17. Hard To Explain

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Asia stava seduta sul davanzale della sua finestra a fumare una sigaretta, forse la seconda forse la terza di quel pomeriggio. Il vento leggero di quella sera le faceva ondeggiare i capelli scuri e rabbrividire. Jenny camminava per la stanza, le stava facendo tutto un discorso che non stava ascoltando.

Guardava quasi compulsivamente il telefono accendersi per qualche notifica. Che sciocca, non era comunque la sua. Perché le avrebbe dovuto scrivere in ogni caso?

"Mi spieghi perché hai reagito così?" Chiese per la quarta volta Jenny, fermandosi davanti la finestra. Asia guardava la città fuori, troppo codarda per guardare in faccia la bionda che ora la squadrava. "Mi puoi guardare almeno?" Alzò la voce frustrata dal suo atteggiamento.

Asia finalmente si costrinse a voltarsi verso di lei, rilasciando uno sbuffo di fumo dalle narici. Erano passate già due ore da quando avevano cominciato a parlare, due ore da quando Alex era passato in negozio, due ore da quando era crollato tutto. Ed erano già in ritardo di almeno trenta minuti, come continuavano a ricordarle gli squilli del telefono da parte di Aidan e James.

"Jenny non ce la faccio più a parlarne, per favore..." Si portò la testa tra le mani, cercando di fermare tutti i pensieri che continuavano a girarle per la mente.

"Non mi importa, Asia." Ribatté l'amica. "Perché ti sei distaccata? Perché l'hai mandato via?"

"Non lo so!" Esplose. "Non lo so, ok?! Ho avuto paura!"

"Ma di cosa?!" Asia rimase in silenzio.

Non la sapeva nemmeno lei la risposta, non sarebbe nemmeno riuscita a formularne una falsa.
O forse la risposta la sapeva, ma non voleva ammetterla per forzare quella convinzione di essere forte, anche quando si sentiva debole.

Paura dell'amore, paura di lasciarsi andare, paura di essere abbandonata ancora, ancora e ancora. Ecco di cosa aveva paura.
Dopotutto sarebbe successo, lui se ne sarebbe andato da Sheffield tra poco più di due settimane e lei non aveva intenzione di stare ad aspettarlo mangiata dall'ansia e dalla paura che potesse trovare qualcuna migliore di lei.
Si sarebbe guardato intorno, avrebbe capito che lei dopotutto non era un granché e che ne poteva avere milioni senza quell'aspetto perennemente stanco che Asia si portava dietro già a diciotto anni. Non era bella, non era nemmeno interessante ed era perennemente invasa da paranoie che la tenevano sveglia ogni santa notte. Chi mai avrebbe voluto qualcuno del genere?

Quando aveva quindici anni, passava notti intere sveglia a pensare perché non fosse mai abbastanza per nessuno. Nemmeno per i suoi genitori.
E la situazione non era poi così diversa ora, tranne per il fatto che ormai, dei suoi genitori, non le importava nulla.

Così, solo due ore prima, l'aveva allontanato, come aveva sempre fatto con tutti. E la sua espressione non se la sarebbe mai dimenticata, non l'avrebbe mai potuta cancellare nemmeno provandoci. I suoi occhi l'avevano fissata come se gli avesse sgretolato il cuore davanti e lei si era sentita così stupida quando gli aveva detto di andarsene, perché sapeva di volerlo solo vedere rimanere. Tutto per colpa di una misera paura.

Fece un altro tiro dalla sigaretta per rilassare i nervi, scrollando le spalle e ritornando a guardare la città fuori. La macchina dei suoi genitori che tornava nel vialetto catturò la sua attenzione. Si alzò di scatto.

"Cazzo..." Mormorò. "Dobbiamo andare."

"Sono tornati?" Asia annuì senza guardarla, ma continuando a fissare ora le piccole figure di quei due avviarsi verso la porta di casa e aprirla. E infatti, sentirono la serratura scattare.

Asia saltò sul cornicione della finestra, tenendo la sigaretta ben stretta tra le labbra, e si slanciò verso l'albero accanto come aveva fatto già mille volte per sgattaiolare via senza farsi notare dai suoi genitori. Jenny la seguì a ruota, attenta a non strapparsi le calze a rete che portava sotto la minigonna viola che le cingeva appena i fianchi.

Scesero attentamente per il tronco, lasciandosi andare sul terreno appena furono abbastanza vicine al suolo. Sgattaiolarono per il vialetto, attente a non farsi vedere dalle finestre che davano sul soggiorno, dove erano invece visibili Carol e Jonathan muovere passi lenti e stanchi verso il divano.

