Capitolo 4 - Seb

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Seb, il quale era parecchio nerd e che tanto bene con la testa non ci era mai stato, in quel momento si ritrovò a paragonare Mason a Naruto. L'uomo era pronto ad evocare dal suo corpo tremante la Volpe a nove code per poter combattere contro Orochimaru. Solo che doveva ancora ben capire chi, tra Seb e la professoressa Reyes, fosse il nemico del veterano, quella sera. Forse, lo erano entrambi.

Però, sempre perché tanto bene con la testa non ci era mai stato, si ritrovò ad ammettere internamente e a malincuore che Mason, nonostante il broncio perenne, le sopracciglia aggrottate ed i pantaloni della tuta pieni di peli di Eva, rimaneva comunque un uomo bellissimo, con occhi azzurri bellissimi - forse, un po' spenti - e con un fisico notevole da militare che non aveva ceduto, nonostante fosse purtroppo costretto a muoversi con una sedia a rotelle.

Seb, che era anche un pelino stalker, lo aveva visto qualche volta allenarsi nella palestra del centro insieme al fisioterapista. Ovviamente, si era ritrovato a passare per di lì sempre per caso, quando andava al Centro Veterani, o per la pet therapy o per andare a rompere le scatole a sua madre e Dylan. Dall'impegno che ci metteva ad ogni seduta, nonostante la fatica ed il dolore, Seb aveva compreso che l'uomo non avesse intenzione di far regredire la sua muscolatura ed il suo fisico in generale solo perché non poteva più allenarsi in palestra o farsi una corsa come una qualsiasi altra persona senza disabilità.

Questa situazione finirà male, malissimo. Lo so, me lo sento.

«Sebastian, la tua presenza mi disturba. Come ogni volta che ti vedo», replicò Mason con voce dura e serrando le mascelle.

Sebastian. Non riusciva a capire per quale motivo non lo voleva mai chiamare Seb. Forse, perché anche lui provava piacere a stuzzicarlo.

Seb si infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans e sorrise a quell'uomo burbero. Era abituato alle sue risposte brusche, non ci rimaneva nemmeno male, anzi, si esaltava quando le udiva. Lo aveva detto che la sua testa non aveva mai girano nel verso giusto.

Le persone normali lo avrebbero definito masochista. O masonchista.

Ma si era accorto che gironzolargli intorno, stuzzicarlo, dargli fastidio al punto giusto, un po' gli piaceva.

«Sei sicuro che sia solo la mia presenza a disturbarti, Mason musone? Credo che la lista delle cose che ti infastidiscano sia bella corposa».

Seb osservò le grandi mani del veterano serrarsi in due pugni sulle ginocchia. Eva, come percependo il nervosismo del suo padrone, gli diede un colpetto con il tartufo umido contro la gamba.

Mason guardò il suo cane, sospirò, le accarezzò il capo peloso con un gesto pieno di rara dolcezza, trattandosi di lui, poi bofonchiò: «Cazzo, possiamo andare a mangiare?» In seguito, il suo sguardo si perse per un attimo nel vuoto, ad osservare un punto indefinito davanti a sé. Le sue sopracciglia si aggrottarono, poi girò il capo di scatto, evitando in tutti i modi di incrociare gli occhi azzurri con quelli di Seb.

Che uomo strano.
Detto da lui, poi...

L'attenzione su Mason venne distolta da Evan che sghignazzò rumorosamente, dando un paio di vigorose pacche sulle spalle del suo amico. Mason lo guardò nuovamente come se volesse strozzarlo, avvolgendolo con tutte le nove code dello spirito volpe, fino a strangolarlo.

«Forza, non rimaniamo tutti qui impalati. Andiamo a mangiare. Ci sono anche le patate al forno, cucinate da me e che mangerete facendo finta che siano il piatto migliore che abbiate mai gustato», asserì Rachel, spingendo tutti verso il tavolo da pranzo dove suo marito Cody era già pronto con un vassoio pieno di hamburger e salsicce che lui stesso aveva arrostito.

Come un fiore tra le mine (Red Moon Saga Vol. 5)Where stories live. Discover now