Questa mattina non è la sveglia a svegliarmi ma la suoneria del telefono.

Impreco, notando che sono le sei di mattina e potevo dormire ancora un po'.

Prendo il telefono e quando leggo il nome di mia madre sullo schermo, sgrano gli occhi e rispondo.

<<Pronto?>> la mia voce esce roca e impastata dal sonno.

<<Ciao Tommy. Troppo presto lo so, ma ieri non sono riuscita a farti gli auguri di Natale, quindi, buon Natale!>>

Sorrido tra me e me. <<Grazie mamma, non c'era bisogno>>

<<C'era eccome, dimmi, hai passato un bel Natale?>>

Il mio sorriso si allarga ancora di più nel ricordo della sorpresa che mi ha fatto Rachel. <<Si, il migliore in assoluto>>

<<Benissimo! Ma in realtà ti ho chiamato per dirti che ti preso una casa>>

La mia bocca si spalanca <<Come?>>.

<<Ti ho comprato una casa>> ripete come se fosse la cosa più normale del mondo, <<Era già da un po' che pensavo di farlo. Alex è stato gentilissimo ad ospitarti, ma è arrivato il momento di avere uno spazio tutto per te>>.

<<È uno scherzo?>> sono ancora scioccato.

<<Consideralo un regalo di Natale, ti ho mandato le chiavi della casa per posta, credo che ti attendano fuori dalla porta>>

Sto per parlare ma la voce di mia madre mi precede.

<<Ti ho mandato la posizione per messaggio, non credo ti sarà difficile trovarla, okay?>>

<<Tutto perfetto, mamma, grazie>> Non saprei cosa altro dire.

<<Di niente tesoro, ora devo andare ci sentiamo>>

Termina la chiamata prima ancora che possa salutarla.

Se prima non avevo voglia di alzarmi dal letto, ora è tutto il contrario.

Entro in soggiorno e per mia sorpresa ci trovo Alex.

È seduto sul divano. Due occhiaie violacee gli segnano gli occhi e ha i capelli tutti arruffati.

<<Che hai fatto?>>

Mi fa cenno con il capo verso il controller alla sua destra. <<Ho giocato alla play>>

Mi avvio verso la cucina open space sul salotto.

<<Tutta la notte?>>

<<Mh-mh>> mugola parole incomprensibili e lo invito ad andare a dormire.

Mi siedo con il mio caffe e prendo il telefono, come prima cosa però, mi ammiro il braccialetto con l'occhio di Rachel.

Apro il messaggio di mia madre e noto che la posizione della casa e proprio sulla costa, con una vista mare mozza fiato.

Metto i primi vestiti che mi capitano sotto mano e mi catapulto fuori dall'appartamento di Alex.

Fuori dalla porta noto un pacchetto che scarto e dentro ci trovo una chiave, che prontamente metto in tasca.

Con l'aiuto del GPS trovo facilmente la strada filo a quella che ora posso chiamare casa.

In lontananza vedo una grande casa bianca e parcheggio la moto nel vialetto.

Dopo aver tolto il casco mi guardo intorno.

La staccionata bianca contorna il vialetto. Sulla destra della casa c'è un garage, sulla sinistra una veranda con la porta d'entrata.

Salgo tre gradini e mi ritrovo in veranda dove la mia testa è riparata dal sole mattutino. Infilo la chiave nella toppa in un movimento così familiare che mi sembra di averlo fatto già mille volte.

L'entrata della casa e spaziosa e mi si apre subito la vista sul soggiorno e la cucina open space.

Le pareti sono bianche con delle travi a vista, il pavimento è un parquet legno dello stesso colore delle travi.

Alla mia sinistra ci sono le scale per salire al secondo piano, mentre alla mia destra c'è un divano grigio abbastanza grande con due poltrone dello stesso colore ai lati. Davanti ad esso, appoggiata su un mobile bianco si trova una televisione di sessantacinque pollici.

Avanzo di qualche passo e posso notare una libreria che riempirò con caschi e varie cose per le moto.

A dividere la cucina con il salotto c'è una grande isola con il ripiano in marmo grigio scuro. L'intera cucina è accessoriata ed i colori predominanti sono il bianco e il marmo grigio.

Nella parte esterna dell'isola, quella che dà sul salotto, ci sono quattro sgabelli.

L'ambiente è molto luminoso dovuto dalla grande vetrata, che offre la vista sul giardino, tra il salotto e la cucina.

Apro piano piano la porta scorrevole, quasi per paura di poter rompere qualcosa. Esco nel grande porticato con un barbecue e dei divanetti bianchi da esterno. Poi la mia vista vaga per il giardino immenso recintato dalla staccionata bianca.

Devo chiudere gli occhi più volte, il riflesso del sole sul mare crea riflessi troppo luminosi per i miei occhi chiari.

Rientro in casa perché il troppo sole mi sta accendendo e scopro che sotto la scala che conduce al secondo piano c'è la porta per un bagno di servizio.

Il piano superiore è composto da un corridoio che conduce ad altre tre stanze, tra cui una più grande delle altre e due bagni, tra cui uno più spazioso degli altri due, con tanto di una doccia, una vasca, ben due lavandini e molti mobiletti. Non credo di avere neanche così tante cose da mettere in quei cassetti, ma forse Rachel si.

La casa è già predisposta di tutti i mobili essenziali, ora non resta altro che renderla un po' più mia, ma per fare ciò, devo tornare nella casa della mia infanzia.

Arrivato davanti alla casa da cui sono stato prontamente cacciato, ho esitato un po' prima di entrare. La mia paura è di trovarci mio padre.

Alla fine mi decido di entrare. La casa è molto silenziosa il che mi fa intuire che non ci sia nessuno. Nel dubbio continuo a guardarmi in giro anche mentre sto salendo le scale.

Raccolgo tutte le poche cose che sono rimaste nella mia camera e le chiudo in dei scatoloni.

Raggiungo il garage e prendo in prestito un furgoncino di mio padre.

Al suo interno metto la mia Kawasaki ninja H2, la Ducati Panigale V4 e una Yamaha YZ 450. Poi infilo gli altri scatoloni e mi metto alla guida.

La prima cosa che faccio non appena arrivo nella mia nuova casa è portare gli scatoloni in soggiorno. Mi metto ad riordinare le mie cose.

I caschi da moto e motocross ho deciso di esporli nella libreria. Non l'ho riempita del tuo perché è veramente grande e ho già esaurito le idee per come sfruttarla al meglio.

Dopo che tutte le mie cose sono al loro posto mi dedico alla mia parte preferita: le mie moto.

La Kawasaki e la Yamaha le uso per andare in giro, mentre la Ducati la tengo come pezzo da collezione.

In qualche modo sono riuscito a fare passare la Ducati dalla porta. Incerto su quale posto fosse il migliore per la moto, decido di metterla vicino alla TV, dove c'era una buona luce.

Mentre mi guardavo attorno il telefono nella tasca vibrò. Era Rachel.

RACHEL: Ei, niente "Buongiorno" oggi?

Sorrido, di solito le do sempre il buongiorno la mattina ma oggi non ne ho avuto il tempo.

Invece di risponderle, la chiamo.

SEMPRE COLPA NOSTRA Where stories live. Discover now