Capitolo cinque.

146 14 8
                                    

"Che cos'è quello?" chiesi indicando la grande busta blu di carta appartenente a qualche negozio "Non eri quella che doveva risparmiare?"

"Ma no cosa hai pensato." mi sorrise Vanessa venendosi a sedere di fianco a me sul divano "Le ho prese dal magazzino, avevano intenzione di mettere tutta questa roba ad ammuffire così mi sono sentita in obbligo di salvarla."

"Presa? Perchè non c'è una sola busta?"

"No." mi strizzò l'occhio lei "Ce ne sono molte altre in auto ma qua dentro." disse afferrando la busta dal tavolino e mettendosela sulle ginocchia "C'è il tuo outfit per domani."

"Quindi tu mi stai dicendo che hai rubato dei vestiti dal tuo lavoro per darli a me?"

"Tecnicamente non è rubare." mi corresse lei "Ho salvato, che è una cosa buona, no?"

"Ti prego Vanessa, insegnami ad essere buona come te." borbottai sarcasticamente.

Lei si limitò a farmi di nuovo l'occhiolino prima di affondare le mani dentro la busta color oceano e tirarne fuori quelli che erano vestiti che, anche se avessi lavorato per un intera vita da fattorino, non mi sarei potuta permettere.

"L'ho scelto insieme a Caleb." disse tirando fuori l'ultimo pezzo dell'intero outfit che per l'esattezza comprendeva: maglioncino bianco a maniche lunghe e collo alto di una taglia -forse di più- più grande di me, una gonna color pesca lunga fino al ginocchio ma che aveva una spaccatura molto profonda davanti e due stivaletti a tacco 8 color pesca coi laccetti bianchi.

Non era niente male, ma che dico, era esattamente nel mio stile quel outfit: non troppo elegante ma anche professionale.

"Lo adoro." dissi prendendo lo stivaletto dalla mano di Vanessa e rigirandomelo tra le mani "Davvero, grazie."

"Caleb lo diceva che ti sarebbe piaciuto, il suo istinto sulla moda non fallisce mai."

"Adoro quel ragazzo." dissi ripensando a Caleb, un amico gay di Vanessa che mi aveva fatto conoscere due anni fa, esattamente quando è entrata a lavorare alla Cosmopolitan.

"E lui adora te." mi disse alzandosi dal divano "Ora però devo andare a farmi una doccia, tu intanto fai qualcosa da mangiare che ho fame."

"Oh non ho fame io, mi sono già fatta un sandwich." dissi mentre riponevo le varie cose dentro la busta di carta "Ma posso farti qualcosa."

"Si grazie, e dopo parliamo del tuo primo giorno di lavoro, okay?" mi sorrise lei prima di sparire dal salotto.

Emisi un profondo sospiro e mi sedetti sul bracciolo del divano, strofinandomi poi la faccia stanca con le mani al ricordo di ciò che era successo quel giorno.

Quando ero tornata a casa, esattamente alle sei -avevo trovato traffico a New York- avevo subito aperto il frigorifero ed estratto una grande vaschetta di gelato al pistacchio di mezzo chilo e, dopo che mi fui infilata una tuta extra large, mi ero appallottolata sul divano con una coperta di plaid mentre con sguardo perso osservavo la tv che in quel momento stava trasmettendo una puntata di Pretty Little Liars e, nonostante amassi alla follia quella serie televisiva, non prestai ascolto ad una solo battuta del film mentre mangiucchiavo il gelato e, quaranta minuti dopo, avevo non solo finito il gelato e il film, ma avevo anche cominciato a mangiucchiarmi le unghie dal nervoso.

Perchè? Avevo semplicemente paura di ciò che mi sarebbe potuto succedere l'indomani al lavoro; non avevo poi tanta paura di essere licenziata perchè andiamo, quel lavoro non solo era poco pagato, ma faceva anche schifo, quindi il mio terrore era essere umiliata o addirittura derisa dai miei colleghi o peggio ancora, dal signor Styles sull'accaduto.

Imperfection - [ Harry Styles ]Where stories live. Discover now