21. The Killing Moon

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Il vento le smuoveva i capelli, lunghi ormai oltre le spalle, scuri e mossi. Ci si poteva perdere nel loro movimento, desiderare di accarezzarli, sfiorarli, sentirne il profumo.

Asia non era mai stata una bella ragazza e ne era sempre stata consapevole. I suoi occhi erano all'ingiù, le labbra non erano carnose, il naso dritto, quasi stonava con il resto del suo volto spigoloso. Gli zigomi erano poco accentuati, a differenza della mandibola definita, e le guance erano cosparse di lentiggini, che ad ogni colpo di sole, aumentavano inesorabilmente. In più, il suo colorito non era mai stato roseo, ma pallido. Le occhiaie le davano quasi un aspetto malaticcio, sul viso scarno. Quelle due macchie violacee sotto gli occhi, le avevano sempre fatto compagnia.
Il fisico, in oltre, non presentava forme troppo accentuate. Era magra, alta ciò che basta, ma il suo corpo non aveva mai avuto le curve sinuose che invece aveva sua sorella, che aveva Jenny, che aveva una qualsiasi ragazza avesse incontrato.

In generale, lo specchio le aveva sempre restituito più incertezze che sicurezze, eppure non le era mai importato così tanto.
Perché, seppur il suo aspetto lasciasse a desiderare, il suo carattere l'aveva sempre definita.

Sua madre l'aveva sempre definita senza regole, orgogliosa, a tratti arrogante. Un perfetto ritratto di una ragazza a cui era stato strappato ogni buon senso e rimpiazzato con i più infimi piaceri terreni. Una ragazza che odiava le regole e che faceva di tutto per infrangerle; qualcuno che ci sputava sopra alle imposizioni o restrizioni.

Cominciò a sfuggire dalla noia a quindici anni, saltando oltre muretti o recinzioni per esplorare posti sconosciuti e desolati.
A sedici anni, si andava a sbucciare le ginocchia allo skatepark, bombolette nello zaino con cui aveva adornato di graffiti i muri più nascosti della cittadina, e sigaretta sempre in bocca.
Fino ai suoi diciassette anni, sbatteva porte in faccia ai suoi genitori, solo per sgattaiolare fuori dalla finestra al primo invito di qualche conoscente a una festa.

Poi erano arrivati i diciotto anni. E aveva perso tutto.
Aveva perso il suo carattere tempestoso, la sua voglia di sfuggire alle regole, l'energia per far fronte ai suoi genitori.
Era diventata stanca. Eppure quegli strascichi della sua vera persona, erano ancora così visibili in lei, che era difficile non notarli.

E Alex li notava bene. Li notava così bene, che forse erano proprio proprio questi ad attrarlo a lei come falena alla luce.

La guardava a debita distanza, scambiando qualche parola con James e Aidan, mentre Asia e Jenny saltellavano per le stradine. Un occhio sempre fisso su di lei, sebbene la sua attenzione cercasse di rimanere sui due ragazzi che ora chiacchieravano con Matt e Jamie. Andy aveva deciso di ritornare a casa, aveva delle faccende da sbrigare e in più era troppo stanco. Alex aveva subito pensato fosse una scusa e probabilmente non si sbagliava. Da quando i due ragazzi si erano presentati dopo il concerto, non era riuscito a mascherare il fastidio fine che gli provocavano. Quel fastidio a pelle che sai non potrà mai essere rimpiazzato con una simpatia.

Aidan raggiunse la sua ragazza, sorprendendola con un abbraccio, mentre Jamie e Matt raggiungevano Asia, lasciando i due da soli. Fu in quel momento che James sospirò.

"Le fai bene." Aveva mormorato, guardando davanti a sé, nella direzione della ragazza che ora rideva, seguita a ruota dagli altri quattro. Alex gli sorrise debolmente.

"Non hai idea del bene che fa lei a me." Disse di rimando, guardando la luna che già splendeva, facendosi largo nel blu oscuro. Il frastuono che regnava sovrano in centro, stava lentamente lasciando il posto al silenzio, squarciato solo dalle loro risate. I lampioni sfrigolavano al loro passaggio.

"Non la vedevo sorridere così da prima della morte di Grace." Continuò, allungando il passo per raggiungere gli altri ragazzi, ancora qualche passo più avanti a loro. Alex, al contrario, si fermò, piantandosi sul posto. Qualcosa si spezzò. Girò il volto di scatto, un'espressione confusa ben dipinta in faccia. James impallidì.

No Buses || Arctic MonkeysDove le storie prendono vita. Scoprilo ora