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Dahyun’s pov
I primi tre giorni a Miami furono intensi, giorni carichi di prove e preparativi per il concerto imminente. Avevamo un'agenda serrata, e ogni momento era prezioso, Jungkook si immerse completamente nella creazione di nuove canzoni, e il tempo per noi due sembrava sfuggire come sabbia tra le dita.
Durante le prove, era raro vedere Jungkook senza un microfono in mano o senza concentrarsi sulla composizione. La sua dedizione al lavoro era evidente, ma allo stesso tempo, la nostra connessione sembrava sgretolarsi, travolta dal flusso incessante di responsabilità.
Le rare occasioni in cui riuscivamo a stare insieme erano brevi e fugaci. La sua mente era costantemente immersa in note e melodie, e io ero lì, accanto a lui, cercando di trovare spazi per condividere quei momenti. Ma spesso, quando il lavoro lo richiamava, si chiudeva nella stanza, intrappolato nella creazione delle sue canzoni.
Accanto a lui, mi sentivo come una spettatrice nel suo mondo creativo. Durante il giorno, gli stavo vicina mentre scriveva, la melodia delle sue composizioni sfumava nel suono tranquillo delle onde dell'oceano. E mentre la città si risvegliava, mi addormentavo, consapevole che lui continuava a plasmare il suono della musica.
Era un ciclo incessante, un'immersione totale nella sua arte. Nonostante la stanchezza e la mancanza di tempo insieme, c'era una bellezza in quell'ossessione creativa, un fascino nel vedere Jungkook dare vita alle sue visioni musicali. Mi aggrappavo a ogni istante in cui potevo condividere il suo spazio, anche se fosse stato solo nell'abbraccio del sonno mentre lui continuava a creare nel silenzio della notte.
Con il passare dei giorni, la stanchezza di Jungkook si faceva evidente, sia fisicamente che mentalmente.
Non dormiva abbastanza, spesso trascurava i pasti e i suoi occhi erano segnati da cerchi scuri.
Il suo corpo sembrava più esile, indebolito dalle ore passate a scrivere e comporre.
Fisicamente, era evidente il peso della sua dedizione al lavoro; la sua postura era curva, e ogni movimento sembrava richiedere uno sforzo maggiore del solito.
I suoi occhi, una volta vibranti di energia, ora mostravano segni di stanchezza, e il suo sguardo oscillava tra momenti di intensa concentrazione e sbalzi d'umore repentini.
Era una tensione palpabile nell'aria, e l'agitazione lo pervadeva.
Gli incontri con lui erano segnati da cambi d'umore frequenti, ora concentrato e serio, ora irascibile e irrequieto.
La sua mente sembrava un turbine di pensieri, e la pressione si faceva sentire.

Un episodio particolarmente intenso avvenne quando il suo telefono continuò a vibrare incessantemente mentre lavorava ai testi delle canzoni, la sua già sottile pazienza si frantumò, e con uno scatto, afferrò il telefono e lo gettò con forza contro il muro.
Era una reazione incontrollata, un riflesso della crescente pressione che stava vivendo.
In un altro momento, Taehyung, preoccupato per il suo stato, gli consigliò di riposare e di smettere di scrivere per un po', la risposta di Jungkook fu un'esplosione di rabbia.
Gli occhi dilatati, le mani tremanti, quasi lo aveva afferrato per il colletto, urlando che non poteva fermarsi, che c'era troppo da fare.
Era evidente che il peso del suo impegno stava lasciando segni profondi sulla sua salute mentale e fisica. La sua passione per la musica si era trasformata in un'ossessione, e il confine tra dedizione e auto-distruzione si faceva sempre più sottile. La band osservava impotente mentre Jungkook si perdeva sempre di più nella spirale della sua creazione.
«ragazzi dobbiamo fare qualcosa» disse Jin preoccupato perché anche a quella cena Jungkook non era presente.
Io sospirai.

«Dahyun, hai un’ascendente particolare su di lui, perché non provi a parlarci?» consigliò Namjoon.
«l’ultima volta mi ha quasi strozzato, io direi che non è proprio il caso» consigliò Taehyung.
«è stanco e frustrato» lo giustificai.
«Dahyun è innamorata persa» mi prese in giro Jimin.
«è per questo che lui sta componendo; perché vuole dimostrare che anche se fidanzato con la qui presente Kim Dahyun, riesce a creare. Quindi quando il manager ha minacciato di buttarla fuori avrà tirato fuori una delle sue solite sfide che lo conducono allo sfinimento…giusto?» disse Yoongi sollevando finalmente gli occhi dal telefono.
«hai- hai azzeccato Yoongi…» dissi io abbassando lo sguardo imbarazzata.
«Jungkook innamorato…che cosa strana» rifletté Hoseok.
In quel momento sentimmo un rumore di una porta che si apriva e vedemmo Jungkook camminare velocemente verso il bar dell’hotel.
«vai Dahyun è il tuo momento!» mi spronò Jin.
Mi alzai, mi sistemai la maglietta e poi mi diressi da Jungkook che era appoggiato al bancone ad aspettare che il barista gli preparasse il caffè.
«kookie» gli poggiai una mano sul braccio e lui quasi sussultò.
«che c’è Dahyun» disse per poi afferrare la tazzina che gli era appena stata servita.
«sicuro che non vuoi riposare? Sei stanco e-»
«non sono stanco, ti serve qualcosa oppure dovevi solo dirmi questo?» disse per p0oi dirigersi verso la sua camera nuovamente.
Io lo seguii.
«Jungkook per favore aspetta» dissi mentre armeggiava con la chiave per aprire la porta della stanza.
«per favore riposa, è peggio se non ti prendi una pausa, stai tutto il giorno a scrivere e comporre, non passiamo neanche più del tempo insieme, le tue labbra mi sembrano ormai un ricordo lontano, e i tuoi occhi scintillanti e pieni di vita ora sono spenti»
«ah, è questo il problema allora, allora aspetta cara Dahyun, lascio perdere le composizioni che sto facendo per te. SOLO PER TE» urlò «per non farti licenziare! Ma aspetta, le lascio così ti metto due dita dentro, ti faccio venire e poi mi lasci stare, non è così?»

