Rachel

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Tom è sdraiato sul mio letto e io sopra si lui. Non stiamo facendo niente in particolare: io sto ascoltando il suo respiro, mentre lui credo mia stia fissando. Fuori il tempo è grigiastro, grossi nuvoloni minacciano tempesta. Ho sempre adorato la pioggia e i temporali. Mi piace sentire il rumore delle goccioline d'acqua sbattere prepotenti contro il vetro della finestra. Oppure quando dopo un temporale esci di casa e senti quel odore, odore di pioggia, anche detto petricore. Soprattutto in estate; quando la pioggia raffredda l'asfalto, scaldato dal sole e provoca quel profumo inconfondibile.

Prendo il telefono, che ho appoggiato vicino a me, e lo accendo per vedere l'orario. Sono le sedici e mezza. Guardando l'ora, l'occhio mi cade anche sulle data: ventidue dicembre.

<<Cosa fai a Natale?>> chiedo al mio ragazzo, accorgendomi soltanto ora che mancano solo tre giorni.

Lui resta fermo immobile e in silenzio, per un attimo pensavo si fosse addormentato. <<Niente>>

Spalanco gli occhi e mi tiro su, a sedere, <<Niente?!>>. Lui continua a guardarmi con la sua solita calma, come se quello che avesse appena detto non fosse assolutamente fuori di testa.
<<Come sarebbe a dire niente?>>

Fa spallucce e si mette a sedere, <<Niente>>.

<<Mi stai dicendo che nella festa più bella, allegra e festosa di tutto l'anno, tu non farai niente? Hai intenzione di passare il Natale sul divano a mangiare pop-corn?>>

Mi sorride <<Esattamente>>.

Metto il broncio e lui si mette a ridere.

<<Non è divertente, anzi è tristissimo passare il Natale da solo>>

Il suo viso si rattrista ma non distoglie mai lo sguardo, mantiene il contatto visivo ed lo apprezzo molto.

<<Sono abituato, credo che in ventitré anni non ho mai passato un Natale con la famiglia al completo. Mi ricordo che per due anni si fila lo passato con la governante di casa. Quella donna mi ha fatto da seconda mamma quando la mia, che faceva anche da padre, non poteva>> sospira e noto una lacrima che se ne va dopo aver sbattuto le ciglia, <<I regali; costosi e non, non mancavano. Ma scartarli da solo la mattina di Natale non era divertente. Invidiavo molto i bambini che nei programmi TV, scartano i regali con i loro genitori che sono felici di vederli gioire. Certe volte la casa non era nemmeno addobbata; c'era solo l'albero, che probabilmente metteva la governante per farmi piacere. Perché mia madre non sempre riusciva a finire il lavoro in tempo, soprattutto nel periodo natalizio era piena di lavoro. Sai, mia mamma è comunque una donna d'affari, anche se mio padre lavora abbastanza per mantenere tutti, a lei piace il suo lavoro e ci mette tutta se stessa>>.

Le lacrime mi scendono spontaneamente, vedendo Tom così affranto, mi fa male il cuore. Posso solo immaginare quanto abbia sofferto da piccolo, anche se questo non l'ha specificato.

<<Ei Tramonto, va tutto bene. Adesso non sono più un bambino, non ho bisogno della festicciola di Natale per essere felice>> mi prende il viso tra le mani e con i pollici mi asciuga le lacrime che stanno timidamente scendendo.

Sorrido sentendo come mi ha chiamata: "tramonto" è il nuovo soprannome preferito di Tom, e io l'ho adoro.

<<Lo so, mi dispiace tantissimo. Tu meriti un vero Natale>> salto giù dal letto asciugandomi le restanti lacrime con il dorso della mano, <<e sarò io ad organizzare tutto>>.

<<Non serve, davvero>> cerca di convincermi senza successo.

Mi siedo, di nuovo, sul letto. <<Avendo i genitori separati e ho potuto vivere due Natali. Mi ricordo che un anno passavo il pranzo da mamma e la cena di Natale da papà, e l'anno dopo il contrario. Così ho potuto vivere appieno questa festa. I miei genitori sono entrambi amanti del Natale e quindi anche io. I miei vivono in una cittadina qui vicino, e per questa festività vado sempre a trovarli pur vivendo qua. Per quest'anno posso fare un'eccezione>>

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