Capitolo 13 - Joe (Parte I)

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Il mattino Joe fu svegliato di buon'ora da Ren, o almeno sembrava fosse mattina perché gli Svet all' interno della loro cella, brillavano di una luce molto più intensa rispetto al giorno prima.

Joe si esaminò sul riflesso cristallino dell'acqua che avevano a disposizione nella tinozza e controllò nuovamente i segni della maledizione: si vedevano tre linee sottili sbucare dall'attaccatura dei capelli, piuttosto a destra, e puntare dritte verso il basso. Tra poco le avrebbe avute sulla fronte e sarebbe stato impossibile nasconderle.

Da quando Zosia gli aveva tagliato i capelli, mentre erano ancora a Big Madge, erano ricresciuti molto velocemente, abbastanza da coprirgli completamente il collo dai segni e ora anche la fronte, per fortuna.

Joe si sistemò in velocità e raggiunse Ren che era già uscito dalla cella; insieme, iniziarono a scendere le scale e arrivarono nell' unico punto della Voragine che avrebbero potuto raggiungere senza perdersi: la Giudecca, il piano zero.

Rispetto al giorno prima, la Voragine era molto più luminosa: l'enorme cristallo che stava nel mezzo brillava come un piccolo sole e Joe vide Ren al suo fianco fermarsi lì davanti e chiudere gli occhi. 

Di stranezze Ren ne faceva tante, ma questa volta Joe avrebbe pagato per sapere che cosa gli frullasse in testa.

Si avvicinò anche lui al cristallo provando a toccarlo con le mani, ma non successe nulla, non era neanche caldo, era freddo come il ghiaccio che c'era intorno a loro.

«Che stai facendo?» chiese allora Joe, divorato dalla curiosità, sfiorandogli una spalla.

«Nulla» disse Ren sospirando ma non muovendosi di un millimetro neanche per aprire gli occhi.

«Buongiorno!» disse Flary, comparendo dietro di loro.

«Buongiorno» rispose Joe, aggiustandosi nervosamente i capelli sulla fronte.

«Andiamo?» chiese Flary ad entrambi, ma guardando curiosa Ren.

«Che sta facendo?» chiese sottovoce a Joe.

«Non saprei» rispose lui altrettanto sottovoce e iniziando a camminare.

Flary li condusse in mezzo all' ampio spazio dove i giovani di Mosser si allenavano: alcuni con le armi, soprattutto lance, alcuni senza, in una sorta di lotta greco romana.

Joe sentì una voce che lo chiamava: «Joedian!» e si voltò di scatto.

Tyren si stava sbracciando per attirare la sua attenzione.

«Tyren!» esclamò Joe abbracciandolo «Come stai?»

«Non lo vedi?» disse ridendo e facendo un giro su sé stesso «Magnificamente!».

Joe scoppiò a ridere.

«Tu invece non hai affatto una bella cera!» continuò il mosseriano «Il freddo non ti dona!».

«E credo che non mi abituerò mai a questo clima» sottolineò Joe appiattendosi di nuovo i capelli sulla fronte. Aveva paura che la sua brutta cera non fosse solo colpa del freddo.

Flary si lasciò sfuggire un borbottio di disappunto

Era comunque strabiliante il fatto che quei ragazzi, che aveva conosciuto timidi e impacciati ad Asterian qualche mese prima, nel loro Regno e tra i loro ghiacci, sembrassero completamente altre persone.

Joe rivide quello sguardo smarrito, solo nel momento in cui Tyren si rese conto che c'era anche Ren. Allora si ricompose subito e balbettò: «Ci... ci saresti di grande aiuto con gli allenamenti...».

Ren fece un piccolo segno di assenso e lo seguì ai margini delle Giudecca, Joe rimase più indietro con Flary.

«Sembra ancora più cupo di come lo ricordassi... Ren, intendo» commentò lei piano «...saranno quei capelli neri...».

Il ragazzo maledettoWhere stories live. Discover now