BASTA UNA TUA PAROLA PER FARGLI MOLTO MALE | CAPITOLO 3

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03:48 AM

Manuel guardò l'orologio con gli occhi che gli bruciavano e vide che era notte fonda ma se provava a chiuderli sentiva una sensazione di malessere dentro di sé che non riusciva a fargli chiudere occhio. Erano più di nove ore che non entrava su whatsapp e c'erano tanti messaggi da parte dei suoi compagni molto preoccupati per la situazione successa il giorno prima e circa sedici messaggi da parte di Nina che furono assolutamente ignorati dal ragazzo.
Simone dormiva come un angelo e non poté fare altro che guardarlo, girava un po' la luce dello schermo del telefono verso il suo viso per guardarlo dormire beatamente e gli brillavano gli occhi nel guardarlo in tutta la sua dolcezza che lo faceva sembrare quasi un bambino.
Con le mani tremolanti gli si avvicinò e gli carezzò quasi con la punta delle dita la fronte, spostandogli appena i capelli e lui iniziò a muoversi e per paura che si svegliasse e lo vedesse tolse immediatamente la mano girandosi dal lato opposto.

«rrr...» fu il verso di Simone che russava ad alto volume.

«Ma quanto russa questo ao..» sussurrò Manuel parlando da solo dopo essersi tranquillizzato che effettivamente stesse dormendo e quindi non aveva sentito il suo tocco.

Si girò e rigirò nel letto per più di tre ore e pensava a delle parole che l'anno scorso gli disse il papà di Simone quando quest'ultimo partii a Glasgow dopo la delusione da parte di Manuel. Quel giorno Dante gli disse: "Tu forse neanche lo sai ma hai una forza incredibile che è quella delle persone amate ma giustamente irraggiungibili. Basta una tua parola per fargli molto male. Allora quello che io ti chiedo da padre a questo punto è di cercare di usare questa forza che hai con dolcezza per cercargli di non fare ancora più male".

Forse Manuel quelle parole le aveva ascoltate ma mai appropriate a sé e al suo modo di fare con Simone. Quella forza che lui aveva dentro l'aveva utilizzata esattamente al contrario di quel che doveva essere. Aveva usato toni inadeguati, denigrandolo ed offendendolo e forse per la sua immaturità non se ne era mai reso conto ma a distanza di un anno voleva tornare a quei momenti per cambiare il passato anche se sapeva che la cosa era impossibile, nessuno poteva farlo. Non si può ritornare indietro nel tempo per cambiare le cose ma si può usare giustamente il presente per rimediare ai propri errori.

Erano le 6:19 e Manuel si alzò dal letto per andare in cucina a bere un caffé e appena spalancata la porta mentre si strizzava gli occhi vide Dante seduto mentre guardava il cellulare.

«Buongiorno Manuel, come stai oggi? Sei più mattutino del solito.»

«Eh.. così se direbbe, non c'ho chiuso un occhio professò.» rispose Manuel mentre faceva un grossolano sbadiglio.

«Questa tua insonnia deriva dall'episodio di ieri con Mimmo?» chiese Dante dubbioso toccandosi il mento.

«Prof penso che le devo parlà.» disse Manuel abbassando lo sguardo.

«Dimmi pure, cosa succede?»

«Professò se ricorda quando mi disse che le mie parole potevano ferire le persone che mi amano?»

Dante annuii e subito capii a cosa Manuel voleva arrivare.

«Ce sto male, non voglio che sta co Mimmo, lo sento lontano e non è più Simone de na volta. Non so che mi prende ma ogni volta che li vedo insieme sbrocco.»

Dante sorrise, alzandosi dalla sedia e gli mise una mano sulla spalla.«Manuel dimmi la verità, cosa provi per Simone?»

Manuel in quel momento spalancò gli occhi arrossendo brutalmente e girò la testa verso la finestra cercando deviare il discorso.«Non c'entra niente quello che provo io ma a Mimmo non lo voglio vedè con lui.»

