8 - LA DONNA CON IL FUCILE (1)

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«Rispiegami un po' la tua teoria...»

Giancarlo era a braccia conserte, poggiate sulla prominente pancia, con la schiena infossata nel sedile dell'auto. Andrea si era abbandonato esausto sui sedili e fissava fuori dal finestrino, con sguardo assente. Roberto guidava, assorto nei suoi pensieri, e non aveva voglia di parlare.

Si erano appena lasciati alle spalle le immagini terribili delle due auto con quella famiglia che cercava una fuga impossibile, e che ora vegetava, come gli altri, nelle bolle. Soprattutto, Roberto non riusciva a smettere di pensare al neonato, stretto tra le braccia della sorellina che, nemmeno mentre veniva estratta dalla macchina e infilata nella bolla, aveva mollato la presa. Sapeva fin troppo bene che quella terribile scena avrebbe albergato nei suoi pensieri e popolato i suoi sogni, finché avrebbe respirato. Di fatto quell'episodio aveva permesso loro di scappare inosservati e questo turbava ulteriormente l'animo di Roberto che si sentiva terribilmente in colpa. Dallo specchietto diede una rapida scorsa a suo figlio: doveva proteggerlo, e lo stava facendo. Ma aveva sperato e ancora sperava, non fosse a scapito degli altri. Naturalmente era ben consapevole che tutto quello che era successo e che avevano visto, non era colpa loro. Assolutamente convinto! Ma stava lo stesso malissimo. Avrebbero dovuto aiutarli. Ma, avrebbero potuto? No, assolutamente no. Forse lui, e forse Andrea, non potevano essere catturati (e avrebbe tanto voluto sapere il perché!), ma uccisi? La sentinella, all'appartamento, aveva desistito. Chi gli assicurava che l'avrebbero fatto anche le altre? Il suo cuore era ancora disperatamente aggrappato alla speranza di poter salvare sua moglie e per farlo, o almeno, per continuare a sperare di riuscirci, loro dovevano resistere. E sopravvivere. In questo caso, la logica era più forte del sentimento. Inoltre, aveva un altro macigno sul cuore: sua mamma. Aveva riflettuto e deciso di non andare da lei, almeno non adesso. Abitava in una zona troppo centrale, dove certamente avrebbero incontrato numerose cupole. Era anziana, si muoveva a fatica e gli pareva impossibile. se non un miracolo che non fosse stata catturata. Non poteva rischiare la vita di suo figlio; se lo continuava a ripetere. Dare per spacciata sua madre lo faceva sentire piccolo, piccolo, ma sapeva di non avere molte alternative. Si ripromise che, una volta sistemati nella tana di Giancarlo e messo al sicuro Andrea, sarebbe andato, da solo, a vedere com'era la situazione.


«Eh?» Si girò appena, verso Giancarlo.

«Ti ho chiesto se puoi rispiegarmi la teoria su quegli uomini, quella cosa che mi hai accennato prima, in garage.»

«Non importa! Era sbagliata!»

«Me la puoi ridire lo stesso per favore?» Giancarlo era incalzante.

Roberto odiava l'espressione che assumeva quando si impuntava su qualcosa; quegli occhi che fissavano di traverso, girando appena la testa di lato, lo mandavano in bestia. Cercò di controllarsi: non era nelle condizioni morali migliori per affrontare una discussione con quel vecchio. Gli venne in aiuto Andrea, che continuava a guardare il paesaggio che scorreva dal finestrino. «Crediamo che le sentinelle non possano allontanarsi troppo dalla bolla che hanno creato.» Aveva la voce stanca, quasi rassegnata.

«Ma abbiamo appena visto che non è così! Queste due sono volate più lontano dalle cupole di quel che sperassi. Quindi teoria di merda! Fine.»

Giancarlo stavolta girò la testa per intero e lo guardò intensamente. «Non potevamo fare niente per loro e tu lo sai.» gli disse. Sapeva alla perfezione qual era il suo turbamento.

«Senti, risparmiami i tuoi commenti, per favore. In questo momento non sono in vena di sentirli.»

«Ehy! Non te la devi prendere con me, giovanotto! Ti ricordo che il mio timone naviga esattamente nella tua stessa direzione!» Roberto lo guardò. Sentiva l'autocontrollo che si era imposto fino a quel momento, venire meno. «E ti ricordo anche che stiamo andando nella MIA casa dove, con grande bontà di cuore, ho deciso di ospitarvi!» Finì Giancarlo.

VuEffe (parte 1) - Il sorrisoWhere stories live. Discover now