Capitolo 22 - Seb

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Nonostante Ramiro fosse un ragazzo alto quanto un cucciolo di giraffa, che riusciva a sovrastare in altezza la maggior parte dei suoi colleghi di corso, e nonostante fosse una figura nera per via del suo abbigliamento prevalentemente scuro, dei suoi riccioli neri nascosti sempre sotto a un cappellino o al cappuccio della felpa, era riuscito in qualche modo a passare inosservato fino a quel giorno, sedendosi nell'angolo più remoto nell'aula, utilizzando gli altri compagni come muraglia umana.

Quella mattina, però, Seb lo aveva riconosciuto quando era andato a consegnargli il suo lavoro con in basso il suo nome e il suo numero di matricola.

«Oh, ciao, Ramiro», lo aveva salutato Seb, sorpreso di vederlo.

Ramiro lo aveva guardato, sfuggente, con i suoi occhi scuri attraverso i riccioli neri che gli coprivano la fronte. «Ciao», aveva mormorato per poi dargli subito le spalle per andare a recuperare tutte le cose che aveva sparso sul suo banco per svolgere il compito.

Seb sapeva ben poco di quel ragazzo, escluso il particolare che era stato preso in affido da una casa famiglia che ospitava i figli di immigrati negli Stati Uniti che erano stati abbandonati. Per quel motivo Ramiro aveva il doppio cognome, perché i suoi genitori affidatari erano riusciti ad adottarlo dopo anni di pratiche burocratiche.

«L'ho visto», gli disse Rachel.

Seb sbatté nuovamente le palpebre. «Cosa?» rispose, confuso a Rachel.

Rachel ammiccò verso la cartellina blu, si era fatta improvvisamente seria. «Il lavoro di quel ragazzo.»

Il lavoro di Ramiro aveva inquietato Seb perché aveva quasi del tutto colorato il foglio con un colore a olio nero per poi mescolarlo al rosso nel mezzo nel foglio, sfumando i colori fino a creare una specie di ombra che aveva l'aria di essere una figura che si abbracciava le gambe, come presa dalla disperazione che era stata resa quasi del tutto nitida aggiungendo qualche dettaglio bianco, probabilmente utilizzando un semplice correttore per penna.

«È... stato il migliore a mio avviso, ma allo stesso tempo è...»

«Struggente», terminò Rachel per Seb.

Seb annuì mentre le sue mani continuavano a formicolare.

💜

«Andy, ho preso una decisione: inizierò a prostituirmi di nascosto da Thomas. Potrei farmi un sacco di soldi. Tu cosa ne pensi, Seb?»

«Mhmm, sì, certo, se ti fa felice, Toby», rispose Seb, soprappensiero, mentre mordicchiava la cannuccia del frappé al cioccolato che aveva preso al bar del campus.

Poco dopo la mano sorprendentemente piena di forza del suo migliore amico andò ad impattare dietro al suo collo. Per poco non si spiaccicò con la fronte contro il bicchiere.

«A cosa stai pensando, testa di cazzo?» gli chiese Toby.

«Mi hai fatto male.» Seb si accarezzò il punto dolorante.

«Onestamente, non mi importa di averti fatto male. Dicci tutto, Dolly.»

Seb ritornò a mordicchiare la cannuccia del suo frappé, senza continuare a berlo. Ormai era quasi del tutto sciolto.

«C'è qualcosa che ti turba, Seb», gli si rivolse Andy. La sua voce era come sempre calma e pacata, l'esatto opposto di Toby.

«Lui è tutto turbato. Non lo vedi?» replicò Toby, dando un grosso morso alla ciambella al cioccolato che si era comprato. Toby aveva lo stesso appetito vorace di un giocatore di rugby all'inizio della sua carriera sportiva.

Seb allungò la mano verso il suo migliore amico e gli pizzicò una guancia. Toby scacciò velocemente la sua mano e lo guardò male.

«Mi hai toccato.»

Come un fiore tra le mine (Red Moon Saga Vol. 5)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora