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Eleonora stava male, male come non era mai stata prima in vita sua. Le sembrava che il mondo fosse sprofondato, che non ci fosse più aria per respirare, che l'acqua non la dissetasse più e che il sole non la riscaldasse più. Decise però di tenere quel dolore solo per lei, senza dirlo a nessuno. Solo Simona sapeva anche se l'aveva pregata di non parlarne, voleva dimenticare e superare Pasquale nel minor tempo possibile. Lui non si era fatto più né vedere né sentire e questa era l'unica nota positiva perché nonostante le mancasse da morire almeno non si faceva altre stupide ed inutili illusioni su di loro. 

Cercò di distrarsi in ogni modo: si buttò a capofitto nel lavoro, istituendo nuovi corsi per i bambini e restando in ludoteca anche fino alle nove di sera. Invitò spesso Simona a casa per cenare insieme o andava da lei. Poi una sera che era a cena dai suoi genitori, loro, a cui aveva spiegato che non stava più col ragazzo della serenata e che era stata solo una storiella da poco,  la invitarono ad andare qualche giorno in montagna per rilassarsi un po'. Eleonora accettò subito alla sola condizione che potesse portarsi la sua amica. I genitori accettarono e si misero subito ad organizzare.
Partirono la settimana dopo, lei e Simona in un'auto e i genitori in un'altra.
Erano diretti a Cortina d'Ampezzo, paese che la ragazza conosceva bene perché i suoi avevano una casa lì da quando era piccola e ci andavano ogni inverno. Era qualche anno che non ci andava più per i troppi impegni lavorativi ma ora ne aveva dannatamente voglia e bisogno. Arrivarono lì e dopo essersi fatte una doccia veloce, si recarono subito in paese tra i negozi e le stradine strette e perfettamente organizzate. Eleonora acquistò un paio di stivali in pelle e un cappotto, Simona una borsa. Poi si fermarono in un ristorante e cenarono lì. Fu proprio allora che Eleonora intravide Pasquale sul cellulare di Simona. Lei lo aveva bloccato e non vedeva più le sue storie e i suoi post, Simona invece vedeva ancora tutto.

«Cos'è?»
«Niente, lascia stare.»
«Dai, fammi vedere... per favore.»
«Sei sicura?»
«Se è con la moglie no, non la voglio vedere» abbassò per un attimo lo sguardo e poi sospirò.
«Io onestamente la moglie nelle foto con lui non l'ho mai vista. La foto è con la figlia, guarda...» le porse il cellulare e a Eleonora spuntò un sorriso sulle labbra. La foto raffigurava il calciatore che faceva volteggiare Celeste in alto, i loro occhi sorridevano e si vedeva chiaramente l'amore che provavano l'uno per l'altra.
«Sai che mi aveva parlato di mettere su famiglia? Di fare dei figli, di prendere un cane. E invece stava solo mentendo, mi stava solo usando...»
«Ele, fa male, lo so ma non ci devi pensare più. Hai fatto bene a bloccarlo ovunque e a non vedere quello che pubblica, vederlo ti fa solo ripensare alle cazzate che ti ha detto e ti fa stare male.»
«Sì, è vero, lo so. Ordiniamo il secondo?» cambiarono argomento e non parlarono più del calciatore.

Eleonora avrebbe voluto cancellare ogni traccia di lui dalla sua mente e dal suo cuore ma per il momento le era ancora praticamente impossibile. Lo pensava in continuazione ma si era promessa, almeno, di non parlare più di lui in quella vacanza. Cosa che però non riuscì a fare perché il giorno dopo, sulle piste innevate della cittadina bellunese, una persona che lo conosceva bene la avvicinò.

«Ciao! Ma è possibile che voi napoletani siete ovunque?» esordì il ragazzo biondo con un sorriso splendente stampato in faccia.
«Ciao Amir... eh beh sì, siamo un popolo molto numeroso» gli sorrise ma avrebbe solo voluto scappare.
«Ci vieni spesso qui?»
«I miei hanno una casa in paese, da ragazzina ci venivo ogni anno, ora meno spesso. Tu?»
«Ci sono stato diverse volte, è bellissimo qui.»
«Sì, è vero... lei è Simona, la mia amica. Te la ricordi, no?» non voleva che il discorso restasse solo tra loro due così inserì anche la sua amica.
«Sì certo. A pranzo dove siete? Magari mangiamo insieme se vi fa piacere...»

