TI ODIO PIÙ DI ME STESSA♠️

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-Nathalie

Il corridoio era completamente vuoto ed immerso nel silenzio come non lo avevo mai visto.             

L'unico rumore che sferzava la pace erano le mie suole delle scarpe che ticchettavano sul pavimento lucido.

Ero arrivata in ritardo, e adesso mi stavo precipitando con il fiato corto verso il mio armadietto per recuperare i libri e filare in classe.

A quanto pareva per la mia seconda volta a distanza di poco tempo non avevo sentito l'assordante suono della sveglia, cosa difficile da credere a mio parere, ma molto possibile.

L'anta metallica gracchiò quando la aprii violentemente e per poco non mi sbilanciai cadendo con il viso nell'armadietto, ma per fortuna mi arressi in fretta.

-Nathalie.- Mi sentii chiamare alle spalle da una voce roca che mi fece sussultare.

Noah.

Mi voltai lentamente, come se fossi stata beccata mentre compievo un furto e non avessi via di scampo, con l'odiosa consapevolezza che non potevo scappare.

-Mi stai evitando.-
Non era una domanda la sua, ogni cosa che diceva celava una sicurezza innata impossibile da far vacillare.

-No- risposi di getto, negando l'ovvio. Erano giorni che mi nascondevo in ogni posto possibile pur di non incontrarlo, eppure adesso era proprio lì.

Mi aveva incastrata.

E io sapevo che fuggire via sarebbe stato troppo infantile.

Eppure la tentazione era tanta...

-Sì invece, non mi riesci neppure a guardare.- Come aveva fatto a notare che guardavo in ogni punto possibile pur di non incontrare il suo sguardo?

Eppure mi era sembrato di risultare molto interessata al metallo azzurro lucido della fila di armadietti sulle pareti del corridoio...pensavo non si capisse che stavo solo cercando di evitare le sue iridi di cioccolato.

Si avvicinò di un passo, ma per fortuna a dividerci c'era ancora un metro.

-Non ricordi nulla vero? Eri ubriaca fradicia.- Un ghigno soddisfatto gli solcò il volto illuminato dalle luci appese al soffitto, come se fosse convinto di sapere tutto, di avere qualsiasi cosa sotto controllo e di poter rigirare le persone come più desiderava.

Non negai, era meglio che lui la pensasse così:
-Sì è vero, ma tu non eri messo tanto meglio. Per fortuna non ricordo nulla, altrimenti sono certa che mi verrebbe il vomito al solo pensiero...e poi scusa, perché mi stai rivolgendo la parola? Di solito le tue conquiste sono usa e getta.- Finalmente riuscii a sollevare gli occhi su di lui cautamente, colta da un attimo di coraggio.

Le sue iridi impenetrabili mi fecero smettere di respirare, mentre mi fissavano divertite. Erano formate da mille striature più scure che si diradavano dalle pupille piccole e li facevano sembrare neri, ma se li osservavi bene, e io l'avevo fatto, si notava che il colore vero era il cioccolato al latte fuso, soprattutto quando venivano illuminati da delle fonti di luci.

Non smentì ciò che avevo detto:
-Sì, di solito è così...- si incamminò con assoluta lentezza verso di me, e io mi ritrovai incapace di muovermi e con ogni parte del corpo tesa all'inverosimile.

Non mi provocava alcun effetto positivo , d'altronde non lo sopportavo, e quando prendeva ad avvicinarsi mi sentivo troppo esposta, ed esserlo non mi piaceva.

Era come se lui, tramite i miei occhi, volesse scorgere cosa pensassi. Io non glielo lasciavo fare, mai, ma lui sembrava non arrendersi.
Mai.

Avvicinò la bocca al mio orecchio, come per non farsi sentire da nessun altro nonostante fossimo soli.

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