8. La scomparsa di nonna Sarah

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Nonostante facesse ancora molto caldo, la fine della stagione estiva era imminente, o almeno sul calendario e, ancora, mancava la mia iscrizione alla scuola primaria per frequentare le elementari. Del tutto se ne occuparono la mamma e la zia, mentre io e Samira, trascorrevamo quelle poche settimane ancora restanti, all'aria aperta, al mare e, uscivamo con le nostre amiche, dentro casa stavamo relativamente pochissimo, soltanto per pranzare o cenare.
Lisa non era riuscita a dare la tesi prima delle vacanze e rimandò l'esame a Dicembre ma in compenso, era riuscita a trovare lavoro alla Reception di un Hotel e, lei e la fidanzata riuscirono a coronare il loro sogno andando a vivere insieme, non lontano dalla nostra abitazione. Il tempo trascorso insieme ha riempito la vita di ognuno di noi. Dopo aver preso confidenza anche con gli altri, Lisa decise di parlare della sua relazione con mia zia, ed è stata appoggiata da tutti, proprio come l'avevo immaginato...meritava di essere felice dopo aver sofferto molto...
Ero contenta che fosse riuscita ad aprirsi senza nascondersi, d'altronde non c'era
niente di cui vergognarsi.

Mancavano pochi giorni al mio compleanno e i nonni avevano promesso che sarebbero venuti ma, la mia nonnina aveva avuto un problemino di salute, impendendole di affrontare un viaggio tanto lungo.
Sentivo i nonni tutte le sere per telefono, giusto un attimo per sentire il suono della loro voce, qualche istante prima di essere rapita dal dio dei sogni, abbandonarmi tra le sue ali incantate e, dormire sonni tranquilli, leggeri e spensierati.
Occupavano larga parte dei miei pensieri, erano la parte più bella di me.

Poco prima dell'alba di una giornata apparentemente come le altre, mi svegliai inondata da attacchi d'ansia, inoltre accusavo dolori al petto e respiravo faticosamente.
Non riuscivo a capirne il motivo, la mamma udendo i miei passi, si alzò dal letto e mi raggiunse in salotto. Dopo aver parlato un pò, pensò che farmi prendere una boccata d'aria fresca mattutina, mi avrebbe fatto bene e, svegliò mia cugina per chiederle di accompagnarmi a fare due passi fuori casa.
Dopo una bella passeggiata sul lungomare, ci recammo al parco giochi per fare un salto sull'altalena e lasciarci coccolare dal vento, era la giostra che maggiormente mi rendeva felice rispetto alle altre e, avrei continuato a dondolarmi anche a quarant'anni, senza vergogna alcuna.

Il silenzio al risveglio dell'astro si fondeva armoniosamente con la natura circostante e, penetrava nel mio cuore alleggerendo le fragili corde della mia anima.
Il prato e le caduche foglioline dell'Ibisco apparivano freschi e rilucenti, cosparsi da un velo di minute goccioline di rugiada nebulizzata.
Gli uccellini svolazzavano felici e indisturbati, cinguettando di qua e di là, fieri della loro libertà. I gabbiani appostati sulla spiaggia fresca, volti con lo sguardo verso l'orizzonte, contemplavano il cobalto del cielo tingersi di sbiadite pennellate rossastre tendenti al fulvo.
Il sole era ancora basso e cominciavo a stare meglio grazie alla brezza fresca e l'aria ancora umida ma, all'improvviso mia cugina ricevette una telefonata da parte della zia, nella quale ci chiedeva di rientrare a casa.
Continuavamo a chiederci cosa fosse successo di tanto grave per farci tornare ma, né io né Samira, avevamo la benché più pallida idea.

Arrivate a casa, appena aprii la porta, trovai la mamma inginocchiata per terra, con i lucciconi calcati tra le ciglia, pronti a far annegare i suoi occhi...mi abbracciò forte forte ma senza proferire parola, le chiedevo cosa fosse successo ma non riusciva a parlare, non rispondeva alle mie domande e, in preda allo smarrimento cominciai a tremare per la paura. A quel punto, mi rivolsi a mia zia, le chiesi di raccontarmi tutto e mi sussurrò all'orecchio che la mia nonna paterna aveva lasciato questo mondo divenendo un angelo.

Per qualche istante, rimasi impietrita, con gli occhi persi nel vuoto finché non realizzai...
Il mio cuore si frantumò in mille pezzi, mi sentii come se tutto il peso dell mondo si fosse riversato con forza su di me fino a schiacciarmi e soffocarmi.
Un velo d'ombra oscurò la mia vista, mi passarono davanti agli occhi, tutti i momenti felici vissuti insieme, come in un film ma in scala ridotta.
Non aver potuto abbracciarla un'ultima volta, mi fece sentire una nullità, un'inetta. Avrei anche voluto tenere la sua mano dentro la mia nel frangente in cui mi avesse lasciata per sempre, purtroppo non mi era stato possibile.

Iris - Storia Di Un FemminicidioΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα