32.

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Ero ubriaca. Un altro halloween da ubriaca.

Dopo essere usciti dal bagno, io e Kenan cercavamo di far finta di niente anche se sapevo benissimo che nei miei occhi e soprattutto nel mio aspetto abbastanza trasandato, si leggeva ogni mia emozione.

Avevo un sorriso sincero sul volto, quasi spontaneo, che non se ne andava via dalla mia espressione. Kenan non si era staccato da me neanche per un secondo, mentre durante la festa avevamo incontrato qua e là qualcuno.

Ma di mio fratello, nessuna traccia. Forse meglio così...

Ora vi starete chiedendo come mi sia potuta ubriacare nel giro di pochi minuti, e beh...

Diciamo che era passato qualche cameriere con un vassoio che reggeva dei bicchierini di champagne e io non ero riuscita a dire di no a tre di loro. E dato che sono pessima nel reggere l'alcol, dopo il terzo ero già andata.

Pensai di aver visto male, forse di star avendo un'allucinazione date le mie condizioni, ma quando cercai di mostrarmi lucida, capii che non me lo stavo solo immaginando.

Davanti a me avevo l'ex di mio fratello, Benedetta. Io probabilmente ero l'unica della mia famiglia a esserci rimasta in buoni rapporti, non mi aveva mai fatto nessun torto e non avevo motivo di essere arrabbiata con lei. Inoltre Federico non mi aveva mai voluto spiegare il motivo per il quale si fossero lasciati e penso che mai lo saprò.

Ora capivo perché non c'era traccia di Chicco...

Cercai il suo sguardo, lei non appena mi vide sorrise, ma allo stesso tempo fu sorpresa di vedermi lì.

Andai da lei, sempre con Kenan che mi teneva d'occhio. Probabilmente perché faticavo addirittura a reggermi in piedi...

-Benny! Da quanto tempo- riuscii a dire con la voce impastata.

Lei si accorse che non ero del tutto sobria -Ciao Gaia! Eh si, è tanto tempo, che ci fai qui? Tutto bene?- mi posò una mano sul braccio quando vide che la guardavo con gli occhi semiaperti

-sto benissimo- dissi, neanche io ci credevo in realtà -e poi qua ho il mio bodyguard- scoppiai subito a ridere girandomi verso Kenan che mi assecondava sapendo che non ero in me

-sei ubriaca? Forse è meglio che tu vada da tuo fratello tesoro- mi disse dolcemente, sforzandosi nel dire l'ultima frase -pensaci tu- si rivolse a Kenan, che le annuì subito nonostante non si conoscessero -tesoro ci vediamo io vado- mi diede un bacio sulla guancia -e mi raccomando stai attenta stasera- mi fulminò, per poi sparire tra la gente davanti a me.

Non capivo perché era fuggita così velocemente, non mi aveva dato nemmeno il tempo di salutarla o di dire qualcos'altro.

A fianco mi passò un altro cameriere, stavo per prendere l'ultimo bicchiere nel vassoio ma Kenan mi fermò subito -che fai? Basta bere Gaia, non ti reggi nemmeno in piedi dopo solo qualche bicchiere di champagne- quasi mi rimproverò.

Non so per quale motivo, ma io mi avvinghiai subito a lui abbracciandolo. Forse volevo solo sentirmi al sicuro -sei carino sai? Ti preoccupi per me- dissi, ancora completamente fuori di me, nonostante quelle parole provenissero esclusivamente dal mio cuore.

Lui mi sorrise e ricambiò l'abbraccio. Avvolgevo la sua vita mentre con la testa arrivavo a mala pena al petto. Lui mi carezzava la testa, attorno a noi c'era ancora molta gente.

Il mio orecchio aderiva al suo petto, proprio all'altezza del cuore. Batteva, ma non regolarmente, seguiva un ritmo accelerato, che mi fece subito sorridere.

E nonostante quella sala fosse piena di persone io percepivo solo il calore del suo abbraccio e i battiti del suo cuore, che stavano facendo aumentare anche i miei.

Quel momento di affetto fu interrotto proprio da me. Improvvisamente sentii qualcosa bruciarmi lo stomaco per poi risalire in gola. Corsi in bagno, diretta verso il gabinetto.

Kenan mi seguí, mentre un conato ebbe la meglio.

Feci in tempo a centrare il wc che iniziai a vomitare come una dannata. Kenan mi manteneva i capelli mentre cercava di confortarmi.

Era successo tutto così velocemente che neanche me ne ero accorta.

-come ti senti ora?- mi chiese appena pochi minuti dopo essermi sciacquata la faccia con acqua fresca, nonostante avessi ancora il trucco completamente sciolto in faccia

-non lo so, ho sonno- appoggiai la testa sulla sua spalla, totalmente assonnata -mi porti a casa?- gli chiesi

-certo piccolina, tutto per te- mi prese per la mano, trasportandomi fuori dal bagno.

Da lontano entrambi vidimo Andrea, che ci fece cenno con la mano e poi si avvicinò subito non appena vide le mie condizioni -che succede?- chiese, io non avevo le forze per rispondere e quindi fu Kenan a dare una risposta

-la signorina qui non regge l'alcol e con un po' di champagne si è ubriacata- disse indicandomi -la riporto a casa- disse infine.

-va bene, avviso gli altri se li trovo- rispose Andrea, passandomi una mano sui capelli -e tu vedi di non bere più che sei piccolina- mi puntò il dito, ma io non capivo niente, a mala pena lo avevo riconosciuto.

Appena uscimmo da quella sala potei finalmente respirare aria fresca. Mi sentii subito più libera e l'effetto dell'alcol sembrò quasi attenuarsi.

Mi facevano malissimo i piedi, avrei voluto ritornare indietro nel tempo solo per indossare delle scarpe comode e non degli scomodi tacchi...

Traballavo ma per fortuna Kenan riusciva a sostenermi. La macchina era ancora lontana e noi andavano a velocità di lumaca.

-mi fanno male i piedi- mi lamentai, quasi inciampando.

Kenan non se lo fece ripetere due volte che mi sollevò da terra, reggendo le mie gambe con un braccio e la mia schiena con un altro.

Feci un sobbalzo quando mi prese, ma subito dopo mi sentii sollevata -vedi te, dopo averti fatto da tutor, averti tenuto i capelli mentre vomitavi ora mi tocca anche fare palestra- disse ovviamente in modo ironico, provocando la mia risata, che diventava sempre più ampia, a causa del mio stato tutt'altro che lucido.

-ci manca solo che pesto una cacca e ci ritroviamo entrambi a faccia a terra- disse poi. Le sue parole scatenarono in me una risata incontrollabile, che si mescolò alla sua, riempiendo l'aria notturna di allegria.

Nel buio e nel silenzio della notte, c'eravamo noi che splendevamo e portavamo vivacità, facendo risuonare le nostre risate in quell'atmosfera cupa.

Eravamo collegati da una strana connessione, che andava oltre il concreto. Era come fossimo legati da un filo invisibile, anche se eravamo insieme da solo un mese. Quel legame, pur giovane, vibrava di una forza e di una profondità sorprendenti, trasportandoci in un viaggio di scoperta e intimità che sembrava durare da una vita intera.

SPAZIO AUTRICE
Capitolo di passaggio... spero non sia stato noioso💕

Ci vediamo al prossimo, come sempre lasciate una stellina, baci💫❤️

My starboy|| Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora