9. Un incontro casuale, ha cambiato la mia vita!

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Le stagioni si susseguirono velocemente e le ferite lasciate dalla perdita di mia nonna, a poco a poco, si restringevano, non si rimarginarono mai in realtà, in compenso, mi lasciarono in eredità il ricordo di ciò che è stato, preferivo soffrire per avuto e perso che per non aver avuto affatto. Questa era la mia filosofia. Mi aggrappavo e mi affidavo a questa frase per esprimere gratitudine alla natura, complice nell'averci unite l'una all'altra mediante un legame lineare di consanguineità. Lei vivrà sempre dentro di me ed io dentro di lei, oltre la vita.

Mi servivo del tempo, in quanto spettatore della mia vita, a sua volta palcoscenico di intense emozioni, di cui molte piacevoli e tante altre meno, per colmare quel vuoto.

Frequentavo la scuola secondaria di primo grado, la cosiddetta scuola media quando, al termine del primo anno, per festeggiare la chiusura delle scuole, lo zio accompagnò me e Samira a far visita alle nostre amiche a Cardinale, un paesino che dista circa 20 chilometri da Soverato, situato a metà tra il mare e le Serre calabresi.

Una volta uscite di casa, le persone mi fissavano, mentre io mi impegnavo a nascondermi, sfuggendo all'attenzione altrui, non per timidezza ma di solito amavo passare inosservata. Naufragavo in cerca di un punto d'appoggio per fuorviare le mie sensazioni e le mie costanti agitazioni.
Con l'adolescenza che avanzava, mi accorsi di essere affetta dal disturbo dell'ansia sociale, mi sentivo nervosa in mezzo a tanta gente, a disagio, non riuscivo a controllare la tensione muscolare, le gambe mi tremavano e in più mi terrorizzava il fatto che qualcuno avrebbe potuto accorgersi delle mie paure, insomma mi sentivo in gabbia.

Mia cugina era molto conosciuta e ben voluta in paese, tutti la salutavano, persino gli anziani.
Passeggiammo per qualche ora a viale Kennedy, chiamato anche il viale degli innamorati. Fino agli anni settanta-ottanta, era conosciuto come "il ritrovo delle coppie" che, passeggiando mano nella mano, venivano accompagnati dalle serenate e melodie di sottofondo che qualcuno si prodigava a suonare e cantare per loro. Lo trovai molto carino e romantico. Oggi questa usanza purtroppo è andata perduta, un pò come quegli anni ma, permane il suo buon nome e la sua storia.

Più tardi mangiammo in un chiosco e conobbi tante ragazze e ragazzi e subito dopo andammo in piazza, quella sera un piccolo complesso della zona, si sarebbe esibito cantando sul palco.
Appena arrivate, mi accorsi che un gruppetto di ragazzi ci stesse osservando con insistenza e chiesi a mia cugina se li conoscesse, non fece neanche in tempo a darmi una risposta che ci raggiunsero. Il primo che notai all'istante fu Liam, quasi come se avesse richiamato la mia attenzione su di lui, attraverso una sorta di magnetismo. Con quel ciuffo tirato tutto in avanti, sembrava quasi "spettinato" ma era bello da morire. Quel "taglietto" sexy al sopracciglio destro mi fece impazzire.
Al suo cospetto io mi sentivo uno schifo invece.
Era vestito anche in modo impeccabile, indossava una camicia di seta lucida, blu come la notte, sorreggeva la giacca con un dito sulla spalla, un paio di jeans affusolati lungo le caviglie e le sneakers. Il suo aspetto era molto curato, sembrava antipatico ma in realtà non lo era affatto!

Provai un insolito fermento, gli ormoni in rivolta e tanta emozione. Si rivolse a me come se già sapesse che fossi la cugina di Samira, loro si conobbero tempo prima. Appena si presentò mi uscii dalla bocca una stupida frase:

-É buffo il tuo nome per essere un calabrese.-

-Lo trovi buffo perché in realtà non sono nato qua, i miei subito dopo il matrimonio fuggirono all'estero ma...ci torno volentieri ogni anno per andare al mare e per far visita a mio nonno- mi confidò.

-Scusami, non volevo offenderti, volevo soltanto dire che non l'avevo mai sentito!- gli dissi.

-E tu Iris? So che sei straniera, me ne sono accorto ma...da dove vieni?- mi chiese.

Iris - Storia Di Un FemminicidioWhere stories live. Discover now