Rimasi ferita da quelle parole, e lui sembrò accorgersene infatti il suo sguardo furioso sembrò calmarsi.
«mi stavo solo preoccupando per te…» dissi in un soffio abbassando la testa.
«non ho bisogno della preoccupazione di nessuno, ora lasciami solo per favore» disse prima di sbattermi la porta in faccia.
Mi veniva da piangere, ma mi trattenni e tornai dal resto della band.
«sembri sul punto di piangere Dahyun, che cos’è successo?» mi chiese Jin avvicinandosi subito.
«non vuole vedere nessuno, io ci ho provato» dissi sedendomi sulla poltroncina
«spero che gli passi, tra quattro giorni ci sarà il concerto e se non è al massimo delle sue forze farà un fiasco» disse Namjoon serio.

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Il giorno successivo alle prove, la tensione era ancora più palpabile nell'aria.
Jungkook, seppur stanco, dimostrava una padronanza straordinaria sul palco, le coreografie erano eseguite con una precisione impeccabile, la sua voce tagliava l'aria con potenza e ogni gesto trasudava professionalità. Era perfetto, ma dietro quella perfezione si celava una stanchezza evidente.
Le sue spalle erano curvate, e gli occhi, solitamente intensi, stavano perdendo il loro fulgore.
La sua dedizione al lavoro si rifletteva in ogni nota e movimento, ma il prezzo da pagare era evidente. Il suo sguardo incontrò il mio per un istante durante una pausa, e vi scorsi un mix di stanchezza e frustrazione.
Il manager, da una parte della sala prove, osservava la scena con un ghigno divertito, la sua gioia sembrava derivare dallo sforzo che Jungkook stava impiegando, come se il sacrificio fosse un piacere sadico.

Poco dopo, il manager mi chiamò, un sorriso beffardo sul volto. «Dahyun, cara, sembra che il tuo Jungkook stia attraversando un momento piuttosto difficile, non credi?»
Il suo tono era pungente, e sapevo cosa stava cercando di fare. «Se Jungkook è in questo stato, è colpa tua» disse con un tono accusatorio. «Non sei abbastanza fascinosa per nulla, non hai il corpo adatto per catturare l'attenzione. Forse dovresti riflettere su come stai influenzando il morale della nostra stella»
Le sue parole erano come pugnalate, e il suo sorriso beffardo faceva male quanto le sue insinuazioni. Avevo bisogno di trovare la forza di rispondere, di difendere non solo me stessa ma anche Jungkook da questa ingiusta critica.
Il manager Ji-hoon, con il suo sorriso beffardo, continuava a lanciare le sue frecciate velenose. «Dahyun, non puoi negare che tu sia in mezzo a tutto questo. Jungkook è ridotto così a causa tua, hai incantato il povero ragazzo aprendo le gambe. Ma chissà cosa hai davvero in mezzo a quelle gambe, sarà una figa d’oro per farti desiderare così»

Il suo tono era spietato, una combinazione di disgusto e disprezzo. «Abbiamo bisogno di Jungkook al massimo delle sue prestazioni, e tu stai solo causando distrazione. Non hai il fascino, il corpo o il carisma per essere al suo fianco. Forse è meglio se ti tieni fuori dai suoi affari e lasci che si concentri sulla sua carriera, senza le tue distrazioni»
Il suo sguardo scrutatore sembrava cercare difetti in ogni mio gesto, come se la mia presenza stessa fosse un affronto al successo della band. «Sai, Dahyun, ci sono molte ragazze là fuori che sarebbero felici di essere al tuo posto. Ma tu, con il tuo aspetto mediocre e la tua mancanza di classe, cosa pensi di offrire a Jungkook?»
Era umiliante, sentirsi giudicata e derisa in quel modo. La mia mente cercava una risposta, ma le sue parole avevano colpito nel segno, alimentando un senso di insicurezza e rabbia.
Il manager Ji-hoon concluse con una risata beffarda. «Forse dovresti solo stare al tuo posto e non farti notare. Non vogliamo che il nostro Jungkook sia distratto da... persone come te, fai il tuo lavoro e stanne fuori, mh?»

Proprio in quel momento Jungkook si avvicinò, mi prese per i fianchi e mi diede un bacio famelico, poi mi poso la mano sul sedere e lo strinse, mi guardo negli occhi e poi guardò Ji-hoon con rabbia, il quale ricambiò con uno sguardo freddo e se ne andò.

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