PROLOGO - L'UOMO STILIZZATO

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Bologna era avvolta in un mantello di umidità il giorno in cui tutto cominciò.

Era estate, e in estate a Bologna il caldo è afoso e fa sudare anche stando seduti. Talvolta qualche intrepido filo d'aria riesce a bucare la cappa di calore e a raggiungere la pelle sudata di alcuni fortunati sventurati, ma quel giorno la bolla ardente sembrava impenetrabile.

Piazza VIII Agosto, come tutti i sabati, era un intrico di camioncini, camper, tendoni, bancarelle e tante persone sudate in cerca di una collanina, un paio di boxer o la maglietta del momento. La "Piazzola", il mercato cittadino. In uno dei lati della piazza si ergeva una piccola costruzione rettangolare, con le pareti di vetro: l'ingresso del parcheggio sotterraneo, raggiungibile con due rampe di scale, una mobile e una pedonale.

Da quest'ultima stavano salendo cinque amici, tutti con un'età compresa tra i quarantacinque e i cinquant'anni, tranne Elena che ne aveva poco meno di quaranta.

Elisa e Daniele stavano insieme da più di vent'anni, non avevano figli e ancora amavano fare la vita che facevano quando si erano conosciuti.

Alessandra era una bella ragazza riccia, alta, che pendeva completamente dalle labbra di Elisa. Incapace di decidere qualsiasi cosa da sola, faceva tutto quello che la sua amica le diceva, come un fedele cagnolino. Era fidanzata con un uomo più grande, rimasto a casa a cercare refrigerio dentro al climatizzatore, ed era stata assieme diversi anni a Federico, che camminava al suo fianco.

Leader della compagnia, o almeno così credeva lui, in realtà era il classico tipo con la "sindrome di Peter Pan", l'eterno giovane, che a quasi cinquant'anni frequentava ancora le discoteche, un po' ridicolo tra i ragazzini, con l'immancabile "coca e rhum" stretto in una mano e l'altra orfana della sigaretta che non poteva fumare nei luoghi chiusi. Oltre ad Alessandra aveva avuto un'altra storia, lunga e importante, ma entrambe erano finite a causa della sua congenita immaturità. Proprio per queste sue caratteristiche andava d'accordo con Elisa e Daniele che, come lui, avevano scelto di non diventare mai completamente adulti.

E poi c'era Elena: incinta, prossima al parto, bisognosa sempre dell'aiuto di tutti, ma invisibile se veniva richiesto a lei. Arrogante e con la risposta acida sempre sulle labbra, a causa del pancione camminava lentamente e rallentava anche gli altri. Era sottobraccio a Elisa e Daniele. Quest'ultimo era stato il suo primo amore e, quando lui si era messo con Elisa, non l'aveva presa benissimo. "Puttana" era stata la parola più dolce scritta nella lettera che le aveva rabbiosamente inviato. Anni dopo Elisa l'aveva ricambiata con gli stessi termini, quando Elena aveva intrapreso pratiche amorose con il ragazzo di una sua cara amica. Adesso erano pappa e ciccia.

Sbucarono a fianco delle bancarelle che chiudevano il mercato da quel lato, diretti verso via dell'Indipendenza (o solo via Indipendenza, come veniva chiamata nel parlato, per fare prima!).

«Ragazzi, mi serve un portachiavi nuovo. Facciamo un giro per la Piazzola?» chiese Alessandra.

Elisa sbuffò. «Va là, Ale! Si ciocca dal caldo là in mezzo! Perché non andiamo da Tiger? Hanno cose più carine là!»

«Ah, va bene...» Un sorriso amaro permeò il viso di Alessandra. Avrebbe preferito infilarsi tra quelle torride viuzze, dove poteva trovare quello che cercava veramente, ma ancora una volta tacque, incapace di rispondere alla sua amica.

«Ma Tiger non è sotto le due Torri? È troppo lontano per te, Elenina?»

«No, Dani.» Elena sorrise. «Se mi stanco mi siedo su una panchina.»

Federico mise le mani a coppa davanti alla sigaretta, mentre l'accendeva con il suo zippo. «Oh... Poi ci fermiamo in un bar a prendere una birra!»

Svoltarono a sinistra, incamminandosi su via dell'Indipendenza, in direzione del centro.

VuEffe (parte 1) - Il sorrisoWhere stories live. Discover now