«Ascolta Manuel, in passato hai ferito molto Simone e adesso che siete molto vicini puoi rimediare, so che non è facile ma siamo nel ventunesimo secolo e non siamo degli australopitechi, ci siamo evoluti ed è difficile che tu possa essere giudicato se ami qualcuno del tuo stesso sesso. Addirittura ai tempi degli antichi greci c'era un filosofo di nome Empedocle che dedicò una poesia filosofica al suo grande amore Pausania o se vogliamo magari parlare del filosofo Parmenide che aveva un amante di nome Zeno. Queste cose esistevano addirittura in quei tempi, figurati se adesso dovrebbe essere uno scandalo o un problema.»

«Io ho capito cosa lei me sta a dì ma io non so ne Parmenide né sto Empedocle, sò Manuel e me faccio i fatti miei e non voglio dì niente de quello che sento.»

Dante lo guardò e gli sorrise perché anche se indirettamente gli aveva confermato le sue teorie, ossia che provava qualcosa per suo figlio. Quanto era orgoglioso quel ragazzo e lui dentro di sé sperava che magari un giorno, anche inconsciamente, avesse potuto tirarli fuori quei suoi oscuri e profondi sentimenti.

Tra una chiacchiera e l'altra erano arrivate le sette del mattino e Simone aprii subito gli occhi, pensando di voler rivedere Mimmo e dargli delle spiegazioni, dopo averlo lasciato solo e nervoso. Si alzò dal letto e non vide Manuel affianco a sé e scese giù, trovandolo in cucina con suo padre mentre discutevano sulla questione dei suoi sentimenti per Simone e quando lui entrò in cucina, smisero immediatamente di parlare.

«Perché smettete di parlare quando entro io? Stavate parlando di me?»

Manuel guardò Dante con una faccia come per dirgli "Per favore non dica niente" e il professore fece di no col capo.

«No Simone, parlavamo di quanto fosse buona questa torta che ha fatto tua nonna ieri sera, assaggiala, è buonissima.»

Simone con una faccia un po' scocciata ed anche un po' incredula, prese una fetta di torta ed iniziò a mangiare, poi guardò Manuel e gli sorrise.«Buona veramente, ha le mani d'oro nonna. Manuel oggi alla prima ora abbiamo il professor Lombardi e mi deve interrogare quindi per favore non facciamo tardi, grazie.»

Manuel annuii con le mani incrociate e salii le scale per andarsi a vestire anche se non voleva assolutamente lasciarli da soli, per paura che suo padre potesse dirgli qualcosa.Simone dopo circa cinque minuti lo raggiunse e si vestirono assieme e sembrava avesse un'aria impassibile, quindi Manuel si tranquillizzò.

«Non ce volevo venì a scola oggi.» disse sbuffando Manuel.

«E perché?»

«Perché ce stanno troppe facce da culo in quella scuola e non le voglio vedé»

Simone sorrise e gli diede una pacca dietro la schiena spingendolo sul letto con la mano facendolo cadere.«Ma muoviti và»Manuel ricambiò il suo sorriso e mise lo zaino in spalla e si incamminarono verso il giardino per andare a scuola. Tra di loro la situazione sembrava essersi tranquillizzata parecchio e Manuel voleva mantenere con lui quel rapporto sereno, senza fare litigi e senza offendersi a vicenda.

Dopo quasi un'ora e mezza di lunga e noiossissima lezione di latino del professor Lombardi, Simone e Matteo si guardarono negli occhi e si capirono all'istante ed iniziarono ad inventare scuse per uscire dalla classe. Manuel iniziò a dire di avere un forte mal di pancia e Matteo che era così interessato da voler prendere il dizionario di latino dalla biblioteca per seguire meglio la lezione. Lombardi, innervosito dalle loro scuse inutili gli consentii di uscire perché non riusciva più a sopportarli e loro iniziarono a ridere dirigendosi verso il bagno intendi a fumarsi una sigaretta. Si chiusero entrambi in due bagni separati e il primo a finire fu Manuel che, dopo aver aperto la porta, si ritrovò Mimmo che stava aspettando il suo turno per poter entrare.

«Chi si rivede, quale onore.» disse Manuel inclinando un po' il capo. 

