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«Buongiorno.»
Quando la vide entrare nel suo ufficio per poco non cadde dalla sua sedia girevole.
«Ciao. Se stai cercando tuo marito non è qui e non so dove possa essere» le disse subito per fugare ogni dubbio.
«Mio marito è a lavoro, dove dovrebbe essere. Non sono qui per chiederti dove sia lui.»
«Allora, dimmi, cosa ti ha portata qui?» la guardò e poi guardò la bambina che aveva nel passeggino che dormiva beata.
«Voglio che sia chiaro che io Pasquale non lo lascio, e lui non lascerà noi. Siamo una famiglia e abbiamo superato così tante cose che tu nemmeno immagini. Non lascerò distruggere tutto da una che conosce da un anno. È chiaro?»

Eleonora si alzò dalla sua sedia e si appoggiò con le mani alla scrivania guardando Tonia dritto negli occhi.

«Mi era chiaro già prima, non ho bisogno di avvisi o chiarimenti da parte tua. Io e tuo marito abbiamo sbagliato ma io non ho nessuna intenzione di sbagliare ancora.»
«No? Sei sicura?»
«Lui ha fatto la sua scelta che non biasimo. Mi ha detto che non mi ama e che non mi ha mai amata guardandomi negli occhi. Tu lo conosci meglio di me, sai che quando ti guarda negli occhi non sa mentire. È finita tra di noi.»
«Sì, è così. Però ti ha portato mia figlia...»
«Mi ha chiesto un favore e io l'ho aiutato. Non ci vedevamo da due mesi e da quel giorno non ci siamo più visti.»
«E non vi vedrete più?»
«Non di proposito.»
«Lo spero, non vorrei che tu gli creassi altri problemi.»

Nora fece un mezzo sorriso ironico e scosse la testa.

«Non sarò mai più un suo problema, questo te lo posso garantire. E soprattutto vorrei rimanere fuori dalla vostra vita. Abbiamo chiarito e non vorrei più tornare su quest'argomento.»
«Certo tesoro...» sorrise sicura di sé e poi continuò. «So che ci sei stata male ma sei stata stupida tu a credere alle parole di un chiacchierone, lui non mi lascerebbe mai. Mi ha sempre amata e lo farà per sempre. Anche in altre circostanze ha illuso altre ragazze ma poi alla fine torna sempre da me, quindi, se non vuoi farti ancora più male lascialo perdere.»

Quelle parole ferirono Nora più di tutte le altre: in che senso Pasquale aveva avuto altre storie serie extraconiugali? Le aveva giurato che con le altre era stato solo sesso e che non aveva mai avuto altre relazioni oltre sua moglie. 
Annuì fingendo indifferenza e rispose.

«L'ho lasciato perdere due mesi e mezzo fa. Pasquale non fa più parte della mia vita e non ho più intenzione di ripeterlo. Ora se mi vuoi scusare avrei da lavorare» si incamminò verso la porta del suo ufficio e la fece uscire seguendola verso la reception dove c'era qualcuno ad attenderla: era Amir.
«Ehi Amir, ciao. Come mai da queste parti? Hai un figlio e non lo sapevamo?» chiese Tonia mentre lo salutava con due baci sulle guance.
«Nono, nessun figlio. Sono passato col cane e volevo solo salutare la dottoressa» guardò Eleonora che gli sorrise e Tonia annuì.
«Capisco. Vi lascio soli allora, buona giornata» se ne andò e lasciò i due da soli.
Amir era davvero passato solo per un saluto, come faceva quasi tutti i giorni. Ad Eleonora stava simpatico ma non voleva altro che un'amicizia da lui, mentre vedeva il kosovaro sempre più attratto da lei. Avrebbe dovuto parlargli? Forse avrebbe dovuto, sì, ma in quel momento non voleva altri problemi quindi procrastinò quella decisione.

Tonia nel frattempo era tornata a casa e stava aspettando il momento di raccontare tutto a Pasquale, soprattutto la presenza di Amir dalla dottoressa.

«Stai ancora con questi libri in mano? Il diploma te lo dovevi prendere a diciotto anni non a trenta, non ha senso ora.»
«Non sono affari tuoi. Che vuoi?»
«Vuoi sapere dove sono stata poco fa?»
«Tonia non mi interessa dove sei stata, voglio stare solo con Celeste mo.»
«Sicuro? Perché sono stata dalla tua dottoressina per ringraziarla dell'aiuto che ci ha dato con Celeste.»