Non ci sarebbe stato nulla di male ed Eleonora lo sapeva bene ma voleva assolutamente evitare per non far girare voce false ed inutili.

«No Amir, perdonami ma siamo a pranzo con i miei, non possiamo lasciarli da soli. Grazie per il pensiero comunque. Ora andiamo a sciare, ci vediamo in giro» lo salutò e si allontanò con Simona.

Non appena tornò a Napoli e agli allenamenti Amir ne parlò con Pasquale. Senza sapere che tra i due ci fosse un legame, gli parlò della dottoressa come se solo lui potesse dargli dei consigli utili su di lei.

«Ma secondo te è fidanzata? Perché mi evita?»
«Amir ma io che ne so... che io sappia non è fidanzata ma magari è uscita da qualche storia dolorosa e non vuole conoscere nuova gente adesso. O magari semplicemente non le piaci, non so.»
«Sì lo credo anche io... ogni volta che la vedo ci vorrei provare perché è veramente bella e poi è intelligente, parla bene... mi piace. Ma non mi dà modo nemmeno di iniziare, forse non le piaccio, sì.»
«Buttati con l'amica che è più semplice secondo me.»
«Nah... è carina eh, sicuramente. Ma a me piace la dottoressa...»
«Ma lei non è propensa, la vedi o no?»
«Sì lo so, che palle...» sbuffò e finalmente cambiò argomento.

Pasquale avrebbe voluto urlargli di lasciarla stare, di guardare altrove perché lei era solo sua ma non poteva. Il fatto che Amir ogni tanto gli parlava di lei lo mandava su tutte le furie. Avrebbe voluto spaccare tutto e urlare come un pazzo. Non la vedeva da settimane ma lei era sempre lì, fissa nella sua testa e non voleva proprio andarsene. 
E se fosse stata con qualcun altro? E se si stesse sentendo con un altro ragazzo? Se l'avesse dimenticato? Pensare a quelle cose lo faceva stare male, non riusciva ad immaginare lei con un altro che non fosse lui. Ma poi si calmava perché la conosceva bene e lei non era la tipa che dimenticava una storia così importante in tre settimane e non era tipa da chiodo schiaccia chiodo.

«Pasquale, andiamo da mia mamma stasera?»
«Vacci tu, io non vengo» incontrò la moglie in cucina dove era andato per prendersi un bicchiere d'acqua.
«Da sola non ci vado. Non so più che scusa inventare per le tue assenze con i miei. Che c'aggia ricere?»
«E a me che me ne fotte? Tu nu marito nun 'o tieni chiù, te lo ripeto.»
«Quando ti passa questa cosa Pasquà? Io rivoglio mio marito» lo avvicinò e lo guardò negli occhi, sembrando più dolce del solito.
«Tonia...» Pasquale strinse i denti e si avvicinò ancora di più al viso di lei. «Tuo marito non ci sta più, nun esiste chiù, è muort. 'O vuò capì o no? Io sto qua per Celeste, non per te. Mo a tua mamma dille chell ca vuò tu, nun me ne fotte nu cazz» posò il bicchiere nel lavandino e la superò andando verso le camere.
«Vedi di fartela passare velocemente questa fase Pasquale, mi hai capita? Io voglio un altro figlio e sono stanca di aspettarti.»

Il calciatore si bloccò e si girò verso di lei.

«E fatti mettere incinta da un altro, io un figlio da te non lo voglio e non mi costringerai a farlo. Io lo voglio con Eleonora un figlio, vabbuò? Me la sogno ogni notte, non è una fase, io amo solo a lei. Sto qua solo per Celeste, Tonia. Mi hai costretto a rimanere qua nonostante sai bene che con te non ci voglio stare e che non cambierò idea e per questo ti meriti il trattamento che ti sto riservando» senza aspettare la risposta della moglie se ne andò nella camera da Celeste e si mise a giocare con lei.
La moglie non avrebbe vinto, non stavolta.

Malessere | Pasquale MazzocchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora