1. Heaven Knows I'm Miserable Now

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Asia fissava il soffitto bianco da un'ora, non avendo la forza né di rimettersi a dormire, né tantomeno di alzarsi. La sua mente faceva giochetti strani, dipingendo quella parete bianca sopra la sua testa di mille scarabocchi neri. Spostò pigramente lo sguardo sulla libreria, posta attaccata al muro opposto a dove invece stava il suo letto. I suoi occhi vagarono per i titoli, come facevano ogni volta che si svegliava prima che la sveglia potesse suonare con quel tintinnio fastidioso. Sospirò in impercettibilmente, riportando gli occhi sul soffitto.

Si sentiva stanca e le occhiaie che portava sotto gli occhi, potevano dimostrare quanto il sonno le fosse venuto a mancare negli ultimi mesi.

Il suo telefono vibrò prima di mettersi a suonare: la sveglia.
"Illusa." Pensò tra sé e sé. "Sono già sveglia da un pezzo, il tuo lavoro è inutile."

Si costrinse ad alzarsi e spense quel suono stridulo, dirigendosi in bagno.

Si sciacquò la faccia, facendo attenzione a non bagnarsi per errore i capelli castani che le ricadevano sulle spalle. Si guardò brevemente allo specchio e si odiò per averlo fatto, quasi rise incontrando i suoi occhi castani. Era così pallida che le lentiggini erano messe quasi in risalto, le sue occhiaie più violacee e grigie che mai. I lunghi capelli castani le contornavano il viso e la sua figura esile non faceva altro che incrementare la sua apparenza malaticcia. I suoi occhi erano grandi e all'ingiù, probabilmente l'unica cosa che le piaceva di lei. Afferrò lo spazzolino, cominciando a strofinarsi pigramente i denti. Sputò nel lavandino il dentifricio e andò a cambiarsi.

Aprì l'armadio e rimase a guardarlo qualche secondo prima di prendere una canottiera bianca e dei cargo jeans neri, tutti rovinati e decisamente troppo larghi per lei, ma che lei si ostinava a tenere. Mise le sue converse nere basse, compagne di una vita, piene di scritte in ogni spazio bianco, e si infilò i guanti neri con delle stelle bianche ricamate al centro. Raccolse i capelli in uno chignon basso, lasciando fuori sul davanti dei ciuffetti a contornarle il viso. Si mise gli orecchini, provando un leggero pizzicore mettendo quello del secondo buco, e si truccò leggermente con matita nera e mascara. Si guardò qualche secondo allo specchio appoggiato alla parete in camera sua e scrollò le spalle.
"Può andare..." Pensò prima di afferrare le cuffie sul comodino e uscire dalla stanza.

Sbadigliò brevemente, trascinandosi in giro, cercando le chiavi di casa. Una volta trovate, uscì e si incamminò verso il negozio di musica presso cui lavorava.

Era appena iniziato settembre e il caldo dell'estate non pareva volere andarsene. Le stradine erano ancora affollate da ragazzini e bambini che giocavano, cercando di godersi ogni singolo giorno prima dell'inizio della scuola. Sheffield era sempre stata così, una città che se vista dall'esterno non aveva nulla da offrire, una piccola cittadella come tutte le altre. Ma poi ti avventuravi tra le vie, ti fermavi a guardare gli occhi della gente che ci abitava, respiravi la sua energia, e capivi. Lì non eri una macchia d'inchiostro su un foglietto strappato, lì eri la pennellata in un dipinto armonioso. O per lo meno, Asia l'aveva sempre vissuta così.

Prese un respiro profondo ed entrò nel negozio, facendo suonare brevemente la campanella sopra la porta. Il proprietario del negozio, nonché suo capo, le fece un breve cenno col capo mentre discuteva con un cliente su una Ibanez blu. Lei lo salutò con la mano, prima di andare a sistemare i vinili nella stanza accanto. Quando varcò la soglia, notò un ragazzo intento a sfogliare dei vinili nell'evidente ricerca di uno in particolare. Era immerso nella sezione indie rock e le sue dita sfogliavano veloci gli album, leggende i titoli con movimenti rapidi degli occhi.

"Posso aiutarti?" Chiese avvicinandosi. Il ragazzo si girò, poteva avere la sua età. Aveva un casco di capelli castani scompigliati e i grandi occhi castani trasmettevano energia e uno strano senso di vitalità. Lui annuì brevemente, rivolgendo un breve sguardo ai vinili.

No Buses || Arctic MonkeysWhere stories live. Discover now