𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 44

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"𝐋𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐞𝐳𝐳𝐞 𝐮𝐜𝐜𝐢𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨

𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚𝐢 𝐝𝐢 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐨"

『♥』

«Emy e Malia», io e il mio compagno di esibizione scendemmo i gradini dello studio per posizionarci al centro e provare per l'ultima volta prima della partenza del giorno dopo per Genova. Era la sera del 29 e tutti noi ragazzi eravamo dalle 16 provando e riprovando ininterrottamente la scaletta delle esibizioni. Holden e Kumo a fare da apri pista, mentre io e Malia in coda. Mi stavo spingendo così tanto in quei giorni, che la sera prima delle prove generali fui costretta a lasciarmi mette dei nastri muscolari attorno alla spalla sinistra, dopo aver sentito una scossa fortissima dietro la scapola. Fortunatamente niente di grave.

Andai a posizionarmi nel lato opposto dello studio, lui si girò a guardarmi per accertarsi che fossi pronta, feci un cenno con la testa e quando la base di "Maiorca" iniziò, mi avvicinai a lui recitando gli audio della sua ormai ex ragazza, conclusa la intro, iniziò l'esibizione vera e propria. Il direttore artistico stava appoggiato sui banchi dei professori osservandoci attentamente, stoppando la musica ogni volta ce ne fosse il bisogno e puntualmente si ricominciava. Cercavamo di interagire, per quel poco che ci era permesso, i cantanti, infatti, non erano bravissimi nel considerarci durante l'esibizione. Quando finì la canzone, ci ritrovammo l'uno davanti all'altro a guardarci, contai fino a 3 secondi, poi iniziai a indietreggiare lentamente allontanandomi da lui, rompendo il contatto visivo. 

La riprovammo altre quattro, cinque volte poi finalmente ci rimandarono in casetta.

Dopo cena chiamai i miei genitori sfruttando quella mezz'ora di tempo che avevo per usare il cellulare, così mi chiusi in camera e parlai con loro facendo una videochiamata. A un certo punto, dopo 10 minuti circa, la porta della stanza si aprì ed entrò Joseph che subito mi chiese se avessi voglia di vedere in film, ma quando si accorse che stavo al telefono con mia madre, si ammutolì, mi misi a ridere guardandolo.

«Che ti ridi? Chi c'è?», fece lei curiosa, vidi il mio ragazzo alzare i due indici e muoverli in segno di "no", ma gli feci cenno di avvicinarsi.

«C'è Joseph, lo vuoi salutare?», chiesi a mia madre, anche perché non volevo si sentisse a disagio col fatto che portava semplicemente una cuffietta e non la sua solita parrucca che indossava fuori casa. Jo si avvicinò titubante, non molto convinto e, aspettando una risposta da mia madre, gli presi la mano.

«Sì! Fammelo salutare!», esclamò lei tutta contenta. Mi sedetti meglio sul materasso e gli feci spazio. Le sue orecchie diventarono subito rosse sedendosi lentamente accanto a me. 

«Ma sei sicura?», mormorò lui, e mi guardò rimanendo ancora fuori dall'inquadratura.

«Dai muoviti non ho tanto tempo», lo esortai a prendere una decisione in fretta e finalmente, si decise.

«Ciao Vittoria», esclamò lui sorridendo timidamente e sventolando una mano verso lo schermo. Lui non mostrò alcun segno di sorpresa o stupore nel vederla in quelle condizioni. Joseph l'aveva conosciuta quando ancora del tumore non si sapeva niente, con un bellissimo tono di pelle olivastro e i capelli mossi tinti di castano, caratteristiche che con la chemioterapia aveva perso. Sapeva essere molto discreto in situazioni come quelle, «come stai?».

«Molto meglio, mi sto riprendendo bene! Tu invece?», mamma gli sorrideva, era di nuovo innamorata di lui, come lo ero io.

«Tutto bene, ci stiamo mettendo sotto per Capodanno»

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora