IL PASSATO CI SEGUE - CAPITOLO 12

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Mimmo era steso sul proprio letto in carcere con le braccia incrociate dietro al collo ed ascoltava musica godendosi quei pochi momenti di tranquillità che aveva nei quali non c'era Molosso poiché lo stare assieme a lui gli causava molto stress ed ansia. Tal volta sembrava gli stesse mettendo il fiato sul collo ed aveva realmente paura anche a dirgli un no perché sapeva che lui era una persona molto pericolosa e molto potente. Tutto d'un tratto, le enormi mani di Molosso sfilarono con violenza le cuffie di Mimmo gettandole per terra e con i piedi iniziò a calpestarle senza pietà rompendole in mille pezzi.

«Sì n'omm e nient o 'ssaje Mimmù?»

Mimmo, con aria molto terrorizzata, si apprestò ad alzarsi immediatamente dal letto e si mise seduto mentre guardava per terra le proprie cuffie ormai a pezzi.

«C'agg fatt mo?»

Molosso sferrò un pugno con violenza contro la parte di ferro del letto e Mimmo sobbalzò spostandosi di qualche centimetro per paura che prendesse lui con tutta quella forza che si ritrovava.

«E tien pur o curagg e fa sta domand? Pcché te fatt caccià? Comm faj mo a fare i servizi nostri?» urlò Molosso.

«Tempo qualche giorno e potrò tornare a scuola.. non ti preoccupare..»

«Ringrazj Dij che è accussì, perché poi lo sai che succede.» esclamò Molosso guardandolo fisso con degli occhi che non conoscevano paura.

Mimmo aveva il terrore di quell'uomo e di ciò che avesse potuto fargli se non eseguiva alla lettera i propri ordini. Nonostante le varie volte che il professore si fosse interessato e cercava di aiutarlo, non aveva mai trovato la forza di mettersi contro quell'uomo perché nelle se mani c'era un potere molto grande in quel carcere e se non avesse fatto tutto ciò che gli diceva ogni giorno avrebbe potuto metterlo in seri guai.

Nel frattempo, Simone decise quel mattino di rimanere a casa perché Manuel non si sentiva  molto bene  e non poteva nemmeno andarci a scuola ed inoltre voleva stargli accanto perché un po' si sentiva il colpevole di quello che gli era successo. Era rimasto tutta la notte a guardarlo dormire ed era anche molto preoccupato perché quel periodo lo vedeva molto giù. Gli carezzava il viso osservandolo dai capelli, al suo nasino che trovava molto tenero, ai suoi occhi a mandorla finendo con quelle labbra carnose e morbide.
Manuel si svegliò di scatto aprendo gli occhi e lo beccò sul fatto mentre lo guardava. Aveva una t shirt bianca aderente dal quale si intravedevano i pettorali, quasi come un disegno.
Allungò la mano e lo tirò dalla maglietta facendolo cadere addosso a lui, stringendolo forte ed iniziò a baciarlo sul collo facendo fuoriuscire la lingua. Pian piano salì all'orecchio e gli tirò un piccolo morso ed a Simone venne un brivido improvviso lungo la schiena ed iniziò a ridere.

«Ti sei alzato con ottimi propositi direi..»

Manuel sgranchì le ginocchia e le braccia e guardò il telefono, notando che erano le undici e non aveva mai dormito così tanto. Era molto stordito perché aveva perso un bel po' di sangue dal naso il giorno prima ma sicuramente si sentiva meglio. Passò una mano lungo l'osso sacro di Simone salendo infilandola sotto la maglietta, carezzandolo per tutta la schiena.

«Perché non ce sei andato a scola?» domandò con ancora la voce addormentata e gli occhi socchiusi.

«Perché non c'eri tu.» affermò Simone.

Ma perché gli diceva quelle cose? La dolcezza di Simone era il punto debole di Manuel e non poteva farne a meno. Lo afferrò dalle braccia e lo avvicinò al proprio corpo ancora di più, iniziandosi a strusciare e Simone si lasciava andare pian piano nel suo corpo bollente.
Dopo qualche minuto nel quale era in fermentazione, gli venne un idea e si allontanò improvvisamente, guardando l'orario sul cellulare.

«Manuel io.. vado a fare una doccia, devo andare in un posto..»

«Va bene, io rimango qua che non me sento bene del tutto.»

Simone si alzò dal letto sorridendo a Manuel e si diresse verso il bagno. Dopo aver fatto una bella doccia calda ed aver scacciato la tensione che lo aveva colpito da qualche giorno, scese giù per le scale e salì sulla sua vespa, diretto ad un posto nel quale si rifugiava ogni volta che ne aveva la possibilità ma soprattutto ogni volta che stava male e solo stare lì gli dava un po' di pace e serenità. Arrivò dopo circa quindici minuti al cimitero nel quale era sotterrato suo fratello gemello, deceduto quando lui era ancora un bambino. Stare lì gli dava un senso di tranquillità e riusciva a pensare e capire tante cose. Si sedette di fronte alla tomba di Jacopo e poggiò un mazzo di fiori esattamente di fronte a lui ed iniziò a pensare a voce alta.

«Jacopo.. perdonami se mi rifugio da te quando sto male, ma tu sei il mio posto sicuro e venire qui mi fa stare bene. Io ti ho conosciuto poco perché te ne sei andato troppo in fretta ma sono sicuro di una cosa, ossia che se tu fossi stato qui mi avresti aiutato tanto e mi avresti detto quale fosse stata la cosa giusta da fare. Mi ritrovo in un bivio dove tutto sembra portarmi verso Mimmo ma il mio cuore mi porta in un'altra direzione e tu sai bene qual è. La prima volta qui sono venuto proprio con Manuel, solo lui poteva accompagnarmi in un momento così. Sembra che tutto sia contro di noi. Nina, Mimmo, qualsiasi cosa..»

Dopo essersi sfogato ed aver versato qualche lacrima, sembrava quasi esser stato illuminato perché aveva capito che l'unico modo non era scappare, ma affrontare le cose. Gli venne in mente una lezione di suo padre che diceva "il passato ci segue ". Suo padre aveva sempre la risposta per qualsiasi cosa e ogni volta che pensava alle sue lezioni trovava le risposte a tutte le domande che cercava. Diede un bacio al volo alla tomba del suo amato fratello e tornò sulla propria moto. Dopo averci pensato su, decise di andare a casa di Nina. Suonò al citofono e le chiese con gentilezza se potesse scendere poiché voleva parlarle e lei dopo qualche "No" si lasciò convincere scendendo.

«Che cosa vuoi?» domandò con un volto arrabbiato la giovane.

«Volevo solo chiederti scusa.» rispose abbassando la testa verso l'asfalto.

«Scusa di cosa? E' Manuel lo stronzo.»

«Manuel ci tiene tanto a te, forse troppo. Tra di noi le cose non dovevano andare così ma purtroppo, lo sai, Nina.. non si può comandare ai sentimenti. Lui farebbe qualsiasi cosa per te anche ora e lo sai molto bene. Io sono venuto qui perché voglio solo chiederti scusa e che tu non sia triste. Anch'io ho lasciato Laura per lo stesso motivo e mi sono sentito una merda ma volevo che fosse la prima a saperlo.»

Lei girò lo sguardo verso la porta di casa sua trattenendo le lacrime. Simone le si avvicinò e la abbracciò poggiando il proprio mento sulla sua testa, carezzandole il braccio con dolcezza.
A volte le cose si risolvevano con un semplice "scusa", una parola così breve quanto troppo difficile da dire.
Se una persona riuscisse a guardare nel proprio passato troverebbe tante cose in sospeso. Tante frasi non dette, tante cose alle quali abbiamo rinunciato, forse per paura. Prima o poi, tutto va affrontato perché prima o poi tutti i nostri errori ci verranno a cercare e ci faremo i conti.
Simone, con il rimorso di non averlo mai più toccato, di non averlo più baciato, non voleva starci. Non voleva vivere con il rimpianto di aver perso per sempre il grande amore della sua vita per "paura". 

. . . 


E SE UNO I CONTI NON CE LI VUOLE FARE PROF?
E SE UNO I CONTI NON CE LI VUOLE FARE.. PRIMA O POI CE LI DEVE FARE LO STESSO PERCHE' IL PASSATO CI SEGUE. 

TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO VISSUTO, TUTTE LE COSE PER CUI ABBIAMO SOFFERTO, VIVONO NEL NOSTRO PRESENTE. -DANTE BALESTRA.


Per innamorarsi ci vuole un cuore leggero | SIMUELDonde viven las historias. Descúbrelo ahora