25 - Verità sconcertanti (parte 1)

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«Che ho portato un messaggio per uno di loro.»

«Che hai portato cosa?»

«Smettila di parlare, ricordi cosa ti ho detto su Bert 29 il mio apprendista?»

Alzo gli occhi al cielo in un verso di stizza ma taccio, ricordo bene come lo ha definito: lento e chiacchierone. E durante una missione non si parla. Ricevuto.

Nella corsa non faccio che osservare il perimetro in cerca della zona in cui vengono trasferiti i Crescenti, con la speranza che il settore sia ben segnalato, perché senza indicazioni temo che non riuscirò mai a trovarlo, e devo raggiungerli prima possibile, parlarci. Non credo a una parola di quello che mi ha detto Natan, in un certo senso la penso come il pilota e credo che i vadisiani mentano. Forse lo spero. Immaginarmi innestata mi fa venire voglia di strapparmi la pelle.

«Che ti prende, Selina? Stai al passo, non restare indietro» incita Morgan.

E poi Natan è stato una delusione, ha abbandonato la nave sapendo che sopra c'erano tre persone e un solo paracadute. La verità è che posso fidarmi solo del mio istinto, e il mio istinto dice che devo trovare i colleghi di Pangea a ogni costo.

«Non ho capito dove vorresti andare, Morgan, ma io vado a cercare il settore dei Crescenti» allungo le falcate per restare al suo fianco.

«Non ora» mi arpiona il braccio e mi spinge ad accelerare.

Lo strattono. «Ora invece! Non so cosa devi fare con un fabbro, ma io ho bisogno di parlare con i genetisti...»

«Non ora!» stringe la presa e mi tira.

«Morgan!»

«Allora aveva ragione quel Reminiscente, tu credi che loro potranno risolvere il problema delle tue fantomatiche anomalie...»

«Non sono fantomatiche! Il fatto che voi non riusciate a vederle non significa che non ci siano...»

«Il fatto che nessuno le veda significa che non esistono. Muoviti, Bert, da oggi ti chiamerò Bert.»

«Non ci provare!»

Ride di me, come uno stupido impunito. Mi fa una tale rabbia.

«Andiamo, Bert, non perdere il ritmo.»

«Smettila di chiamarmi Bert!»

«Smetterò quando non sarai più lenta e nevrastenica come lui» mi strizza l'occhio.

Inizio a pentirmi di averlo baciato.

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È chiaro che Morgan conosce molto bene questo luogo, per come si muove agilmente e per come prende direzioni senza un attimo di esitazione. Suppongo sia per il suo lavoro, se ha riportato qui molti fuggitivi avrà attraversato spesso queste zone. Quello che non capisco è la ragione per cui stiamo correndo acquattati lungo uno snodo al terzo piano dell'edificio della fabbrica, ma non posso fare domande o si rimette a chiamarmi Bert.

«Ecco, siamo arrivati» sussurra indicando una porta di ferro.

C'è un cartello con su inciso: casa dell'uomo senza dita.

Immediatamente mi ritraggo in un sussulto.

Morgan mi prende la mano con un sorriso da canaglia e immagino che voglia significare che non ho nulla da temere. Oppure vuole farmi capire che le dita le ha tagliate lui a quest'uomo perché – come direbbe Natan – è un cattivo ragazzo. In fondo lo ha minacciato di tagliare gambe e braccia anche a lui, quando eravamo a Vadis. Magari quando va a caccia taglia parti del corpo ai fuggiaschi con quel coltellino che ha tirato fuori sul paracadute e poi conserva i trofei come un sadico...

Middle Ground Chronicles - SELINATempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang