei che Rikki, non hanno dormito molto quella notte, perché hanno conversato su quanto accaduto in biblioteca il giorno prima.

Rikki non smette un attimo di pensarci e averlo ancora lì, stretto a sé, le fa rivivere ogni istante come se stesse accadendo in quel frangente. Come se fosse nuovo.

Le sue mani grandi ed esperte le lambiscono la pelle come se stesse toccando della seta, con cura, ma anche con ingordigia. La bocca è rovente a contatto con la sua, le lingue che si cercano, unendosi in qualcosa di melodioso. Come parole a comporre una poesia.

E lì, tra le pieghe degli schiocchi dei baci e della fame, degli ansiti e delle carezze, non esiste niente. Soprattutto, non esistono i mostri sotto al letto, le paure, i sogni da imbastire, i lemmi cattivi di sua madre.

Niente, non c'è spazio per niente. Solo per sentirsi vivi, per sentirsi inglobati in una vastità di colori che fa splendere il cuore. Che cura e cicatrizza ogni dolore.

Perché Conrad Boden dal primo istante è stato questo: una medicina di cui Rikki non può più fare a meno.

«A che pensi?» domanda lui, spostandole alcuni capelli dietro l'orecchio sinistro e depositandole un bacio sul naso.

Rikki si annoda ancora di più a lui, stringendogli le gambe sulle natiche e mordendosi un labbro, da vera provocatrice. Lui, allora, le sfiora l'intimità da sopra le mutandine, spingendo il bacino in quella direzione. Lei dilata le labbra in un verso di pura goduria.

«A quanto sei sexy, tatuatore»

«Se non la pianti di fare così sarò costretto a fotterti», ribatte, pressando i gomiti sul letto e guardandola togliersi la maglietta del pigiama. I seni gonfi e sodi sono talmente invitanti che non può fare a meno di passarci la lingua sopra e succhiarle un capezzolo.

Lei inarca la schiena e gli strizza i capelli con la mano. Averlo così le fa esplodere fuochi d'artificio nella pancia, è una sensazione bellissima. Si sente desiderata, bella, speciale. Si sente bene per la prima volta nella sua vita. E spera che tutto questo non finisca mai e che tra loro non ci sia soltanto del sesso, ma che stia sbocciando l'amore, perché lei è proprio così che se l'è sempre immaginato.

«Come se ti dispiacesse», borbotta lei.

«Quindi ti sono mancato?» mormora, salendo sul collo e infine sulle labbra, inglobandole ancora.

Rikki emette un lamento, contorcendosi vogliosa.

Quanto lo amo, pensa.

«No», ride poi, giocando.

«Neanche il mio cazzo?» la provoca, afferrandole la mano e trascinandola nel punto menzionato, sopra i boxer. Avvertirlo bollente e pronto per lei la fa sorridere. Si sente le guance andare comunque a fuoco, non essendo molto abituata. Erano anni che non scopava con qualcuno.

«No, neanche quello», conferma in seguito, non evitando però di strusciarcisi contro.

Lui resta al gioco, ma l'ha capito che sta mentendo spudoratamente.

«No?» La bacia.

«No.» Dice. «Però questa mattina mi sono svegliata buona», continua, infilando le dita nelle mutande.

Mostri sotto al lettoWhere stories live. Discover now