In quel momento uscii anche Matteo che dopo aver visto Mimmo deglutì per la paura, data la tensione che sentiva tra i due e sentiva che stava per succedere qualcosa.

«Matteo, a sient pur tu sta mosc ind e recchj?»

Manuel lo prese per la giacca e lo tirò verso di sé, facendo combaciare i propri nasi guardandolo dritto negli occhi.«Perché non te ne torni a Napoli che qua hai rotto le palle? Ho promesso a Simone che non te spaccavo il naso ma se non te ne vai devo infrangere la promessa.»

Matteo decise di uscire dal bagno perché aveva paura che si picchiassero e voleva avvisare Simone della situazione che si stava creando in quel momento.

Mimmo arricciò il naso guardandolo in maniera brutale e gli diede due schiaffetti sul viso, come per avvisarlo.«A me le mosche non mi hanno mai fatto male, e capit? Mi danno solo fastidio perché so sporc."

In quel momento Manuel non ci vide più e gli tirò una spinta e Mimmo gli sferrò un pugno sulla guancia scaraventandolo contro il lavandino.Manuel si riprese dopo qualche secondo e lo spinse facendogli sbattere la testa contro la porta del bagno e poi prese i suoi capelli e lo guardò dritto negli occhi mangiandoselo con lo sguardo.«Lascia stà Simone non te lo ripeto più.» sussurrò Manuel pulendosi dal sangue che gli scendeva dal labbro.

«Lo sai che io e Simone stiamo insieme?» domandò Mimmo con aria molto provocatoria.

«Se te ne vai in carcere fai un favore a tutti perché il posto tuo sta là» rispose Manuel con una certa arroganza intento ad offenderlo.

Mimmo perse totalmente l'autocontrollo dopo le sue parole ed iniziarono a picchiarsi in maniera violenta e solo dopo qualche minuto di urla Simone arrivò in bagno separandoli ed iniziando a gridare.«Oh! Oh! Ma che cazzo combinate!»

Fu seguito da Dante che subito entrò in bagno aiutando il figlio a dividere i due ragazzi che sembravano entrambi aver perso il senno. Dopo averli fatti appoggiare entrambi al muro per farli calmare, tenendoli distanti, li guardò negli occhi con aria molto severa.«Allora ragazzi ve lo dico per l'ultima volta. Simone ha avvisato solo me e per fortuna nessuno vi ha sentito ma se io dico qualcosa alla preside, Mimmo perderà l'opportunità di ritornare a scuola e tu Manuel verrai sospeso per almeno una settimana e sai benissimo che in questo momento dove il tuo rendimento scolastico è basso non te lo puoi assolutamente permettere. Volete questo?»

I due ragazzi abbassarono entrambi lo sguardo e cercarono di giustificarsi inventando più di una scusa. Manuel diceva che Mimmo era stato ad iniziare e Mimmo il contrario. Siccome Dante non voleva credere a nessuno dei due dopo avergli fatto una ramanzina di quasi dieci minuti e dopo avergli fatto promettere più di una volta che una situazione del genere non si sarebbe ricreata, abbracciò entrambi per farli calmare e li fece uscire dal bagno, facendo tornare Mimmo in biblioteca e Manuel in classe, dandogli due cerottini perché fortunatamente non si erano fatti nulla di grave. Manuel e Simone si guardarono mentre lui andava via  e quest'ultimo aveva una mano in fronte per il totale imbarazzo che gli avevano creato.

«Come faccio con questi due?»

«Bhe anche vent'anni fa le donne litigavano per me, ora ormai sono invecchiato ed è già tanto se ne ho una.» rispose Dante ridendo cercando di alleviare un po' quel momento triste.

Simone spalancò gli occhi per la cosa che aveva appena detto suo padre, pensando che forse Manuel lo aveva fatto perché era davvero geloso di lui e non poté fare altro che rimanere nuovamente con il dubbio, perché ovviamente Manuel non dava mai spiegazioni.


Per innamorarsi ci vuole un cuore leggero | SIMUELWhere stories live. Discover now