Capitolo 14 - Alary (Parte II)

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Dopo aver passato quelle che sembravano ore ad elaborare teorie su cosa stava succedendo a Esra all'interno del palazzo, la folla radunatasi in piazza per ascoltare il discorso della Nobile Ufedie, si disperse.

Alary e Zosia si erano sedute con la schiena appoggiata sull'enorme ed elaboratissimo portone dove le guardie avevano portato dentro il mezzalfar poco tempo prima.

Stavano accoccolate una sull'altra e confabulavano nascoste nei mantelli.

«Credi che gli faranno del male?» chiese Alary preoccupata.

«Mia madre non lo permetterà» la rassicurò Zosia «Andrà tutto bene vedrai...».

«E' mai andato qualcosa tutto bene?» chiese Alary seria.

Sekmator le aveva insegnato tante cose, ma la più importante era stata che le situazioni potevano precipitare molto velocemente: Zosia era rimasta ferita gravemente da un'Ombra per una disattenzione; sua zia era morta in battito di ciglia, davanti ai suoi occhi; un attimo prima Ren le sorrideva al lago di Kirr, l'attimo dopo le confidava che il suo sogno più grande era morire. Cercò di scacciare quell'ultimo pensiero più velocemente di come era arrivato, ma fu come attraversare una doccia fredda che la lasciò pietrificata, fredda e a disagio.

«Alary?» la chiamò Zosia. Sembrava si aspettasse una risposta.

«Scusami, sono troppo preoccupata» disse Alary cercando di risvegliarsi dai suoi ricordi e di focalizzare il luogo in cui si trovava.

Anche se aveva promesso a sé stessa di non pensare più a Ren, chiudendolo in fondo ai suoi ricordi insieme all'immortalità, a volte era difficile. Difficilissimo. Usciva fuori quando meno se lo aspettava e il suo sorriso, i suoi capelli d'oro, quello sguardo serio, la tormentavano.

Smise di preoccuparsi di lui quando il portone alle sue spalle si aprì all'improvviso.

«Seguitemi» disse un uomo con indosso l'armatura delle guardie di Asterian, o almeno così supponeva Alary, visto che era la stessa dei soldati che avevano portato via Esra.

La guardia iniziò a percorre una scalinata di marmo bianco con dei corrimani meravigliosamente intarsiati di piante e foglie e aprì un portone dalla maniglia dorata.

Alary e Zosia lo seguirono nella stanza ampia e luminosa, la guardia si inchinò con un ginocchio a terra.

«Puoi andare» disse una voce femminile e calma.

Quando la guardia si ritirò chiudendo la porta, Alary vide che in piedi in fondo alla stanza c'era il Nobile Saggio, la madre di Zosia, Ufedie, stretta nel suo abito nero che la nascondeva dalla testa ai piedi; dietro di lei, Esra sorrideva tranquillo.

«Esra!» esclamò Alary correndo vero di lui «Va tutto bene? Ti hanno fatto del male? Cosa è successo?» lo investì con una raffica di domande mentre gli tastava le braccia come a controllare che fosse tutto intero. Esra sorrise paziente e le indicò timidamente dietro di lei.

Zosia si era tolta il cappuccio dalla testa e sua madre trattenne un urlo portandosi le mani sulla bocca. Entrambe si corsero in contro nel medesimo momento e si abbracciarono con tale foga da cadere in ginocchio.

«Lo sapevo che eri viva!» stava dicendo Ufedie tra un singhiozzo e l'altro «Lo sapevo!».

«Mamma!» sospirò Zosia lasciandosi accarezzare i capelli dalla madre.

Ad Alary si sciolse il cuore a quella vista e le vennero le lacrime agli occhi. Da quanto tempo non si vedevano? Anni, almeno quattro o cinque, non ne era sicura, Zosia era scappata dalla capitale che era appena una ragazzina e aveva vagato parecchio per i boschi prima di imbattersi in Big Madge.

Il ragazzo maledettoحيث تعيش القصص. اكتشف الآن