1.Parte due - Post mortem

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Desideravo tanto capire cosa mi era successo e quale fosse stato il motivo per avermi condannata a morte. Entrai nuovamente in casa, salii su per le scale e mi accorsi che una porta padroneggiava sulle altre, in quanto sembrava oscillare per la volontà di essere aperta per prima.

Tentennai prima di introdurmi, morsa dalla paura di non sapere cosa mi aspettasse una volta entrata, sospirai a lungo, e dopo tanti tira e molla mi incoraggiai e mi affacciai, attraversai l'uscio con timore, serrai gli occhi nel mentre, ero troppo spaventata.
Mi ritrovai dentro la nostra casa in Iran, all'interno mio padre parlava con qualcuno, io mi trovavo alle sue spalle, feci qualche passo in avanti con adagio per poterlo guardare in viso...mi voltai, rimasi basita, io quel volto lo avevo già visto, lo conoscevo, apparteneva al ragazzo Pakistano, Khan, conosciuto una sera d'estate a Soverato, insieme a mia cugina e le sue amiche, lavorava dal nostro meccanico di fiducia.

Mi chiedevo che cosa ci facesse insieme a mio padre, e come era possibile che si conoscessero, sembravano due amici di lunga data. Erano molte le domande che mi frugavano in testa. Ascoltavo i loro discorsi ma senza prestare molta attenzione perché parlavano del più e del meno. Intanto mi misi a guardare casa nostra, era cambiata sembrava nuova, credo l'avesse ristrutturata, ma non la mia stanza, rimasta cristallizzata nel tempo!
Guardavo le foto dei miei fratelli, erano cresciuti un bel pò dall'ultima volta che li avevo visti, accarezzai il loro ritratto e una lacrima amara, satura di amarezza, bagnò la mia guancia.
D'un tratto le mie orecchie udirono una frase che mai e poi mai mi sarei aspettata che mio padre potesse pronunciare, sgranai gli occhi:

- Ho bisogno che mi aiuti a uccidere mia figlia, necessito che tu parta, per un pò di tempo, è per questo che ti ho fatto venire qui.-

-Tua figlia? Sei sicuro cugino? Io neanche la conosco!-

Cugino? Mi chiedevo, mi aveva detto di essere un Pakistano fuggito dalla sua terra per provare ad avere un futuro migliore e ora scopro non solo che ha mentito sulle sue origini, ma anche che è mio cugino! Che tu sia maledetto!!!
Ascoltavo il tutto impietrita, non potevo credere di essere stata presa in giro per diversi anni e per essermi fidata di lui.

-Ti darò delle foto di mia figlia.
Mia moglie Aisha è fuggita portando con sé due dei miei figli, lasciando qui il resto di loro, mi ha abbandonato, disonorato, mettendomi in ridicolo davanti a tutte le persone che conoscevano il mio buon nome. La gente mi rispetta, e indovina? L'unica a non farlo era la donna che avevo sposato, le avevo dato una casa, deve pagarmela!-

-Come faccio a sapere dove si trovano?qualcuno le ha viste da qualche parte?-

-Tempo fa, i miei genitori regalarono a Iris un cellulare, quel gesto per me fu inaccettabile, glielo sequestrai annunciandole che l'avrei restituito in negozio, ma più in là, decisi di usarlo a mio vantaggio e mi venne un'idea. Ripensandoci oggi, potrebbe sembrare una premonizione.-

-In che senso?-

-Avevo finito di lavorare più presto del solito ai cantieri, e, mentre aprivo il vano portaoggetti dell'auto, per prendere le sigarette e offrirne una ai miei dipendenti, il pacchetto che custodiva quel cellulare, cadde sul tappetino, me ne ero dimenticato d'averlo messo lì, e mi venne un lampo di genio appena lo afferrai. Se l'avessi davvero restituito, mia figlia, molto probabilmente, mi avrebbe odiato molto più di quanto non lo facesse già, e, quindi mi recai al negozio di elettronica di mio fratello per fargli installare un GPS all'interno, così potevo sapere se mia figlia usciva di nascosto in mia assenza, era un modo per osservarla da lontano.-

Mi ero completamente paralizzata, pensavo a quel maledettissimo giorno in cui non solo lo ringraziai, ma gli diedi persino un bacio sulla guancia per non avermi delusa per l'ennesima volta. Come ho fatto a non pensare che quella poteva essere una trappola, conoscendo il suo essere subdolo...mi davo il tormento, per colpa mia scoprì dove ci eravamo rifugiate, non mi davo pace, ero accecata dall'ira, tremavo come una foglia che tentenna prima di cadere dall'albero. Non volevo ma dovevo ascoltare il resto della storia.

Iris - Storia Di Un FemminicidioWhere stories live. Discover now