03. It's a bad idea, right?

5.6K 299 355
                                    


Ginger's POV

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.



Ginger's POV.

C'era qualcosa di brutalmente ipnotico nello starsene sdraiati sul letto, in silenzio, con le braccia incrociate sul bacino e gli occhi rivolti verso il soffitto.

Avevo sfilato le Airpods, riponendole nella loro custodia, proprio per lasciare che i pensieri mi travolgessero nel loro fiume in piena.

Come ci ero arrivata fin lì?

Me lo chiesi per la prima volta quella mattina, mentre un fascio di luce invernale tentava di insinuarsi nella mia camera.
Ma non era abbastanza forte da oltrepassare la panca da letto.

Il sole d'inverno era proprio come mi sentivo: presente, ma non così tanto da essere vista. Comparsa, ma non protagonista.

Ero nell'inverno della mia vita, e questo significava che non emanavo abbastanza luce, che i miei raggi non oltrepassavano le cose, che le mie parole morivano ancor prima di esser pronunciate.

Come avevo potuto fidarmi?

Un sospiro leggero fuoriuscì dalle mie labbra, quando socchiusi gli occhi e mi ritrovai catapultata in quegli attimi che avrei soltanto voluto dimenticare.

Shane reggeva la pistola in modo deciso.

Il suo sguardo era iniettato di sangue, preso a morsi da un impeto di rabbia feroce. Una smorfia di disgusto gli avvolgeva la bocca, e non sapevo se fosse dedicato a me... o al gesto che stava per compiere.

Non era titubante, sapeva quel che faceva. E sapeva quel che voleva: uccidermi. Ma per quale ragione avrebbe dovuto farlo? Che cosa gli avevo fatto di così brutto da meritarlo?

«Shane...», la mia voce era ancora rotta di pianto. E il mio tono talmente flebile da sembrare un sussurro. Iniziai a tremare, e a sentire il cuore accelerarmi così tanto nel petto da potermelo squarciare.

«Devi stare zitta», mi ammonì severo, calcando sull'ultima parola con asprezza.

Il metallo della pistola mi stava lasciando un segno circolare sulla fronte, un'orma scavata, che sarebbe rimasta impressa sulla pelle come promemoria dei miei ultimi momenti di vita.

«Perché mi stai facendo questo?»

«Che cosa ti ho appena detto?»

Con la coda dell'occhio, mi resi conto che il mio cellulare giaceva immobile sul sedile del passeggero. Doveva esserci ancora l'applicazione di OFFLINE aperta.

Mi sarebbe bastato cliccare sull'icona del telefonino e pregare che il Cappellaio Matto rispondesse.
Ma per farlo, dovevo in qualche modo distrarre Shane.

«Pensavo di aver trovato un amico», mormorai con tono apatico, deglutendo a vuoto.

Lui strinse la mandibola, inclinando di poco il capo verso destra. «Pensavi male.»

OFFLINE VOL. 3Where stories live. Discover now