23. San Pedro

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Asia non aveva chiuso occhio per tutta la notte, le gambe strette al petto e il viso sprofondato tra le ginocchia. Aveva fissato a occhi spalancati la porta in legno di camera sua per ore interminabili, fin quando alcuni raggi ribelli del sole non si erano fatti spazio nel buio della camera che li aveva presto inglobati, rischiarando la stanza. Solo in quel momento aveva spostato gli occhi dalla porta alla finestra, appannata per il freddo degli ultimi giorni di Ottobre. Si strinse ancora di più nelle ginocchia, gli occhi rimasero spalancati. La sua stanza non le era mai sembrata più fredda, guardando il suo letto le cui coperte non erano nemmeno stropicciate, a differenza di quelle del letto di sua sorella dove era rimasta seduta per tutta la notte.

I suoi occhi vagarono nuovamente per la stanza, impuntandosi sulle fotografie appese, sui volti sorridenti che le restituivano un sorriso freddo e distante. La sua mente tornò all'immagine di Grace, tentando di trovare conforto nella sua immaginaria presenza.

Ma stavolta qualcosa mancava. I suoi occhi... Che forma avevano i suoi occhi?

Si alzò di scatto, non badando al formicolio che si disperse per le sue gambe, ma aggrappandosi a quel ricordo sfuggente. D'un tratto il volto angelico di sua sorella che tanto teneva gelosamente impresso nella sua mente, parve decadere e deformarsi. Com'erano le sue labbra? Di che tonalità era la sua pelle? Il suo naso era all'insù o all'ingiù?

"No..." Mormorò, camminando avanti e indietro per la stanza. Si stava pian piano dimenticando del suo volto e nessuna foto poteva ridarle la certezza che quella fosse sua sorella e non una prova che testimoniasse solo la sua perenne assenza. Una ragazza qualunque che una volta era qualcuno.

Rilasciò un sospiro tremolante, torcendosi le mani. Ma fu altro a farla sobbalzare, ovvero la maniglia della porta che si abbassava.

"Smettila di fare tutto questo rumore, io e tuo padre stiamo cercando di dormire." La ammonì sua madre, buttando la testa dentro la stanza e osservandola torva. Asia, però, era ormai stata risucchiata nei pensieri che solitamente la tenevano sveglia di notte. L'immagine dell'incidente ancora vivo davanti i suoi occhi, sembrava bruciarle le cornee. Sua madre sbuffò scocciata, entrando in camera e dandole uno spintone. "Mi vuoi rispondere? O sei diventata sorda?" La ragazza sbattè un paio di volte le palpebre, prima di aggrottare le sopracciglia e girarsi verso la donna che ancora la fulminava con lo sguardo.

"Che vuoi ancora?" Chiese brusca. Sua madre aggrottò ancora di più la fronte, puntandole un dito contro il petto.

"Non ti permettere a rivolgerti così a me, chiaro?" Asia alzò gli occhi al cielo. "Tua sorella non si sarebbe mai permessa. Sarebbe stato meglio se ci fossi stata tu al posto suo."

Le si spezzò il respiro, guardando sua madre dritta negli occhi. Tutte le volte che si era ripetuta questa stessa frase, non erano bastate ad attutire il dolore che sapeva prima o poi sarebbe arrivato da sua madre. Sentì lo stomaco venire strizzato, allungato e arrotolato dall'interno; i polmoni perforati con un ago appuntito e il fegato martoriato. Sentì le gambe tentare di cedere sotto il suo peso, d'un tratto impossibile da sostenere.

"Sei proprio una persona di merda." Sputò, spingendola lontana da lei, mentre le lacrime cominciavano ad accumularsi nei suoi occhi, facendole apparire il mondo appannato e confuso. Sua madre fece per ribattere, ma suo padre la batté sul tempo, entrando in camera con passo spedito e occhi di chi non era riuscito a prendere sonno per tutta la notte. Così dolorosamente simili ai suoi.

"Che succede qui?" Asia sentì il nodo alla gola farsi fin troppo stretto per riuscire a proferire anche una sola parola, quindi si limitò a tacere. Sua madre al contrario, si voltò rabbiosa verso il marito.

"Succede che Asia non ha un minimo di rispetto!" Urlò indispettita, sbattendo un piede a terra come una bambina che non aveva ricevuto il regalo che aveva richiesto a Natale. Asia sentiva il peso dell'aria gravarle sulle spalle, costringendola a tenere il capo basso con gli occhi ancora spalancati dalla consapevolezza che anche i suoi genitori avrebbero preferito vedere lei davanti a quella macchina piuttosto che la loro perfetta, bellissima Grace.
Suo padre le afferrò un braccio, scuotendola a destra e manca, urlandole contro parole che Asia non riusciva a sentire.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 19 ⏰

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