Il calciatore si agitò non appena sentì il modo in cui aveva chiamato Nora ma restò con lo sguardo su sua figlia e non disse niente.

«L'ho ringraziata e lei è stata molto gentile, è una brava ragazza, si vede. E poi indovina chi c'era lì che era passato per un caffè con lei?»
Stavolta alzò lo sguardò e la fissò in attesa che lei continuasse.
«Amir, che caro ragazzo che è. Starebbero proprio bene insieme, non credi?» sorrise spavalda e lui sospirò.
«La vita è sua e fa quello che vuole. Ora devo uscire, ciao» diede un bacio alla bambina, mise il giubbino e uscì di casa. 
Aveva il sangue che gli stava ribollendo nelle vene, doveva parlare con Amir. Quella sera poi non era uscito più con lui perché Tonia non era stata bene e poi non aveva più avuto modo di riaffrontare l'argomento. Ma quello che stava succedendo era troppo, doveva dirgli della sua situazione con Nora.

«Amir, amico, sei a casa?»
«Ehi fra, sì, sto giocando alla Playstation. Che succede?»
«Posso passare un attimo da te? Ti devo parlare di una cosa importante.»
«Certo, vieni, ti aspetto. Ma mi devo preoccupare? Oggi ho visto tua moglie mi sembrava tranquilla...»
«Me l'ha detto. Ora vengo da te e ti spiego tutto.»
«Ok ti aspetto.»

Guidò fino a a casa del biondo e dopo aver parcheggiato e bussato al suo citofono salì da lui. 

«Cosa? Tu ed Eleonora?» il biondo spalancò gli occhi.
«Sì, per un anno. Non è stata una storia da poco, perciò sto qua a parlartene.»
«Dio mio, e io che te ne parlavo sempre... mi dispiace, se avessi saputo non ci avrei mai provato con lei. Mi dispiace Pasquale, davvero.»
«Io volevo dirtelo già da tempo solo per farti capire perché lei è così scostante con te. Fino a due mesi fa ha detto di amarmi quindi non penso sia pronta a frequentare un altro, soprattutto se è un mio compagno di squadra.»
«No certo, ora lo capisco anche io. Ma per me da oggi è finita, te lo garantisco. Lei è off limits.»
«Amir non mi fraintendere, siete entrambi adulti e liberi e se lei vuole e tu vuoi, io non sono nessuno per impedirvi di frequentarvi. Però capisci che per me sarebbe un colpo mortale? Io...» si fermò e seduto sul divano nero in pelle nel salone del kosovaro, si passò una mano sul viso e poi tra i capelli. Buttò fuori un respiro pesante e quando rialzò lo sguardo era visibilmente commosso. 
«No Pasquale, non succederà. Sei mio amico non lo farei mai... ma tu sei innamorato di lei, non è vero?»

Pasquale sorrise e alzò le spalle.

«È così chiaro?»
«Chiarissimo frate, chiarissimo. Ma non lasci tua moglie per la bambina?»
A quella domanda Pasquale indurì l'espressione e annuì.
«Sì, non posso rischiare di perderla ora, è ancora troppo piccola. Più in là non so e non so nemmeno se lei mi aspetterà. L'ho ferita, le ho fatto del male e non so se mi perdonerà mai. E poi la vedi quanto è bella? Brillante, elegante, intelligente...»
Amir annuì a quelle parole e poi commentò con un sommesso «Lo vedo» che fece scattare Pasquale con uno schiaffo scherzoso dietro la nuca del kosovare.
«No scusa, scusa» farfugliò e poi sorrisero insieme.
«Spero di essere stato chiaro e di non essere sembrato minaccioso, non è mia intenzione.»
«No frate, ho capito, tranquillo.»
Pasquale passò il pomeriggio dall'amico e ad ora di cena lo salutò per tornarsene a casa. Mangiò da solo e poi passò del tempo con sua figlia. 

Era davvero quella la vita che voleva per lui e per sua figlia? Davvero voleva sopravvivere e non vivere? Davvero voleva dare a sua figlia quella vita in una famiglia priva di amore? La risposta a tutte quelle domande era chiaramente no, ma al momento non sapeva come liberarsi di quella gabbia chiamata matrimonio. Aveva paura che Tonia facesse davvero quello che aveva minacciato di fare. Così, anche per quella sera come per le sere precedenti, non fece nulla per cambiare la situazione e chiuse gli occhi sperando che la notte fosse più lunga del solito e che il giorno non arrivasse mai.


Malessere | Pasquale MazzocchiWhere stories live. Discover now