SCOPERTE DOLOROSE💔

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-Nathalie

-Tesoro-

La sua voce era spenta mentre mi chiamava dal suo letto.

Io ero in piedi in un angolo buio della camera, gli occhi lucidi fissi sulla sua figura.

Il suo viso era stanco, bianco, sudato e solcato da profonde occhiaie. E i suoi occhi, dove avevo sempre visto l'orizzonte del mare, erano spenti e privi della solita luce che li caratterizzata.

Non volevo piangere, non potevo, dovevo essere forte per lei. Eppure il nodo che mi stringeva la gola era insopportabile.

-Tesoro- mi chiamò di nuovo debolmente e a quel punto capii che voleva mi avvicinassi.

Non parlai perché sapevo che sarei potuta scoppiare in lacrime.

Quando fui accanto al suo letto osservai la sua mano alzarsi debolmente fino ad incontrare la pelle morbida della mia guancia. Un lieve sorriso le comparve sulle labbra secche e una consapevolezza devastante mi invase, solcandomi il petto di un dolore talmente potente che lo sentii in ogni parte di me. Ero solo una bambina di otto anni...come potevo essere in grado di soffrire tanto? Perché dovevano portarmi via la mia mamma?

Spostai lo sguardo su mio padre, seduto accanto a lei dall'altro lato del letto, e notai subito il suo volto distrutto. Vedevo dai suoi occhi che era sul punto di scoppiare a piangere ma si stava trattenendo per noi.

Voleva essere forte, come me.

Incrociò il mio sguardo e vidi che aveva capito a cosa stavo pensando, e con lo sguardo sembrò confermare che avevo ragione: stava per morire, mancava poco.

-Sei bellissima principessa della mamma.- Riportai nuovamente l'attenzione su di lei.
Mi aveva sempre chiamata così, per l'amore che nutrivamo entrambe nei confronti delle fiabe, un amore che lei mi aveva trasmesso.

-Promettimi che crescerai forte, buona...che aiuterai tuo padre...- Si fermò un attimo e io potei percepire tutta la fatica che le costava persino parlare.

-Promettimi che crederai sempre nell'amore. Io sarò sempre con te, ricordalo- A quel punto ritrasse la mano che per tutto il tempo aveva tenuto immobile sul mio viso per trasmettermi un'ultima volta il suo calore. Cadde sul letto esausta, la osservai mentre chiudeva debolmente le palpebre e si addormentava.

E io lo sapevo, sapevo che da quel sonno non si sarebbe più risvegliata.

E saperlo non diminuì minimamente il dolore che provavo, l'angoscia che mi attanagliava le viscere.

Come può una persona avere la sensazione di starsi spezzando ogni secondo di più? Era quello che stavo provando in quel momento. Come se continuassi a rompermi senza trovare un modo per curare quelle ferite.

Quel pensiero fece più male di una coltellata al cuore, tanto da non poter più sopportare altro, così lasciai scendere le lacrime che spingevano per uscire.

Mio padre pianse piano, di tanto in tanto avvertivo un piccolo singhiozzo o il rumore di quando tirava su col naso. Non era mai stato una persona capace di esternare le proprie emozioni, infatti sentivo quanto fosse difficile per lui piangere davanti a me, soprattutto perché a tutti i costi voleva risultare  controllato per entrambi. Eppure non glielo feci pesare, perché condividevo il suo stesso dolore, e trovavo giusto che versasse tutte le lacrime amare che continuavano a rigargli il viso.

Perché la mamma le meritava tutte.

Non avevo neppure la forza di andarlo ad abbracciare, stringevo la mano della mamma, come se sperassi di tenerla con me con solo il calore delle mie dita che le disegnavano cerchi invisibili sul dorso.

Fairy TalesWhere stories live. Discover now