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Eleonora stava impazzendo. Andava su e giù per il salone di casa sua, guardava il cellulare, poi beveva acqua, poi controllava dal balcone se Pasquale fosse tornato. E così fece per quasi due ore, poi lo vide arrivare e parcheggiare. Diede un urlo di felicità e corse alla porta per accoglierlo nel migliore dei modi. 

Non riusciva a credere che da quel momento in poi Pasquale sarebbe stato solo e solamente suo. Non le sembrava vero, forse stava sognando? No, cazzo, era la realtà! Ci pensò e sorrise ancora una volta. Quando lo vide spuntare dall'ascensore e guardò la sua espressione, però, capì che qualcosa era andato storto.

«Paky, tutto bene?»
«Entriamo che ti devo parlare» disse lui senza fermarsi e tirando dritto fino al salone sedendosi sul divano. 
«Che succede? Le hai parlato?»
Il calciatore alzò lo sguardo verso di lei e annuì.
«Sì e ho capito di non volerla lasciare. Lei è la mia famiglia e lo è da sempre.»
«Pasquale ma...»
«Lo so, ti avevo detto altro ma parlandone con lei ho capito di amarla ancora e di volere solo lei. Mi dispiace.»
«Non è possibile, due ore fa mi hai detto di volere una casa e una famiglia con me e ora te ne esci così?»

Pasquale la ascoltò e poi si alzò in piedi, non poteva farle capire che stava dicendo quelle cose solo perché costretto, doveva sembrare sicuro e sincero.

«Avevo paura che lei mi lasciava e volevo capire se potevo avere te come alternativa, questa è la verità Eleonora. Sei sempre stato solo questo: l'alternativa.»
«Ma che stai dicendo?»
«La verità. Io amo e ho amato sempre e solo lei rint 'a vita mia, nennè. Davvero te penzavi che potevo lasciarla per te?»

Eleonora rimase a fissarlo a bocca aperta, sempre più sorpresa e delusa dalle parole che stava sentendo.

«Io non ti ho mai chiesto niente, Pasquale, e lo sai bene. Hai fatto tutto tu e ora ti stai rimangiando tutto.»
«Sì perché te stavo arignenn' 'e palle. Io voglio solo a mia moglie ed è sempre stato così, Eleonò. Tu sei stata un divertimento, un passatempo. Niente di più» lo disse e si girò di spalle. 

Il cuore gli si stava stringendo in petto per tutte quelle bugie cattive che stava dicendo ma lo stava facendo per lei, voleva che lo odiasse per non starci male e non nutrire più alcuna speranza in loro due. 
Ma Eleonora non era stupida e aveva notato il suo tentennamento.

«Guardami negli occhi, Pasquale. Mi hai portata a casa tua, hai messo tuo fratello in mezzo... Ti sei tatuato il mio nome per passatempo?»
«Io tengo tatuato pure la pizza se è per questo. Mi tatuo qualunque cosa anche cose senza valore.»
La ragazza scosse la testa, non ci credeva minimamente.
«Stai mentendo e lo sai meglio di me. Mi dici che sta succedendo?»
«In realtà è la prima volta che sono sincero con te. Non ti voglio, Eleonò, non ti voglio. Voglio solo a Tonia, la donna della mia vita e la madre di mia figlia. Non voglio essere cattivo con te, non mi far andare oltre.»
«No, vai, continua. Cos'altro vuoi dirmi?»
«Me ne devo andare. Noi non ci sentiremo più, ok? Non mi cercare.»
«No Pasquà. Dimmi quello che mi vuoi dire.»
«Che t'aggia ricere? Si stat sul na pazziell' pe' me. Mi sono divertito, ma non ho mai provato niente per te, nennè. Mo lasciamo stare, ok? Basta, me so' sfastriato e te.»
«Non è possibile, tu non sei il Pasquale che ho conosciuto in quest'anno. Torna in te, ti prego» lo prese per un braccio e lo scosse e lui sospirò voltandosi verso la porta d'ingresso.
«Non mi chiamare, hai capito? Basta, è finita.»
«Guardami negli occhi e dimmelo che è finita, che non mi ami e che non mi hai mai amata!» gli prese la mano e lo tirò verso di lei, costringendolo a voltarsi. 

Furono occhi negli occhi, la cosa che Pasquale avrebbe voluto evitare con tutto se stesso.

«Guardami negli occhi e dimmelo se hai il coraggio» ripeté la ragazza e vide gli occhi di lui rabbuiarsi, come se qualcosa si fosse impossessato di loro in quello stesso momento.
«Non ho mai detto di amarti, non ti inventare le cose. E te lo dico guardandoti negli occhi, sì. Non ti amo e non ti ho mai amata. Ti ho solo scopata a mio piacimento perché tieni 'nu bello fisico. Chest si pe' me, nu bello piezzo 'e carne. Amo solo mia moglie. Mo m'è capit?» avvicinò il suo viso a quello di Eleonora che si sentì trafitta da un pugnale al cuore. «Non ti amo e non ti ho mai amata, mettiti l'anima in pace. E mo fammene andare e non mi cercare mai più, m'è capito?» tirò via il suo braccio dalle mani di lei e se ne andò da quell'appartamento senza aspettare nemmeno la risposta di lei che comunque non sarebbe arrivata. Si chiuse la porta alle spalle e la ragazza capì che sarebbe sparito dalla sua vita così come l'aveva fatto da casa sua.