Una volta che furono per strada, Jenny rivolse un'occhiataccia ad Asia.

"Non pensare che il discorso sia chiuso." Le intimò, prima di riportare lo sguardo davanti a sé. Asia sentì un brivido percorrerle la spina dorsale alla freddezza delle sue parole, ma cercò di comportarsi come se non le importasse. Alzò gli occhi al cielo, portandosi le mani dentro le tasche del giubbotto, rabbrividendo per gli schiaffi che il vento le stava dando in faccia, come se anche quello stesse cercando di dargli una lezione per ciò che aveva fatto.

"Stai esagerando." Mormorò infastidita, beccandosi una seconda occhiataccia.

"No che non sto esagerando." Ribatté. "Davvero, ogni tanto mi fai salire i nervi." Asia sbuffò, rotando gli occhi.

"Io ti faccio salire i nervi?" Disse sarcastica, guardandola con un sorrisetto che di amichevole aveva ben poco. "Non sono io quella che si va a baciare un tipo a caso tre ore dopo aver mollato il mio ragazzo, solo per rimettermici il giorno dopo!" Non appena pronunciò quelle parole, sperò di non averlo mai fatto. Jenny si fermò di punto in bianco nel bel mezzo della strada, guardandola con tale disgusto che Asia arrivò a pentirsi anche di essere nata. "...Scusami, non volevo-" Ma Jenny la interruppe.

"Oh no, tu volevi invece, Asia." Il suo tono era tagliente come la lama di un coltello. Le rivolse un'ultima occhiata disgustata e ferita, poi si avviò nuovamente verso casa di Aidan.

"Jenny, io davvero non volevo dire quelle cose, mi dispiace."

"Tu più di chiunque altro sai quanto io sia stata male." Non le rivolse più uno sguardo. "Tu sai quanto fossi ubriaca quella sera." Svoltarono l'angolo, potendo intravedere già la stradina che avrebbero dovuto percorrere per arrivare da Aidan. I pub cominciavano a riempirsi velocemente, invadendo il centro di quella città di un gran brusio di voci e risate.

Asia abbassò lo sguardo colpevole. "Lo so, non so perché io l'abbia detto..."

"Perché tu per proteggerti fai male alle persone." Questa volta la guardò e fu come se le avesse piantato un pugnale in mezzo al petto. "E lo fai sempre!" Continuò alzando lievemente il tono della voce, mentre imboccavano quella stradina. "E la cosa che fa più incazzare è che, più che dalle colpe, tu ti proteggi dalla fottuta felicità!"

Asia strinse i pugni, stavolta fu lei a guardarla ferita.

"Questo non è vero."

"E allora perché hai mandato via Alex?" Fece per rispondere, ma rinunciò non appena si rese conto di non avere modo di ribattere. Jenny si fermò nuovamente, guardandola dritta negli occhi. "Perché hai così paura di stare bene? Perché sei così convinta di non meritarti niente?!" Sentì le lacrime riempirle gli occhi.

"Vaffanculo, Jennifer." Sputò cominciando a camminare in senso opposto al suo.

"Mandami a fanculo quanto vuoi, questa rimane la verità!" Le urlò dietro, mentre Asia continuava ad allontanarsi a passo spedito.

Quelle parole le avevano provocato uno squarcio nel petto, ma la cosa che faceva più male era Jenny avesse ragione.

Non aveva idea di dove andare, mentre continuava a "scappare" senza una meta ben precisa. D'un tratto si ritrovò davanti il The Grapes, con accanto quella stradina. Quella stradina che portava in quella casa.

Senza ripensarci un attimo, la imboccò, quasi correndo verso la destinazione, sentendosi un po' in colpa per la sensazione di stare andando in un posto che non le era più dovuto. Ma in quel momento, con le lacrime che ormai le rigavano il volto e il vento che le scompigliava i capelli e si infiltrava tra i vestiti, non le importò più nulla.

Aveva solo bisogno di urlare a squarciagola pur di alleggerire il peso di quelle parole.

Il telefono prese a squillarle nella tasca, sapeva benissimo chi fosse e non rispose.

Così, arrivata davanti la casa, cominciò a salire i gradini velocemente. Ma una volta sopra, desiderò non esserci mai andata.

Non era stata la sola ad avere avuto quell'idea, e quegli occhi castani che ora la scrutavano stupiti, ne erano la prova.

No Buses || Arctic Monkeysحيث تعيش القصص. اكتشف الآن