2. Everlong

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Era passata una settimana da quando quel ragazzo era venuto a comprare il vinile dei The Strokes, e da allora si presentava ogni pomeriggio, senza però acquistare effettivamente nulla. Ogni pomeriggio alla stessa ora, Asia sentiva la campanella declamare il suo arrivo.
Si spostava quasi furtivamente tra gli scaffali, prendendo ogni tanto un vinile di David Bowie, ogni tanto uno di qualche artista jazz poco conosciuto.

Quel sabato pomeriggio, alle quattro in punto, la campanella suonò di nuovo e Asia si girò per vedere chi fosse il cliente. Quando riconobbe quel casco di capelli castani scompigliato, sorrise leggermente. Solitamente lo ignorava quando camminava tra gli scaffali o si fermava a guardare la Gibson messa in mostra in vetrina, ma quel giorno no. Gli si avvicinò con passo felpato, fermandosi esattamente dietro di lui.

"Di nuovo qui, Alex?" Il ragazzo balzò per lo spavento e si girò ridendo. Era talmente immerso tra la musica che si era isolato in una sua bolla, distaccandosi dal mondo esterno, tanto dal non sentire nemmeno il rumore della suola delle converse della ragazza contro il parquet, esattamente dietro di lui.

"Che infarto..." Asia ridacchiò quando il moro si portò una mano al petto con gesto teatrale. Non poteva fare a meno di notare come i suoi occhi fossero leggermente più spenti rispetto all'ultima volta in cui avevano parlato. Sembrava stanco.

"Addirittura? Non sapevo di fare così tanta paura..." Sorrise e diede un'occhiata ai vinili che teneva in mano. "Foo Fighters, mh? Mi sorprendi." Alex ridacchiò imbarazzato, arrossendo un poco e portando gli occhi sul vinile. Poi lo sistemò dove l'aveva preso e si mise le mani nelle tasche dei jeans.

"Si può dire che me la cavi in fatto di musica..." Sorrise, riportando lo sguardo su Asia. Sembrava decisamente stanco, ma i suoi occhi esprimevano lo stesso più vitalità di quanta la ragazza ne avesse mai vista nello sguardo di qualcuno.

"Oh, l'ho notato." Guardò il vinile che aveva appena rimesso a posto. Era così da tutta la settimana: guardava, sfogliava, leggeva le canzoni in un album e poi lo riponeva nell'angolo in cui l'aveva preso. Sembrava venisse solo per rifugiarsi in quel posto, circondato da musica. Un po' lo capiva, faceva la stessa identica cosa da ormai due anni lavorando lì. Ogni tanto si ha solo bisogno di essere circondati da musica piuttosto che da persone e opinioni urlate in un bar. "Cerchi qualcosa in particolare?" Chiese, spezzando il silenzio. Alex scosse la testa, guardandosi intorno.

"Non avrei comunque abbastanza soldi per comprare nulla." Ridacchiò leggermente. "Lavorare in un bar paga molto meno di ciò che speravo..." Ironizzò, grattandosi la nuca, facendo ridere la ragazza.

"Sarò sincera, mi incuriosisci." Ammise lei, incrociando le braccia e scrutandolo a fondo. "Vieni qui ogni giorno, eppure non compri mai nulla." Gli angoli della bocca di Alex si inarcarono in un mezzo sorriso, scrollando le spalle, con le mani sempre nascoste nelle tasche. Asia lo trovava davvero particolare, anche il solo modo in cui camminava per il negozio la incuriosiva. Sempre con le mani nelle tasche, i capelli scompigliati, sembrava incerto di ogni passo che faceva, eppure la sua postura delineava una persona piuttosto sicura di sé. In quei cinque giorni in cui l'aveva sempre avuto sotto gli occhi, l'aveva studiato a dovere.

"Questo perché non posso comprare nulla, ho speso tutti i risparmi della settimana per comprare l'album dei The Strokes..." Ammise il ragazzo, arrossendo imbarazzato, rimanendo in un certo senso sicuro di sé. "Ma ne è valsa la pena, lo ascolto a ripetizione da una settimana ormai." Asia sorrise, emettendo una leggera risata.

"Come mai continui a tornare ogni pomeriggio se sai di non avere i soldi per comprare qualcos'altro?"

"Per me è come entrare in libreria." Spiegò, incrociando le braccia. "Ogni tanto ci si entra anche solo per vedere i titoli e sfiorare le copertine dei libri. E poi mi sento un po' meno fuori posto tra questi scaffali, un po' più capito e meno...diverso." Ammise, stringendo le braccia al petto. La ragazza lo scrutò da cima a fondo, quasi come se cercasse di penetrare negli angolini più remoti della sua mente. Alex scrollò le spalle, rimettendo le mani nelle tasche dei pantaloni marrone chiaro. "Grazie per la chiacchierata." Sorrise e i suoi occhi si ridussero a due fessure, prima di camminare verso la porta. Asia gli fece un cenno con la mano ed Alex uscì. Appena vide sparire la figura del ragazzo, prese il vinile dei Foo Fighters che Alex aveva posato poco prima. The Colour and the Shape. Sorrise, posandolo nuovamente nella sezione Grunge Rock e dirigendosi alla cassa.

