16. I Want You (She's So Heavy)

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C'era troppo freddo quel giorno.

Così freddo che Asia aveva dovuto abbandonare le sue converse per degli anfibi neri.

Se ne stava seduta al suo solito dietro la cassa, contemplandosi gli anelli argentati e marcando il passare dei secondi sbattendo la suola della scarpa contro il pavimento, come a tenere il tempo. Harry camminava in giro per il negozio con le mani dietro la schiena, sporgendosi a leggere i titoli dei nuovi vinili e cd arrivati qualche giorno o settimana prima.
Charlie veniva a lavorare solo i fine settimana, la scuola ormai lo teneva troppo impegnato per lavorare ogni giorno. Non l'avrebbe mai ammesso, ma quando non c'era lui, Asia si annoiava. Le mancava trovare album fuori posto e prenderlo in giro per questo, vederlo arrossire appena entrava quella ragazzina con gli occhioni blu o rimproverarlo insieme ad Harry quando arrivava in ritardo.

Harry si lasciò andare sulla sedia vicino le chitarre, lanciando un'occhiata ai bassi posti poco più avanti. Asia lo osservò qualche secondo, non avendo di meglio da fare. Non erano venuti molti clienti quei giorni, e quelli che venivano, finivano per dare quelle solite occhiate in giro per poi andarsene.

Portò lo sguardo sul suo cellulare, posato sul bancone della cassa. Quel giorno stava passando così lento che le venne quasi voglia di chiamare uno dei suoi amici e farli venire solo per avere qualcuno con cui parlare. Non che con Harry non ci potesse parlare, era praticamente parte della sua famiglia, ma aveva sempre i suoi sessant'anni e la stanchezza che ne deriva da quell'età. Come se le stesse leggendo nel pensiero, il suo capo spezzò il silenzio.

"Il tuo amico non viene oggi?" Chiese con voce roca che lasciava presumere avesse preso troppo freddo quei giorni.

"Mh?" Asia gli rivolse la sua attenzione, spostando pigramente lo sguardo su di lui. "James?"

"James è quello biondo con i capelli lunghi?"

"Sì."

"Allora no, intendo quello con i capelli castani."

"Harry, sono venuti almeno tre ragazzi con i capelli castani gli ultimi giorni." Si lamentò ridacchiando.

"Sì, io intendo quello che sembra abitare qua di quanto viene frequentemente..."

Proprio in quel momento la campanella sopra la porta suonò e Alex entrò in negozio. Sembrava ansioso e aveva gli occhi leggermente gonfi, come se avesse appena smesso di piangere. I suoi capelli erano più scompigliati del solito e la sua andatura era tanto insicura da sembrare pieno di panico.

"Ecco, lui." Harry disse alzandosi. "Asia io vado in magazzino a sistemare." La ragazza annuì, alzandosi anche lei e appoggiandosi al bancone con i gomiti. Rivolse un sorriso ad Alex, leggermente preoccupata dal suo aspetto più disordinato del solito.

"Hey."

"Hey..." Mormorò in ricambio.

"Tutto ok?" Chiese, osservando i suoi movimenti stanchi e ansiosi. Lui scrollò le spalle nascondendo le mani nelle tasche.

"Non lo so." Ammise. "Non so... Se fare una cosa o meno." Asia si accigliò, confusa e curiosa allo stesso momento. Uscì da dietro il bancone, raggiungendolo con braccia incrociate.

"Ne vuoi parlare? Magari posso aiutarti." Lui scosse la testa, guardando altrove pur di non incrociare il suo sguardo. Asia rimase ancora più confusa dal suo comportamento.

"Non è una cosa di cui parlare in realtà..." Lui prese un respiro profondo, costringendosi ad incontrare i suoi occhi. Sembrava stesse per dire qualcosa, ma ci ripensò all'ultimo, portando lo sguardo sulle sue scarpe. Scosse leggermente la testa prima di incontrare di nuovo i suoi occhi. "Sai cosa? Lascia stare, è stupido." Nascose la sua insicurezza dietro una risata che lasciava una patina di fragilità sul palato. Asia non se la bevve.

"Alex è evidente che c'è qualcosa che non va, va bene se non vuoi parlarmene, ma non fare finta di nulla." Appena finì di parlare, Alex guardò altrove. Sembrava stesse soppesando l'idea di fare qualcosa o meno.
I suoi occhi vagavano ovunque, tranne che su di lei. No, su di lei non finivano mai. "Ho fatto qualcosa io?" La domanda le venne spontanea dato il suo comportamento.