Le mancò l'aria, le gambe le vennero meno e le lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi come fiumi in piena. 

Non poteva credere a ciò che le era appena successo. Lei ci credeva il lui, in loro. E lui le aveva appena calpestato, lacerato, strappato il cuore guardandola negli occhi e dicendole che non aveva mai provato niente. Era stata solo un pezzo di carne con cui divertirsi, un giocattolo, un passatempo. Non aveva mai provato niente per lei, niente. Lei invece lo amava, lei ci aveva creduto davvero, lei lo voleva davvero nella sua vita. Avrebbe messo tutto a repentaglio per lui, si sarebbe messa la sua famiglia contro, l'avrebbe fatto davvero. E tutto per uno che aveva solo giocato con lei.
Come aveva fatto ad essere così stupida? A farsi convincere dalle parole di un traditore seriale, uno che non era riuscito a tenerselo nelle mutande nemmeno con la moglie incinta di sette mesi? Avrebbe dovuto allontanarlo non appena aveva scoperto del suo doppio gioco, sì. Invece non l'aveva fatto e si era innamorata di quel bastardo. E ora doveva soffrire, se lo meritava.
Era stata stupida e si meritava di soffrire. Se lo ripeteva mentre piangeva con la testa sul cuscino nel suo letto vuoto e grande. Letto in cui aveva fatto di tutto con lui e immaginato di tutto con lui. Come aveva potuto credere a tutte quelle bugie? Come era potuto essere così stupida? Continuava a chiederselo mentre era divorata dai sensi di colpa.

Pasquale nel frattempo era tornato a casa e si era chiuso in una camera degli ospiti cercando di calmare il suo cuore che lo implorava di tornare da Eleonora e rimangiarsi tutte le cattiverie che le aveva vomitato addosso. Poi qualcuno che bussò alla porta della stanza lo fece rinsavire.

«Che vuò?»
«Le hai parlato?»
«Tonia nun te fa verè a me, m'è capit?»
«Pasquale hai fatto la cosa giusta, mi ringrazierai un giorno. Ora ci stai male ed è normale, ma hai salvato la tua famiglia, hai fatto la cosa giusta.»

Ascoltò quelle parole e si innervosì ancora di più. Scattò in piedi e aprì la porta mettendosi faccia a faccia con sua moglie.

«Tu ti devi dimenticare che io esisto. Sto qua solo per mia figlia, ma tu un marito non ce l'hai più, m'è capit?»
«Ti devi solo calmare, ti passerà.»
«No, non mi passa. Lei non era una storiella, lo vuoi capire che la amo? Lo vuoi capire che più di lei amo solo mia figlia?»
«Ti deve passare. E sai come puoi fare?»
«Non mi passa Tonia, può fa e può dicere chello 'ca vuò tu.»
«Tu stasera te ne esci. Chiama uno dei tuoi amici, vai a ballare e ti scegli qualcuna con cui stare per stanotte. Una con cui scopare, come facevi prima. E metti anche le storie su Instagram così vede pure la dottoressa.»
«Ma che cazz' stai ricenn'? Vavattenne ra annanz all'uocchie miei, Tonia, perché mo davvero mi stai facendo incazzare. Vavattenne» provò a chiuderle la porta in faccia ma lei glielo impedì.
«Tu stasera esci e scatti delle foto del locale e della ragazza che ti scegli e poi le metti su IG. Lo devi fare» lo guardò sicura che lui avrebbe ubbidito.
«Ma che cazz' vuò ancora a me? Pecché l'essa fa? Già le ho fatto troppo male, questo non glielo posso fare.»
«Chi è chiù importante, lei o tua figlia? Se non lo fai non te la faccio vedere più» lo disse per poi fare un sorrisetto che fece andare Pasquale su tutte le furie.
«Tu nun stai 'bbona, vir 'ra chi te fa curà. Tu nun stai 'bbona!»
«Organizzati e esci. E tra dieci minuti sono pronte le lasagne, ti aspetto in cucina.»
«Nun me mangio e lasagne! E tu a me nun me vir chiù, tu un marito nun 'o tien chiù. M'è capit? Si 'na stronza e io non ti perdonerò mai. Mai Tonia, mai.»
«Se non vuoi uscire stasera va bene, ti do qualche giorno di tempo. La settimana  prossima però lo fai o ti giuro su Dio che me ne vado e tua figlia non la vedi mai più. Ti è chiaro?»
«Vatten a fanculo Tonia» uscì dalla camera, prese il giubbino dall'appendiabiti e se ne uscì da quella casa che ormai per lui era una prigione.

Tornò solo la sera, stette un po' con Celeste e poi se ne andò a dormire nella camera degli ospiti. Nei giorni successivi stette quasi sempre fuori casa e tornava solo per stare con la figlia. Quando passò una settimana, però, dovette fare come Tonia gli aveva imposto: andò a ballare con suo fratello e altri amici e si fece scattare delle foto con una ragazza nei paraggi come lei gli aveva chiesto. Ovviamente non stette con nessuna ragazza, il solo pensiero gli provocava il vomito ma pubblicò quelle foto e continuò con quella farsa.
Ormai non poteva più tirarsi indietro e l'unica giustificazione che si dava era che lo stava facendo per sua figlia. Solo per lei.

Malessere | Pasquale MazzocchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora