𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 17

2.5K 96 4
                                    

"𝐋'𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨 è 𝐝𝐨𝐥𝐜𝐞, 𝐚𝐬𝐬𝐮𝐫𝐝𝐨, 𝐟𝐞𝐥𝐢𝐜𝐞.

𝐋'𝐢𝐧𝐭𝐫𝐞𝐜𝐜𝐢𝐨 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐯𝐨𝐥𝐨𝐧𝐭à, 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐞

𝐜𝐚𝐫𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐭𝐞𝐧𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢.

𝐋𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐞, 𝐮𝐧𝐚 𝐥𝐚𝐜𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞."

『♥』

«Che c'è?», la sua domanda mi riportò con i piedi per terra e di colpo distolsi lo sguardo dalle sue labbra tornando a guardare il computer. Come ho potuto pensare a una cosa del genere? Non do mai una seconda possibilità, la paura che potesse ricapitare tutto quanto è talmente alta da non riuscire a fidarmi di nuovo di lui. Eppure l'ho pensato, per un momento l'impulso di prendergli il viso e assaporare di nuovo quelle labbra mi stava tentando e uccidendo allo stesso tempo. Sapevo che ero solo io che mi stavo facendo questi complessi, lui mi aveva lasciata, era ovvio che non pensasse o che potesse riprovare qualcosa per me. 

Lui restò in silenzio qualche secondo, vedevo con la coda dell'occhio il suo viso ancora girato sul mio, cercavo con tutte le terminazioni nervose di ignorarlo e concentrarmi sulla coreografia, ma continuavo a sentire il suo sguardo addosso, persistente e curioso. 

«Che hai da guardare?», gli dissi senza degnarlo di uno sguardo, tirando fuori un'altra patatina dal sacchetto di plastica. 

«Hai le orecchie tutte rosse», esclamò, e il mio imbarazzo crebbe ancora di più. Mi girai di scatto infastidita e lui ne approfittò per rubarmi la patatina che tenevo tra le dita allungandosi con il viso e riuscendo a prenderla tra i denti, la barbetta mi solleticò le dita e in quel momento mi sentii avvampare, un calore che in 3 secondi partì dalla punta dei piedi fino alla punta dei miei capelli. 

A quel punto gli lanciai il pacchetto di patatine sul petto, «senti, mangiati tutte le patatine che vuoi! Basta che mi lasci in pace», lui non obiettò e iniziò a mangiarle fiero di essere riuscito nel suo intento di farmi cedere una seconda volta, «che rompi balle che sei», borbottai.

«Sono pur sempre aquario», rispose sgranocchiando la MIA merenda.

«Anche io sono aquario, 12 giorni più grande di te, eppure non sono così»

«Ricordo diversamente»

«Ricordi molto male», ribattei.

«Ricordo benissimo», puntualizzò lui e io lo scimmiottai ripetendo la sua frase per prenderlo in giro, «questo non è essere rompi balle?».

«No. Questo è "vedi di lasciarmi spazio o ti faccio cadere dal divano", è ben diverso»

«Tipico atteggiamento da rompi balle», non gli risposi. Quando stavamo insieme quello, era il nostro modo per punzecchiarci e farci ridere, strapparci un sorriso e... molto spesso finivamo a letto. Ma quelli sono altri dettagli, «va bene, ho capito, tregua?», allungò il mignolo sporco di olio da friggere e qualche granello di sale attaccato. Annuii, seppur non molto convinta, senza avvolgere le nostre dita. Lo sentii alzarsi rapidamente per andare a lavarsi le mani, una volta svuotato il sacchetto, e poi tornò sdraiandosi di nuovo accanto a me. 

Era chiaro, voleva la mia attenzione, oppure voleva solo stare con me.

«Aspetta, alza la testa», disse, e io senza pensarci due volte, la alzai e sentii il suo braccio infilarsi sotto il mio collo e così, mi appoggiai a lui. Sì, avevo ceduto una terza volta, aveva questo stramaledetto potere di riuscire a convincere il mio corpo senza il minimo sforzo, con la sola e unica genuinità dei gesti. 

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora