11. Uno di loro

3.1K 212 232
                                    


"Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti come un cappellaio

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.



"Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti come un cappellaio. E per fortuna... io lo sono."

🎩 Travis' POV 🎩


«Posso farti una domanda?»

Quella voce gracchiante si levò fulminea nel cortile.

Lei chinò leggermente il capo, l'orecchino pendente si piegò sull'incavo nudo della sua spalla. Sembrava ben intenzionata a spremermi come dentifricio per ricavarne risposte accurate, adatte a soddisfare la sua sete di curiosità.

«Tanto me la farai in ogni caso, Esther», fu ciò che le risposi, conciso. Non potevo immaginare che potesse tirar fuori qualcosa del genere, però.

«Hai paura di essere felice, vero?»

Mi colpì sentirmi chiedere una cosa simile all'improvviso.

E l'unica reazione spontanea che riuscii ad avere fu un cenno, come uno strano risolino, che mascherava tutta la confusione che stavo provando. Si trasformò nell'immediato in una risata di breve durata.

Non mi capitava spesso di ridere nel bel mezzo di una conversazione, e non sapevo cosa mi avesse spinto a reagire in quel modo tanto inconsueto.

«Non ridere. E' così. Hai lasciato che se ne andasse senza neanche fermarla. Non hai lottato.»

Il sorriso mi si spense in fretta, lasciando spazio alla mia solita espressione dura. «Non c'è niente per cui lottare.»

Esther prese posto accanto a me, su una delle panchine nel cortile della Glasberry Academy. Davanti a noi si estendeva maestoso un tappeto di foglie autunnali, che arrossivano il paesaggio e lo rendevano conforme al freddo mese di Novembre.

Gli alberi erano spogli, dai rami rinsecchiti, mentre un vento pungente soffiava senza sosta. Le mura grigie e scrostate di quel castello sembravano come immerse all'interno di un giardino fiabesco, variopinto e allo stesso tempo morente, quasi il preludio di un inverno senza fine.

«Come puoi dire una cosa del genere? Lo hai fatto finora», mormorò. Sia io che lei osservavamo diritto davanti a noi, non ci guardavamo, troppo assorti da ciò che ci stava attorno.

«Tu dovevi vederla. Dovevi vedere il modo in cui mi guardava, aveva paura di me, era convinta potessi farle del male per davvero.»

«Immagino sia stato brutto, ma-»

La bloccai. «Brutto? E' stata la sensazione peggiore della mia vita.»

E ne avevo provate di cose tristi. Mi ero spesso immerso in situazioni più grandi di me, quasi a voler sfidare la sorte e me stesso, chiedendomi fin dove l'amarezza potesse arrivare.

Circondato da cose deformi e malfatte, tanto da credere che provare niente fosse un rifugio per l'anima.

Ma vedere Ginevra Middleton scappare via da me, che avevo trascorso gli anni migliori della mia vita a proteggerla, era stato come annegare una volta per tutte, con le tasche colme di pietre.

OFFLINE VOL. 3Where stories live. Discover now