"Non nel senso che intendi tu" Pensò Alex, passandosi una mano tra i capelli. Scosse la testa.

"No, non hai fatto niente tu." Rispose poco convinto. "Ma..."

"Ma?" Lo incitò lei. Cercava di agganciarsi al suo sguardo in ogni modo, senza successo. Sentiva il cuore in testa di quanto le batteva forte. Se da un lato sperava di non starsi facendo illusioni e di aver capito ciò che il ragazzo faticava così tanto a dire, dall'altro sperava di aver sbagliato del tutto.

Alex si decise finalmente ad incrociare il suo sguardo, facendo sentire una scarica elettrica ad entrambi.

In quel preciso momento, Harry tornò con una tastiera sotto braccio. La ripose nella stanza accanto, passando per la porta laterale accanto a loro, per poi tornare nella stanza principale.

"Asia, te la senti di tenere il negozio da sola? Sono troppo stanco per stare qua un'altra ora." Chiese l'uomo, evidentemente stanco. Lei annuì energicamente, sorridendo a trentadue denti.

"Certo!" Harry le sorrise prima di porgerle le chiavi del negozio e prendere il suo cappotto dalla sedia dietro il bancone della cassa.

"Mettile al solito posto appena chiudi." La avvisò prima di uscire e lasciare i due ragazzi da soli. Alex cominciò a girovagare con le mani nelle tasche per il negozio. Asia rimase ad osservarlo qualche secondo prima di avvicinarglisi.

Non era sicura di volere sapere cosa volesse dirgli il ragazzo, ma la sua curiosità era troppa per costringersi a lasciare perdere l'argomento.

"...Allora?" Chiese con tono incerto. Alex sospirò continuando a darle le spalle.

"Niente." Rispose dopo qualche secondo di silenzio. Si voltò nella sua direzione, perforandola dentro con un semplice sguardo. Asia sentì uno strano impulsò in quel momento, uno che aveva già provato in passato, ma mai con lui. Attinse a tutte le sue forze per non darla vinta a quell'istinto maledetto di avvicinarglisi abbastanza da poter sentire il suo respiro sul collo e le labbra sulle sue.
Lui si allontanò da lei e andò a ispezionare i vinili nuovi, ma Asia non si arrese.

"Se non è niente allora perché sei così ansioso?"

"Perché le cazzate mi mettono ansia." Rispose quasi infastidito. Sospirò. "È una cosa stupida."

"Se non me la vuoi dire, vuol dire che riguarda me."

"Hai un'opinione molto alta di te stessa."

"Vorresti negare allora?" Alex rimase in silenzio, non sapendo come rispondere. Si massaggiò la fronte, poi attinse a tutto il coraggio che aveva in corpo e tornò da lei con i pugni stretti.
Fu veloce, probabilmente aveva paura di ripensarci all'ultimo.
La mani le cinsero la vita, le dita gli affondarono delicatamente nella pelle, divisi solamente dal sottile tessuto della maglia dei The Clash che portava, e premette le sue labbra contro le sue.
Asia trattenne il fiato non appena avvertì le sue labbra morbide sulle sue, quelle labbra che molte volte si era persa ad immaginarne il sapore, ma poi si lasciò andare tra le sue braccia, socchiudendo gli occhi.
In quel preciso momento il mondo sarebbe potuto implodere, sarebbero potute cadere meteore dal cielo, sarebbe anche potuta scoppiare una guerra nucleare, e loro non se ne sarebbero accorti.

Le sue braccia gli cinsero il collo, mentre ricambiava quel bacio disperato che racchiudeva promesse già infrante in partenza.
Le si aggrappava alla vita come se avesse paura di vederla svanire sotto il suo tocco, come se il tempo potesse sgretolarsi definitivamente tra i loro respiri affannati interrotti dalla passione.

Da fuori, i passanti vedevano due ragazzi immersi tra scaffali di vinili, scambiarsi baci su baci. Ma per loro era far collidere due mondi insieme.

Si staccarono, riprendendo il fiato. Ma quella distanza durò solo il tempo di scambiarsi uno sguardo che senza dire nulla, diceva tutto, prima di fondersi insieme un'altra volta.

Fu come se per quell'instante, solo quell'istante, il mondo si fosse dimenticato di loro.

Le sue labbra sapevano dei lividi che le avrebbero lasciato sul cuore.

No Buses || Arctic MonkeysWhere stories live. Discover now