Charlie le rivolse un sorriso malizioso appena la vide, facendo qualche segnale verso la porta con le sopracciglia mentre spazzava per terra. Asia rimase perplessa, piuttosto confusa.

"Che c'è?" Chiese confusa, mentre Charlie ridacchiava tra sé e sé. Era un ragazzetto alto e magrolino, coperto di lentiggini e coi capelli quasi arancioni. Appoggiò la scopa alla parete e incrociò le braccia. "Beh?"

"Quel ragazzo, lo conosci?" Asia scosse la testa, guardando verso la porta.

"No, ci ho scambiato qualche parola l'altro giorno mentre comprava il nuovo album dei The Strokes." Charlie sorrise malizioso, arcando le sopracciglia e Asia sbuffò. "Mi vuoi dire che ti passa per la testa?"

"Niente, niente." Rispose il ragazzo, riprendendo la scopa e portandola nel magazzino esterno. Asia rimase ferma, guardandolo con aria confusa mentre Charlie si allontanava ridacchiando.

Dopo una mezz'oretta, Harry si fece di nuovo vivo con una bottiglia di birra tra le mani, che mandava giù a grandi sorsi. Si sedette sulla sedia fuori il negozio e guardò le persone che passavano per strada. Lo faceva ogni sabato, si sedeva e guardava la gente. Asia non aveva mai capito il motivo, ma dopotutto non erano affari suoi. Quel giorno, decise di andarsi a sedere accanto a lui. Uscì dal negozio, prendendo una boccata d'aria e sedendosi sul marciapiede a gambe incrociate. Lei però aveva lo sguardo puntato sulle nuvole, perdendosi tra i pensieri. Si chiese se sua sorella fosse lì tra le nuvole, se la stesse guardando in qualche modo. Il petto le parve stringersi a quei pensieri, sentendo un senso soffocante d'ansia e tristezza pervaderla e pizzicarle la gola tanto da chiuderla. Guardò in basso, sospirando e cercando di riprendere aria, mentre le dita le formicolavano. Harry la guardò, mandando giù un altro sorso di birra.

"Tutto bene, Asia?" Chiese, pulendosi i baffi grigi con il dorso della mano. Asia annuì lentamente, tornando a guardare il cielo. Harry riportò il suo sguardo sulla strada, ingurgitando altre sorsate di birra. "Ne vuoi una anche tu?" Chiese dopo un po', facendo per alzarsi. La ragazza ci pensò per un po', prima di annuire.

"Sì, grazie." Rispose, continuando a guardare verso l'alto. Sebbene fossero ancora i primi giorni di settembre, un freddo pizzicante si faceva già strada per le vie di Sheffield. Strinse le ginocchia verso il petto e distolse lo sguardo dal cielo, guardandosi invece intorno. Dopo qualche minuto, Harry tornò e le porse la bottiglia già aperta. Lei la prese, concedendogli un sorriso e mandò giù qualche sorso.

"Se vuoi puoi già cominciare a sgomberare, non credo terrò il negozio ancora aperto per oggi." Disse Harry, rimettendosi a sedere sulla sedia. Asia lo interrogò con lo sguardo. "Non mi guardare come se la cosa ti dispiacesse." Il suo capo ridacchiò, guardandola.

Asia ed Harry avevano sempre avuto un rapporto più stretto che di semplice capo e dipendente, lei lo considerava come un nonno e lui come la nipote che non aveva mai avuto. Quando si era diplomata, le aveva perfino organizzato una festa a sorpresa in negozio, al contrario dei suoi genitori che l'avevano semplicemente chiamata al cellulare, facendole qualche freddo complimento.

Asia rise e si alzò, pulendosi dalla polvere del marciapiede.
"Ai tuoi ordini, allora." Disse con tono teatrale prima di entrare in negozio, prendendo qualche altro sorso, prima di posare la bottiglia sul bancone e sistemare ciò che c'era da sistemare. Andò a salutare Charlie, che sistemava il magazzino, e uscì, salutando anche Harry, ancora perso con gli occhi tra i meandri della cittadina.

Camminando verso casa, il cellulare le squillò. Lo prese e rispose.

"Hey, Jenny." Rispose alla chiamata della sua migliore amica.

"Asia stasera ti obbligo ad uscire, sono tre sabati che stai confinata in casa." Asia ridacchiò per il tono serio dell'amica.

"Ah sì? E dove mi porti?"

"In un bar in centro, oggi si esibiscono dei ragazzi dal vivo. Non li conosce quasi nessuno, ma Aidan li ha sentiti la settimana scorsa e dice che sono forti... anche se il loro nome fa piuttosto ridere." Aidan, il fidanzato di Jenny, nonché suo migliore amico, un ragazzo simpatico, ma perennemente strafatto. Era difficile alle volte capire ste stesse guardando qualcosa in particolare o avesse lo sguardo perso nel vuoto e la mente chissà dove.

"Va bene, mi hai convinta." Jenny esultò.

"Bene, a che ora stacchi oggi?"

"In realtà ho appena finito, sto andando a casa."

"Allora ti vengo a prendere alle sette."

"Va bene, Jen..." Disse, cercando le chiavi nelle tasche dei jeans verde scuro. "A stasera."

"A stasera, tesoro." E chiuse la chiamata.

No Buses || Arctic MonkeysWhere stories live. Discover now