09. We were kids when we met (2/2)

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Ginger's POV

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Ginger's POV.

Rumori ovattati provenienti dalla cucina mi fecero rizzare le orecchie. Due voci si mescolavano tra loro in maniera confusa, creando un sottofondo di sibili e parole incomprensibili pronunciate a bassa voce.

Mi passai la mano fra i capelli, stiracchiandomi e facendo scrocchiare il collo.

Con un occhio aperto e l'altro ancora chiuso, mi alzai dal letto con uno scatto goffo e scesi di sotto, facendo attenzione a non mancare nessuna scala.

La moquette di queste ultime fu un sollievo per le piante dei miei piedi, non abituate al freddo del pavimento. Era da tempo che non dormivo in maniera così profonda in una sola tirata. Normalmente mi svegliavo più volte nell'arco della notte, e restavo a fissare l'intensità senza forme del buio, nella speranza di riaddormentarmi al più presto.

«Non berrò mai più in vita mia», si lamentò quello che riconobbi essere Jake. La sua voce era graffiante, accompagnata dal solito tono che virava sull'insolenza.

Certo, come avevo potuto dimenticarlo? La scorsa notte si era ubriacato. E di colpo flash istantanei catturarono la soglia dei miei ricordi: il Turandot, Felix, Edrick Blanchard e quella scritta misteriosa sul retro della fotografia.

Troppe cose da assimilare tutte insieme.

«Dici così tutte le volte», ribatté prontamente Esther. Nel suo tono di voce, invece, sembrava esserci soltanto diffidenza.

«Stavolta è vero, però.»

«Mmh...»

Quello che somigliava ad uno sbuffo annoiato susseguì quel mugugno. «Ma che vuoi...»

«Non ti credo neanche un po'.»

Okay, è ora di entrare. Volevo evitare di incappare in scene poco ortodosse, quindi dovevo sbucare dal nulla e insinuarmi nella mia cucina.
Già, dovevo imbucarmi nella mia cucina, prima che quei due iniziassero a flirtare sui miei sgabelli.

«Buongiorno» , asserii con tono carico, aprendo la mano a ventaglio per sventolarla in un saluto lieve. Non guardai in faccia nessuno dei due, puntellando lo sguardo sulla superficie della cucina, alla ricerca della caffettiera.

«Ma guarda chi c'è. Ben svegliata!», mi salutò Esther con fin troppo entusiasmo, ma tra le righe sembrava mi stesse dicendo: «ottimo tempismo, Ginger! Non potevi dormire un altro po'?»

«Buongiorno. C'è del caffè?», domandai, fermandomi di fronte al frigorifero per poggiarmici di peso con la schiena. Finalmente fissai entrambi. Il mio sguardo catturò quello di Jake, che non mancò di riservarmi il primo commento aspro della giornata.

«Io mi sono sbronzato, ma tu hai la faccia da morta. Le cose funzionano al contrario, in questa casa?»

«Grazie, Jake. Ti preferivo svenuto sul divano, inerme e in silenzio», ribattei acida, roteando gli occhi verso l'alto.

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